Dopo aver passato una vita intera sul franchise di Mortal Kombat (del resto ne è uno dei creatori), Ed Boon deve essersi un filo scocciato di aver a che fare con Skorpion, Johnny Cage, Raiden e compagnia bella. Un po’ perché la gente finisce con l’abituarsi a un certo stile di gioco e quindi diventa anche difficile proporre idee nuove, un po’ perché il genere picchiaduro di certo non gode della stessa fama e gloria del secolo scorso. Sarà che è tornato lo stile tecnico e impegnativo di Street Fighter, sarà che i vari Tekken e Dead or Alive non hanno più l’appeal di una volta, ma trovare qualcosa di diverso da dire in questo campo è sempre più difficile.
I NetherRealm Studios del resto avevano testato il terreno al di fuori del regno di Outworld con un crossover piuttosto interessante: tutto sommato Mortal Kombat vs DC Universe non era affatto malvagio e almeno proponeva qualcosa di differente, soprattutto dal punto di vista dei personaggi. Certo, c’erano sempre le regole ferree di MK da rispettare, in primis il contestatissimo tasto della parata, una di quelle meccaniche dure a morire, ma il terreno era fertile ed è proprio grazie al successo di quel titolo che oggi possiamo riempire di botte eroi e villain dell’universo DC.
Injustice: Gods Among Us è di certo un titolo coraggioso, perché, diciamoci la verità, i fan del genere beat’em up sono davvero difficili da conquistare. Gli affezionati a un determinato titolo ben difficilmente sono invogliati a provarne altri, anzi, non di rado si creano scontri piuttosto duri fra i “fanboy” dei vari franchise. Del resto, fino a qualche anno fa esisteva una feroce competitività fra i vari team di sviluppo e non correva certo buon sangue tra Capcom, Namco e Tecmo: in particolare sono celebri le uscite del “moderato” Tomonobu Itagaki, il creatore di Dead or Alive, sempre pronto a dire peste e corna di Tekken. Oggi, però, abbiamo titoli come Steet Fighters vs Tekken, roba che se me l’avessero detto un paio di lustri or sono mi sarei spaccato in due dalle risate. Questo Injustice, insomma, dovrà essere digerito e assimilato da un pubblico molto selettivo, anche perché il titolo di certo dice poco sulla reale entità del gioco. Anche se sulla copertina capeggiano Superman e Batman in piena rissa, non è detto che questo sia sufficiente a garantirgli fama e gloria. E sarebbe un peccato, perché siamo di fronte a un beat’em up davvero ben fatto, piuttosto divertente e che tenta di proporre qualche idea diversa dal solito.
Anzitutto, credo che questo sia il primo picchiaduro con una storia un filo più articolata e interessante della media. Non che sia una novità in senso assoluto, ma in questo caso, invece della solita trama più o meno risicata e basata sui singoli personaggi, troviamo un vero e proprio racconto, che sembra uscito da un album DC in piena regola, e la cosa non deve meravigliare. Infatti, il copione è stato scritto proprio da alcuni autori della celebre casa americana, che hanno dato vita a una storia inedita, basata su universi paralleli.
Troviamo così una versione di Superman molto diversa da quella fin troppo accondiscendente che abbiamo imparato a conoscere in decenni di fumetti: nel mondo alternativo, il kryptoniano, ingannato dal Joker, ha ucciso Lois Lane (incinta, per giunta) con le proprie mani, cosa che lo ha mandato un filo fuori di testa. Elevatosi a ruolo di giudice e boia, ora domina Metropolis con il pugno di ferro, in un regime dittatoriale assoluto, dove anche i nemici storici sono costretti a piegarsi al suo volere se non vogliono fare una brutta fine. Un varco dimensionale, però, scaraventerà alcuni supereroi in questo piano esistenziale e lì inizieranno i guai, anche perché Batman verrà catturato e toccherà liberarlo. Come? Ma a suon di sganassoni ovviamente!
Come avrete intuito, la parte raccontata di Injustice funziona piuttosto bene e permette di prendere confidenza con buona parte dei personaggi disponibili, tanto i buoni, quanto i cattivi. In totale, comunque, ve ne sono 24 e coprono un gran numero di personalità più o meno note dell’universo DC, compresi (in rigoroso ordine sparso) Batman, Superman, Joker, Catwoman, Aquaman, Flash, Lanterna Verde, Lex Luthor, Wonder Woman, Shazam, Doomsday e un botto di altri. Insomma ce n’è davvero per tutti i gusti.
Ognuno risulta ben caratterizzato, con poteri coerenti alle proprie peculiarità, senza troppi sbilanciamenti, anche se, ovviamente, alcuni richiedono più tempo per essere “domati” rispetto ad altri. Esistono tre set di mosse, divise fra lente, medie e potenti, con combo e colpi speciali legati sia alla pressione di tasti in sequenza, sia ai movimenti della croce direzionale. Non troverete “mezze lune” e cose del genere, al massimo concatenazioni tipo “giù, avanti, colpo medio”, da eseguire con un timing abbastanza preciso. Occhio quindi al lag della TV e, ancor di più, al controller: la croce direzionale del pad di Xbox 360 non è proprio il massimo della vita per ottenere eccellenti risultati con questo titolo.
Esiste poi un tasto (B o Cerchio, a seconda della console) che permette di attivare un particolare talento del combattente in uso: in alcuni casi può trattarsi di un’abilità difensiva, altre volte offensiva, se non addirittura una diversa forma di attacco. Per esempio Wonder Woman passa dalla frusta alla spada, Doomsday rinforza la sua corazza naturale, Bane diventa più grosso… insomma, a ognuno il suo, ma solo quando l’apposita barra si riempie completamente. Lo stesso discorso vale per un ulteriore indicatore, diviso in tre segmenti. Questo ha due funzioni: se totalmente riempito permette di scatenare una supermossa più o meno devastante, con tanto di sequenza d’intermezzo, non di rado spettacolare ed esagerata. In alternativa, esaurita la prima barra di energia, può subentrare uno scontro diretto fra i due sfidanti, dove toccherà scegliere quanti segmenti sacrificare per vincere. In caso positivo, si può tanto danneggiare l’avversario, quanto recuperare una certa percentuale di vitalità.
È interessante notare anche l’interazione con i fondali. Questi presentano elementi che possono essere usati per infliggere ulteriore dolore ai vari nemici. Non solo: alcuni stage sono suddivisi in diverse parti, accessibili colpendo il poveraccio con cui abbiamo a che fare con un poderoso calcione, tanto da farlo rimbalzare un po’ ovunque… Non aspettatevi comunque la violenza tipica dei Mortal Kombat passati, in particolare l’ultimo, che aveva dettagli finanche radiologici, se mi passate il termine. Del resto Ed Boon voleva un gioco con un rating più basso del solito, in modo da renderlo accessibile anche ai ragazzini. Rimane comunque un PEGI 16, quindi state tranquilli: non vi troverete in mezzo a unicorni e
arcobaleni.
In quanto a modalità, c’è davvero di che sbizzarrirsi. Se la maggior parte dei picchiaduro offre modalità single player poco entusiasmanti, questo non è proprio il caso di Injustice. Accumulando punti esperienza in vario modo si sale di livello e si sbloccano nuove opzioni. In particolare, la sezione detta Battaglia permette di partecipare a una serie di scontri 1 vs 1, per un totale di 20 variabili, che possono presentare handicap di vario genere (avvelenamento, energia limitata, etc.). Ancor più interessanti sono le missioni dei Laboratori S.T.A.R.: ce ne sono ben 240 e rappresentano un valore aggiunto mica da ridere. Ognuna offre uno o più obiettivi da portare a termine e a seconda di come vengono giocate, determinano una votazione da una a tre stelle, proprio come in Angry Birds e altri titoli tipici di smartphone e tablet. Non temano, comunque, gli invasati dell’online: il netcode funziona molto bene; peccato solo che le tre modalità multiplayer (1vs1, Sopravvissuto e Re della Collina) siano effettivamente pochine. Insomma, i NetherRealm Studios hanno pensato a come intrattenere i giocatori in maniera piuttosto originale, con un’infinità di variazioni sul tema e senza tirare fuori l’ennesimo brawler che vive di solo online. Bravi loro, e speriamo che altri studi prendano nota.