Stealth Inc. – Recensione

Un gioco bastardo dentro, fuori e anche attorno.

Quando avete a che fare con una produzione ideata e plasmata per farvi nominare tutti i santi del calendario, potete fare due cose: evitarla come la peste o gettarvi fra le sue fauci come una vergine sacrificale. Del resto quando ti trovi davanti a un gioco che nella sua incarnazione originale si chiamava Stealth Bastard Deluxe: Tactical Espionage Arsehole, sai già cosa aspettarti. Gli sviluppatori fra l’altro sono dei veterani della categoria indie: parliamo dei Curve Studios, attualmente coinvolti nella conversione di numerosi successi indipendenti nei formati PS3 e PS Vita. Questi inglesi sanno il fatto loro e negli ultimi tempi si sono guadagnati il rispetto di buona parte della comunità undergroud.
Uscito nel 2011 su PC, Stealth Bastard si è poi evoluto in diverse versioni, con tanto di DLC al seguito e ora arriva in forma smagliante sulle piattaforme PlayStation. Non potevamo chiedere di meglio, dato che un titolo del genere ben si presta a un uso tipicamente consolaro, a base di joypad e brutte parole.

A un passo dalla morte…

Per chi non lo sapesse, ci troviamo di fronte a un platform/puzzle game di quelli davvero carogna, tanto che i suoi creatori non hanno esitato a definirlo un Super Meat Boy brutalmente mischiato a Metal Gear Solid. Detto così sembrerebbe quasi impossibile da decifrare, ma in realtà basta guardare le foto per farsi una vaga idea di come funzionino realmente le cose. L’impostazione è quella di un classico esponente del genere, uno di quelli vecchia scuola, con sprite disegnati a mano e animazioni minimali quanto curate. Per riprodurre quel gradevole aspetto 16 bit che ci piace tanto, gli sviluppatori hanno persino introdotto l’effetto scanline tipico dei TV CRT. Ve li ricordate, no, quei televisori pesanti come un macigno e ingombranti come un ippopotamo. Ecco, quella roba lì. E funziona bene, perché Stealth Inc. ha davvero uno stile che sembra arrivare da tempi ormai dimenticati, pur adottando meccaniche tutt’altro che desuete.

Il giocatore si trova a controllare un piccolo operaio, un clone a essere precisi, sottoposto a una serie di livelli test a difficoltà crescente. Non disponendo di alcuna arma e tanto meno di una qualche protezione, si trova costretto a districarsi in mezzo a tutta una serie di pericoli in grado di ucciderlo in un istante. Unica alleata, l’oscurità, l’ombra in grado di celare la nostra presenza a tutti i sistemi di difesa sparsi accuratamente in ogni stage. Fin quando rimarremo avvolti dalle tenebre, nessuno potrà vederci, ma appena metteremo il naso in uno spicchio vagamente illuminato, subito metteremo in allarme le eventuali sentinelle. A quel punto, proprio in stile Metal Gear, con tanto di punto esclamativo sulla testa dei nemici, potremo solo stare fermi, sperando di passare inosservati o puntare a una ritirata strategica in una zona più sicura. Se dovessimo esporci ulteriormente, per noi sarebbe la fine. Non c’è verso di riuscire a evitare un attacco diretto, visto che la velocità di reazione dei laser è istantanea, tanto da ridurci in poltiglia in meno di mezzo secondo.

Quel cono d’ombra è l’unica nostra salvezza.

Come fare quindi a barcamenarsi? La risposta è un mix fra luci e oggetti che proiettano ombre: solo sfruttandoli a dovere, spostandoli con interruttori o seguendoli nei loro movimenti, potremo cavarcela e sperare di uscirne vivi. La cosa sarà possibile unicamente raggiungendo una particolare porta, la quale però risulterà accessibile solo quando avremo “hackato” un tot di terminali, guarda caso sempre collocati in piena luce e con automi cattivissimi a sorvegliarli.
Insomma in Stealth Inc. si muore e si ri-muore a raffica, ma la soddisfazione di passare ogni singolo livello è tale da premiare l’immane sforzo. Inoltre la valutazione da 1 a 10 stelle vi spingerà a pretendere sempre il massimo dalle vostre prestazioni, ma riuscire nell’intento sarà ben più difficile di quanto possiate immaginare. Uscire sani a salvi da ogni stage, senza farsi mai beccare, mettendoci una manciata di secondi, è davvero un’impresa per pochi. Che ne dite, sfida accettata?