In un mondo devastato, il protagonista è soltanto la prossima vittima sacrificale che il terribile stregone Magusar consumerà per prolungarsi la vita di qualche giorno. Dura l’esistenza in una gabbia, nell’attesa di un crudele, quanto imminente destino. C’è poco da pensare alla fuga: nella migliore delle ipotesi, i mostruosi servitori di Magusar potrebbero non accorgersi, e allora periremmo di stenti sulle piane desolate che circondano il luogo di prigionia. Nella peggiore, la fame dello stregone potrebbe spingerlo in battuta sulle nostre tracce, e allora la fine arriverebbe brutale, tra atroci sofferenze. Quindi niente, l’unica soluzione è godersi gli ultimi giorni stesi in una gabbia lorda di sangue, impestata da insetti, rosolando al sole di giorno e tremando per il freddo di notte. Finché, per uno strano scherzo del fato, accade l’impensabile. Ecco, infatti, che tra i resti dell’ultimo sacrificato, l’eroica vittima predestinata trova un libro senziente, una specie di diario che racchiude i ricordi di uno stregone, un personaggio che in vita aveva incrociato la strada di Magusar e che l’aveva conosciuto. Meglio ancora, attraverso il Librom è possibile vivere e rivivere di continuo tutte le battaglie passate dello stregone, acquisendo gli stessi poteri arcani (e forse anche lo stesso destino maledetto), fino a ottenere una potenza che possa rivaleggiare con quella di Magusar. Forse. O magari è tutta un’illusione, perché i segreti di Magusar non sono fatti per chiunque e le risposte potrebbero costarci la sanità mentale o persino l’anima.
E sì, lo avete capito subito: il mondo di Soul Sacrifice è proprio uno di quelli dai colori pastello, pieno di personaggi carini e tutti ricolmi di buone intenzioni. Il problema è che la vita di uno stregone, persino ai tempi in cui Magusar non dominava su tutto, era una di quelle spietate, fatta di battaglie a getto continuo contro un’infinità di esseri corrotti, animali e persone trasformate in mostruosità da brame insaziabili e dal contatto con le arti oscure. Anche gli stregoni, incaricati di dare la caccia ai mostri, cadevano spesso preda delle proprie ossessioni, della brama di sangue e di insane pulsioni, fino a diventare parte del problema. D’altro canto, per combattere i mostri ci vuole potere, e per ottenere il potere bisogna sacrificare qualcosa, anche le nostre stesse carni, la nostra pelle, fino agli ultimi brandelli di umanità. E l’azione del sacrificio si estende fino alla preda, che possiamo consumare per accrescere la potenza magica o redimere per aumentare la vita e la resistenza. La fine della strada è sconosciuta, ma decideremo di volta in volta quanto sacrificare di noi stessi e delle creature cacciate.
Potrà sembrare riduttivo, ma l’esperienza di Soul Sacrifice si ferma a quanto descritto sinora. Si rivive la storia di uno stregone sconosciuto attraverso brandelli scritti sul diario e si affrontano infinite battaglie, in arene circoscritte da cui si fugge solo dopo aver sconfitto il mostro di turno o essere periti nel tentativo. Soul Sacrifice è questo: una sequenza abnorme di battaglie in tempo reale – brevi e meno brevi – allo scopo di accrescere la potenza del nostro stregone e di carpire i segreti di una storia tortuosa, leggendo i vaghi brani di un diario redatto da un uomo perso tra disperazione, tormento e assoluta follia. I combattimenti sono per lo più impegnativi (anche contro i mostri minori) o quasi proibitivi contro i terrificanti avversari più forti, boss spesso immensi che sfoggiano attacchi devastanti e una resistenza assurda.
Il gioco ci offre assistenza sotto forma di un paio di alleati gestiti da un’I.A. non proprio in stato di grazia, e che andrebbero meglio rimpiazzati dagli eroi di giocatori in carne e ossa per aggiustare il grado della sfida. In effetti, Soul Sacrifice si presta a un ottimo multiplayer cooperativo, da sfruttare alla prima occasione senza pensarci due volte. Poi è solo questione di esperienza, costanza e perseveranza, ripetendo decine di volte anche un singolo scenario allo scopo di “farmare” un oggetto particolare e di rinforzare il già ricco equipaggiamento dello stregone. L’impressione – bella forte – è che il tutto possa venire a noia molto in fretta, o al contrario conquistare i fan del grind sfrenato e di tutti coloro che amano perfezionare il proprio eroe fino all’estremo, provando ogni arma, talismano e armatura, raggiungendo lo stato di perfezione necessario ad abbattere i mostri di livello epico.
Devo ammettere di essere rimasto alquanto stregato dalla caccia ai mostri, in parte trascinato da personaggi tragici e una trama dai toni struggenti. Le brevi sessioni nelle arene ristrette, poi, si addicono a una console portatile e il character design è ispirato quanto basta. Ho avvertito però dei fastidi che mi impediscono di conferire a Soul Sacrifice un giudizio più positivo. Intanto gli alleati gestiti dall’I.A. si aggirano incerti, vagano, e soccombono con una frequenza irritante sotto i colpi del nemico. Verso la fine dell’incontro potrebbero pure essere sacrificati per un’esplosione di potere, ma a metà battaglia ci tocca salvarli, perdendo metà dei punti vita. Inoltre, i loro attacchi fisici e magici impattano sul nostro alter ego, mandandolo di continuo a gambe all’aria: va bene che non ci feriscono, ma fanno perdere la concentrazione e un mucchio di tempo prezioso. In secondo luogo, capita di restare bloccati in un angolo, limitati dalla mole di un mostro, da un pezzo del fondale e da un alleato che non si leva dagli zebedei. Chiaro che sarebbe meglio lottare per conservare la mobilità, ma i capovolgimenti di fronte sono repentini e si finisce nei guai nel giro di un attimo. Infine, c’è un fatto strano. Capitolo dopo capitolo, il diario narra la storia del nostro eroe, una strada lastricata di massacri. La narrazione si macera nel dramma di un protagonista costretto a sacrificare tutti i suoi nemici per acquisire potere e placare un’infinità sete di sangue. Il problema è che dall’inizio del gioco ho SEMPRE scelto di salvare e redimere, MAI di consumare un nemico. L’unico sacrificio compiuto è stato dettato da esigenze di copione, ma tutti gli altri avversari sono stati da me salvati e sono diventati alleati reclutabili. Quindi, ho vissuto una trama del tutto scollata dalle mie azioni, e i toni cupi degli intermezzi non erano per nulla mitigati dalle azioni misericordiose dell’eroe. Buffo, e anche un po’ fastidioso. Che senso ha concedere al giocatore di prendere decisioni che poi sono ignorate dall’evolversi della storia? Non c’è risposta, ma è chiaro che il cuore di Soul Sacrifice restano le battaglie che piaccia o meno. E a me, meno.