Mi sarei aspettato un DLC. O anche, l’annuncio di un Far Cry 4 in lavorazione. E invece, Ubisoft ha sparigliato le carte, uscendosene con questo Far Cry 3: Blood Dragon, che è una roba talmente fuori di testa da fare il giro tre volte. La cosa bella è che, nonostante l’enorme diversità di ambientazione e di approccio, chi si è spolpato a dovere il titolo padre si troverà subito a casa nell’esplorare l’isola che fa da teatro alle vicende del gioco. Il look, come vi ha già raccontato il buon Raffaello Rusconi non più tardi di una ventina di giorni fa, è quello della fantascienza Anni ’80, che ai più giovani di voi sembrerà roba da anzianotti imbolsiti, ma che, a chi se l’è vissuta, riporta alla mente tutti i cliché che hanno fatto diventare alcuni lungometraggi, come Terminator o Tron, dei capolavori senza tempo.
Se della trama non è il caso che vi sveli più di quello che vi ha già scritto il mio esimio collega dalla crapa pelata, qualcosa in più c’è da dire per quanto riguarda il gameplay vero e proprio. Come vi ho evidenziato qualche riga fa, la struttura è quella di Far Cry 3, con tutti gli annessi e connessi del caso, compresa l’IA dei nemici non proprio brillantissima. Questo significa non solo una trama da percorrere a suon di viaggi sui mezzi più disparati (deltaplano compreso), ma un buon quantitativo di cose accessorie da sfruttare a mo’ di riempitivo. Ad esempio, le missioni Via Del Predatore ci invitano alla caccia della fauna presente sull’isola, mentre il modus operandi di quelle chiamate Liberazione Ostaggio è insito nel nome stesso. Ognuna di esse sblocca la possibilità di acquistare upgrade per le armi presso i distributori sparsi negli avamposti, previa liberazione di questi ultimi dalla presenza di nemici. Proprio come in Far Cry 3, la pulizia di un avamposto regala una soddisfazione impareggiabile e può essere portata a termine in diversi modi, sia utilizzando la forza bruta, sia facendo sfoggio di tutte le capacità stealth del sergente Rex Colt, ovvero il nostro alter ego in Blood Dragon.
A tal proposito, la presenza sul territorio di enormi draghi non è solo una fonte di preoccupazione per la salute del nostro eroe, ma può altresì diventare un’arma da rivolgere contro i nemici più riottosi. Gli appena citati avamposti, ad esempio, sono tutti protetti da uno scudo energetico capace di respingere i lucertoloni; tuttavia, ogni base ha al suo interno un pulsante che può essere premuto per togliere energia alle barriere, così da dare inizio a quello spettacolo della natura che prevede il più piccolo e debole soccombere sotto l’ira di quello più grande e forte. Peraltro, i draghi sono ghiotti di cybercuori, da staccare copiosamente dai corpi dei soldati abbattuti e da lanciare come “ossa da cane”, per attrarre i bestioni proprio laddove la zona pullula di nemici: geniale!
Una diversità non da poco rispetto a Far Cry 3 sta nel conseguimento delle abilità del nostro protagonista. Se la dimensione e la durata del titolo padre hanno consentito agli sviluppatori di lasciare il libero arbitrio nelle mani dei giocatori (c’erano tre rami di talenti, con punti da spendere poco alla volta… ricordate?), in Blood Dragon l’accumulo di XP e il passaggio di livello aggiungono perk e status in modo del tutto arbitrario. La cosa non pesa, vista l’esperienza più limitata in termini di tempo e adattamento.
Al di là di tutto questo, la cosa in assoluto più riuscita e divertente di Far Cry 3: Blood Dragon è l’irriverenza e l’autoironia che permea ogni singolo passaggio, a cominciare dal tutorial, fino alla semplice raccolta di uno dei tantissimi collezionabili sparsi in giro per la mappa. Sia i dialoghi, sia le parti scritte, riescono a strappare continui sorrisi, se non addirittura grasse risate. Gran merito, oltre alla follia del team di sviluppo, va a una localizzazione in lingua italiana che ha saputo cogliere appieno lo spirito goliardico e sopra le righe di questo strano spin-off. Peraltro, il doppiaggio del protagonista è opera dell’ottimo Lorenzo Scattorin, celebre certo per aver dato la voce a Kenshiro in Ken il Guerriero: La Leggenda di Hokuto, ma anche per aver interpretato diversi personaggi dei videogiochi, come Vito Scaletta in Mafia II, Ra’s al Ghul in Batman: Arkham City o Edward Carnaby nell’ultimo Alone in the Dark, giusto per citare solo alcuni dei più celebri.
Durata del tutto? Diciamo una decina d’ore, a spulciare per bene ogni cosa. Il tutto, in cambio di 1.200 Microsoft Point su Xbox 360 e poco meno di una quindicina di euro su PS3 e PC. Se pensate che sia un po’ troppo per quello che il gioco ha da offrire, a mio parere siete davvero fuori strada.