Call of Juarez: Gunslinger – Recensione

Dopo la mezza porcheria di Call of Juarez: The Cartel, Techland era attesa al varco con questo Gunslinger, se non altro per il fatto che si tratta di un titolo dal basso budget, il che avrebbe potuto indicare la poca voglia dello sviluppatore di investire in modo importante nella serie, che i suoi episodi decorosi li aveva comunque avuti nel passato. Saggia e intelligente si è rivelata, invece, la scelta di appoggiarsi al solo digital delivery e di tirare fuori dal cilindro un prodotto che torna a riproporre i fasti del Vecchio West, anziché il contrabbando messicano dei giorni nostri. Call of Juarez: Gunslinger è un titolo che vale i soldi che costa: non potrà certo competere con alcuni titoloni “tripla A”, ma il suo sporco lavoro lo fa bene, ed è comunque migliore – di gran lunga – dell’episodio che lo ha preceduto (e che, vi ricordo, è stato proposto con una certa faccia tosta a prezzo pieno).

La storia è quella che vede il nostro alter ego Silas Greaves raccontare, nei polverosi angoli di un bar, delle sue peripezie di cacciatore di taglie e della personalissima vendetta nei confronti di due fuorilegge (Roscoe “Bob” Bryant e Johnny Ringo), colpevoli di aver fatto cose brutte alla famiglia. La sete di rivalsa del nostro Silas, pari solo a quella che lo porta a tracannare whisky come se non ci fosse un domani, lo ha portato dal diventare un giovane amico di Billy the Kid al trasformarsi in una delle figure più celebri di tutto il West, con quello che ne consegue in quanto a gente che gli vuole piantare una pallottola in mezzo agli occhi ogni tre per due. La narrazione avviene (quasi) tutta per mezzo di flashback, ottimamente accompagnati dalla voce dello stesso cacciatore di taglie, che spiega gli accadimenti del suo sporco passato agli avventori del locale. La struttura regge il colpo, funziona più che bene e permette di vivere alcuni momenti divertenti, soprattutto quando Silas si corregge e “costringe” il giocatore a rivivere la stessa scena, ma con un finale diverso.

Al di là del tessuto narrativo, Call of Juarez: Gunslinger può dire la sua anche in quanto a dinamiche di gioco. Sebbene lo shooting sia abbastanza all’acqua di rose, ci si diverte come matti a testare i diversi tipi di arma e a tirare giù nemici come se fossero birilli. Oltretutto, sebbene si tratti di un FPS lineare, il level design è ben pensato, visto che gli spazi sono quasi sempre sufficientemente aperti per tentare strade diverse. L’esplorazione della mappa non solo è necessaria per tentare vie di aggiramento, ma anche per “cacciare” collezionabili, utili non solo a placare la voglia dei videogiocatori completisti, ma anche a dare una “bella botta” al monte XP. I Punti Esperienza servono per sbloccare perk e abilità, secondo tre rami di talenti organizzati per tipologia. Se alcuni upgrade possono sembrare abbastanza banalotti, altri riescono a dare una certa sveglia alle sparatorie. Ad esempio, l’abilità che consente di aumentare ulteriormente lo zoom dopo qualche secondo che si è presa la mira è essenziale per i pistoleri che preferiscono mantenersi a una certa distanza; chi ama la velocità d’esecuzione, invece, apprezzerà la possibilità di velocizzare le operazioni di ricarica delle armi, premendo rapidamente il tasto preposto.

In aggiunta a tutto ciò, Call of Juarez: Gunslinger permette al giocatore di attivare una sorta di Bullet Time, il cui indicatore si carica poco alla volta, mano a mano che si abbattono nemici. Soggetta a cooldown, invece, è la possibilità di evitare la morte con un colpo di reni: qualora l’icona del Sesto Senso sia attiva, l’ultimo proiettile ci viene sparato a rallentatore, lasciandoci una scappatoia alla certezza della morte, a patto di avere i riflessi sufficientemente pronti a capire da che lato gettarsi.

Oltremodo interessanti sono i duelli, che intervengono di tanto in tanto e che coinvolgono le levette analogiche, assieme al grilletto dello sparo. Lo stick di sinistra va mosso in modo che la mano sia sempre vicina alla pistola, mentre quello di destra deve tenere sempre sotto mira il nostro antagonista. Al momento in cui chi ci sta di fronte muove il primo muscolo, dobbiamo tirare fuori la pistola con un colpo di trigger, mirare e sparare. La buona riuscita dell’operazione, quindi, non dipende solo dai nostri riflessi, ma anche da quanto siamo stati capaci di armeggiare con le levette analogiche prima che la polvere da sparo diffonda il suo acre odore nell’aria. I duelli sono divertenti e stimolanti, tanto che sono protagonisti di una modalità a parte, esterna allo Story Mode, detta appunto Duel Mode, nella quale bisogna affrontare una quindicina di nemici (gli stessi incontrati nel gioco), con un massimo di cinque vite a disposizione: tentare di sparare prima che il nostro avversario si muova può comunque portare al successo, ma il punteggio finale ne soffirà parecchio, perché il “disonore da primo fuoco” non è ben tollerato nel Vecchio West griffato Techland.

Parallelamente allo Story Mode e al Duel Mode, gli sviluppatori hanno aggiunto ulteriore carne al fuoco con l’Arcade Mode, dove occorre terminare uno stage il più velocemente possibile, tentando di inanellare combo e portare così il punteggio finale a livelli stellari. Nell’Arcade Mode non è lecito giocare nei panni dello stesso Silas che abbiamo portato alla vendetta nella campagna, ma possiamo vestire i cenci di classi predefinite, comunque dotate di abilità peculiari da sbloccare poco alla volta.

Insomma… come avrete capito, di cose buone in Call of Juarez: Gunslinger ce ne sono un bel po’: considerato il prezzo di vendita (1200 Microsoft Point o 14,99 euro) e la tristezza del precedente episodio della serie, beh… c’è da stare allegri non poco. D’accordo che la grafica in cel-shading non è granché e che la campagna la si porta a casa in un paio di sere, ma fintanto che dura è un bel giocare. Se cercate qualcosa che vi rituffi nel caro Vecchio West, senta troppi pensieri o pretese, Gunslinger fa sicuramente al caso vostro.