Rogue Legacy – Recensione

Metto subito le cose in chiaro: Rogue Legacy è un gioco per gente con tanta pazienza. E magari, per gente con le sinapsi ben allenate e i riflessi di una lince. Rogue Legacy non perdona, non si intenerisce di fronte ai continui fallimenti del giocatore, non si muove a pietà abbassando il tasso di sfida. Nossignori. Rogue Legacy è fatto così: prendere o lasciare. Se decidete di lasciare, avete tutta la mia comprensione. Se, invece, scegliete di prendere, quello che vi portate a casa è un roguelike infarcito di tanto di quel platform che lévati.

La formula proposta da Cellar Door Games è davvero particolare. Si comincia con un eroe, si entra in un castello generato casualmente e si comincia a esplorare, alla ricerca di denaro e di una strada che porti ai boss. E si crepa. Subito. Il trial & error non è contemplato, proprio perché la mappa è sempre diversa, a meno di non voler spendere qualche soldo da donare a un PNG, che si occuperà di riproporre il dungeon esattamente come lo abbiamo trovato nel tentativo precedente. Rogue Legacy è – di fatto – un action-platform che ricorda nemmeno tanto velatamente Wonder Boy in Monster Land o, in parte, alcuni episodi di Castlevania. La differenza è che qui si muore molto più facilmente e si ricomincia il tutto da fuori le mura del castello. Contenti?

Fortunatamente, esiste una componente RPG che aiuta a migliorare poco alla volta le caratteristiche del nostro eroe, che peraltro è sempre diverso da quello che abbiamo sacrificato nell’ultima run. Il meccanismo trovato dagli sviluppatori è furbo e funzionale: crepato un personaggio, la scelta per ricominciare è da compiere tra tre dei suoi figli, ognuno prodotto casualmente in quanto a classe e abilità. I soldi guadagnati possono essere poi spesi per ampliare la magione della famiglia, sotto forma di upgrade delle varie classi o di migliorie generali, come l’aumento dei punti vita o del mana. Questo genere di approccio rende meno frustrante ogni tentativo, perché comunque non si ha mai la sensazione di lavorare per niente, visto che anche il più triste dei fallimenti può permettere di aggiungere quella miglioria capace di farci sopravvivere un po’ di più nella run successiva.

Rogue Legacy è un titolo dall’anima old-school come pochi altri se ne sono visti in questo periodo. Il continuo provare e riprovare è da un lato una questione di parziale frustrazione per il giocatore meno paziente, ma dall’altro mitiga in modo importante l’eccessiva facilità che troppi titoli degli ultimi anni ci hanno instillato nel DNA. Qui il giocatore non è accompagnato per mano, ma anzi viene spinto a forza in situazioni limite. Proprio come accade in Dark Souls, però, non si ha mai la sensazione di essere morti perché il gioco è stato ingiusto, bensì perché noi non siamo stati capaci di interpretare al meglio una determinata situazione. Il sistema di controllo, da questo punto di vista, fa bene il suo mestiere, visto che basano davvero cinque minuti per capire come funziona il timing dei salti e come devono essere portati gli attacchi ai nemici. Occhio, però, ad avere un joypad attaccato al PC: la difficoltà di manovra nelle situazioni più complicate (che sono molte di più di quelle comode) rende impossibile l’approccio al gioco con la sola tastiera. Facciamo così: scaricatevi almeno la demo (cliccando qui) e poi ne riparliamo.