Devo ammettere di essermi aspettato molto da questo MotoGP 13. Forse anche troppo. La colpa – se di colpa si può parlare – è probabilmente di WRC 3, ottimo esempio di come si può tirare fuori dal cilindro un titolo di corse ben fatto e con un handling eccellente, che faccia passare in secondo piano un comparto tecnico non al passo coi tempi. Di quell’esperienza Milestone ha portato su due ruote solo quest’ultimo aspetto, dimenticandosi, almeno parzialmente, di quali prerogative servano per soddisfare gli amanti della simulazione su due ruote.
MotoGP 13, intendiamoci subito, non è un brutto gioco, ma lascia addosso l’impressione che si potesse ottenere un risultato ben migliore, con un minimo di sforzo in più. Il fatto che Milestone abbia fatto le cose un po’ “di corsa” è comprovato dall’assenza di alcune feature che saranno inserite poco alla volta via patch, come il Time Attack. Allo stesso modo, il multiplayer, che pare ben strutturato tra gare singole e campionati da correre con altri 11 piloti virtuali, al momento è eccessivamente afflitto da gravi problemi di lag e di tenuta dei server perché lo si possa giudicare positivamente. Anche qui, Milestone ha promesso di starci lavorando sopra, che presto tutto sarà risolto, e cose così. La fretta, insomma, di uscire nel bel mezzo della stagione motociclistica ha tirato un po’ di scherzi agli sviluppatori e, di rimando, anche a chi il gioco se l’è comprato appena uscito.
Al di là di questo, MotoGP 13 riesce comunque a divertire, almeno a tratti, in particolare perché la modalità carriera è lunga e tutto sommato ben articolata, pur non inventando nulla di nuovo, visto che si vestono i panni di un povero pilota alle prime armi, che inizia il suo percorso in Moto3 verso la gloria attraverso la gogna di un bollino wild card ben stampato sulla fronte. Reputazione, aumento dei fan e cose di contorno aumentano poco alla volta il successo del nostro centauro, fino ad arrivare (parecchie ore dopo) a competere per il titolo mondiale in MotoGP.
Quello che fa la fortuna o la sfortuna di un titolo di corse, tuttavia, dovrebbe essere la buona tenuta dell’handling. Tutto quello che c’è attorno (grafica compresa) può anche essere perfetto, ma se la conduzione del veicolo è pensata con i glutei al posto delle guance, i problemi diventano comunque insormontabili. MotoGP 13, da questo punto di vista, si colloca in una via di mezzo, più che altro perché non riesce esso stesso a decidere da che parte stare. Preso come gioco arcade, l’ultimo nato di Milestone è anche apprezzabile, a patto di attivare un po’ tutti gli aiuti (beh… quello in frenata e la traiettoria ideale anche no, dai!) e di vivere le gare in modo sereno e rilassato, sorvolando su qualche calo di frame rate di troppo e su un’Intelligenza Artificiale a tratti troppo lasciva, e in altri casi eccessivamente bastarda. Volendo approcciare MotoGP 13 come simulazione, invece, le cose peggiorano, e anche di parecchio. Per dire, le condizioni climatiche avverse fanno pattinare eccessivamente la moto, così come viene difficile riuscire a impostare una staccata, vista la poca efficacia dei freni posteriori. Più in generale, il comportamento del mezzo sembra troppo rigido e condizionato da fattori che non dipendono dalla capacità di chi tiene in mano il pad. Per dire, a volte si imposta una curva in un determinato modo e la si pennella perfettamente, mentre al giro dopo, pur con la dovuta cautela e attenzione, lo stesso tipo di manovra porta a un lungo o a sdraiarsi in modo indegno sull’asfalto, senza che si sia capito il perché.
Come detto, una delle cose che MotoGP 13 ha ereditato da WRC 3 è il comparto tecnico, del tutto inadeguato agli standard odierni. Se la bellezza estetica dei tracciati può anche essere un optional (come detto qualche riga fa), un frame rate granitico dovrebbe essere uno degli obiettivi principali del team di sviluppo. Purtroppo, su questo aspetto Milestone ha ancora da imparare, in particolare su PC, dove MotoGP 13 fa una certa fatica anche su hardware tutt’altro che obsoleto. A parziale redenzione interviene il commento di Guido Meda, a volte un po’ troppo sopra le righe e slegato da quello che accade a schermo, ma che comunque rappresenta un valore aggiunto che non può non far piacere a tutti coloro che amano seguire la MotoGP in televisione.