Game & Wario – Recensione

Dopo i microgiochi, Wario si dedica ai mediogiochi. Diciamo che non ama fare le cose in grande…

La serie di WarioWare ha sempre camuffato sotto il suo volto folle, dissacrante e un pizzico scatologico, il suo vero animo da bignamino di game design. Se all’esordio su GBA aveva dimostrato che con una croce direzionale e due pulsanti si possono creare centinaia di micro esperienze, una più ebete e divertente dell’altra, è stato con le apparizioni successive che, di volta in volta, Wario si è fatto carico di illustrare le possibilità ludiche offerte dalle caratteristiche uniche della piattaforma che lo ospitava. Ecco quindi che su DS ci si è infilati le dita nel naso a colpi di pennino, mentre su Wii il telecomando si è trasformato ora in una manovella, ora in una proboscide. Una furbata, quella di Wario, che sembra sempre strizzare l’occhio agli altri game designer, mostrando loro con degli esempi cosa si può combinare con un pizzico di creatività e di follia, quando queste vengono applicate ai sistemi di controllo delle nuove console Nintendo. Non a caso, è quasi sempre attorno all’esordio nei negozi dell’hardware che WarioWare si palesa con il suo carico di evangelica pazzia, in modo da fare da apripista. Questa volta, però, l’avido panzone si è preso un po’ più tempo: invece di arrivare con centinaia di microgiochi, si è presentato con 12 mediogiochi da giocare principalmente in singolo e 4 pensati per il multiplayer da divano, tutti cuciti attorno al Wii U GamePad e al gameplay asimmetrico.

L’ALTALENA DI WARIO
Perché mediogiochi? Beh, se normalmente i WarioWare contavano su dei microgiochi della durata di una manciata di secondi, delle scintille di genio (e sregolatezza), con Game & Wario ci troviamo di fronte a una collezione molto più ristretta sul fronte numerico ma anche più sostanziosa per quanto riguarda le dimensioni delle singole pietanze. Le 16 + 4 proposte incluse, infatti, sembrano tutte delle App ben più sviluppate delle classiche “pillole” precedenti; spesso, giocandoci, si sbloccano modalità secondarie o anche nutriti set di livelli, che espandono l’idea di partenza. L’offerta generale, però, è qualitativamente altalenante. In “Camera”, ad esempio, ci viene chiesto di usare il Wii U GamePad come fosse l’obiettivo con zoom di una macchina fotografica, con cui andare a scovare i personaggi giusti da ritrarre che si nascondono nello scenario presente sullo schermo della TV. L’idea e la realizzazione, qui sono ottime. “Gamer” ci mette nei panni di 9-Volt, che usa il GamePad come fosse la sua console portatile: mentre si gioca ai microgiochi osservando lo schermo del controller, bisogna tenere d’occhio anche quello della TV, che rappresenta la stanza da letto di 9-Volt pattugliata dalla madre che lo vorrebbe vedere dormire; ogni tot la donna fa capolino, e bisogna nascondersi sotto le coperte per non farsi beccare. Anche qui, l’idea e il divertimento non mancano così com’è simpatico il folle rhythm game proposto da “Pirates” , in cui si duella con i vascelli nemici spostando il Wii U GamePad nelle direzioni segnalate da Wario.

Al fianco di proposte riuscite e divertenti come queste (e come altre, tipo “Design” in cui si è chiamati a disegnare linee e forme di una determinata lunghezza, o come “Bird” che segna il ritorno di Pyoro), se ne trovano però altrettante assai meno convincenti. “Ski”, ad esempio, ricorda molto l’F-Zero di Nintendo Land, una delle attrazioni meno riuscite del ben più ciccioso gioco che ha realmente accompagnato il Wii U al lancio. “Ashley” con la sua streghetta volante è veramente leggero e pretestuoso e “Bowling” ha assai meno senso su GamePad rispetto a quello che giustamente aveva in Wii Sports. Le altre offerte per il singolo, come “Taxi”, “Patchwork”, ”Arrow” e “Kung-fu”, si trovano in mezzo: si lasciano giocare e intrattengono ma di certo non mi hanno conquistato né, all’atto pratico, dimostrano il perché due schermi separati siano meglio di uno.

Se vi siete divertiti con il Monkey Target di Monkey Ball, anche qui troverete pane per i vostri denti.

I quattro mediogiochi pensati per il multiplayer in locale sono invece tutti abbastanza simpatici e riusciti, senza però mostrare chissà quale rivoluzione o meraviglia. “Artwork”, ad esempio, è una semplice traslazione su GamePad del classico Pictionary: molto divertente, ma non proprio originale. “Disco”, invece, è sicuramente più originale: il GamePad viene impugnato contemporaneamente da due giocatori che si “rimbalzano” delle sequenze di note sullo schermo. “Islands” mi ha ricordato molto il “Monkey Target” di Monkey Ball, con i suoi Fronk da far atterrare su un bersaglio in mezzo al mare, e anche un po’ le bocce (il gioco!).“Fruit”, infine, diverte con la sua caccia al ladro di mele: il malfattore impugna il Gamepad, mentre gli altri devono indovinare qual è tra la moltitudine di personaggi che invadono lo schermo. Un’idea tanto interessante quanto godibile solo se si è almeno in quattro.

STILE E FOLLIA
Oltre a tutti questi mediogiochi, Game & Wario offre poi il Capsul-o-Mat: una gallina spara uova che permette di spendere i gettoni guadagnati giocando, per ottenere ben 240 micro follie assortite. Non avete veramente idea della varietà e della stramberia messe qui in scena: c’è il microgioco à la WarioWare “classico”, le schede dei personaggi, ma anche dei giocattoli digitali demenziali e delle vere e proprie scene animate deliranti. Per dire: c’è un filmato che ritrae la telefonata dell’attore in costume da Goomba che racconta alla moglie il crollo psicologico avuto da un suo collega mascherato da Koopa. Insomma, c’è una moltitudine di chicche varie che se da un lato non vanno ad ampliare l’offerta ludica, di certo dimostrano l’estro folle di alcuni dei creativi in seno a Nintendo (e anche la libertà che quest’ultima sa lasciare ai suoi team). In linea generale poi, per quanto tecnicamente Game & Wario non sia un asso, le musiche sanno essere travolgenti e lo stile grafico scanzonato e fracassone, sia della presentazione generale del pacchetto, sia di alcuni dei suoi mediogiochi, si fa apprezzare e strappa più di un sorriso.