Tales of Xillia – Recensione

L’ultima storia di Namco Bandai, recensita su Gamesvillage.it, per capire se la serie procede nella giusta direzione o comincia a mostrare segni di stanchezza.

Tales of Xillia è il tredicesimo appuntamento con la serie di GdR Made in Namco, arrivato in Europa due anni dopo l’uscita giapponese. Per quanto ormai siamo abituati all’idea di un ritardo, è chiaro che questo Xillia non può essere al passo con molti altri giochi di “fine generazione” e, di conseguenza, non vanta una generale eccellenza sul piano tecnico. Siamo dalle parti del comunque ottimo Tales of Graces F e gli appassionati si troveranno subito a casa con il familiare sistema di combattimento e il ritmo di gioco, ancora una volta spezzettato da mille siparietti, scene d’intermezzo, dialoghi interminabili. E per un fan non si tratta certo di difetti, ma di elementi irrinunciabili per un’esperienza che dagli albori si regge su di un solido intreccio e su personaggi caratterizzati ad arte.

In effetti, con un capitolo delle Tales non si può prescindere dai personaggi. A questo giro, abbiamo sei eroi abbastanza classici, ma la situazione è stravolta da una trovata originale: il giocatore può scegliere se affrontare l’avventura dalla parte di Jude, un giovane studente di medicina, o di Milla Maxwell, una divinità spirituale incarnata nel corpo mozzafiato di una ventenne tutta curve. Per la maggior parte del lungo viaggio i due agiscono di pari passo, accompagnati da un mercenario molto losco, da una misteriosa ragazzina con eccezionali poteri magici, da un maggiordomo attempato e da un’infermierina svampita. Capita però che ci siano occasioni in cui Jude e Milla vivano le circostanze da punti di vista differenti e per avere un quadro completo occorre completare il gioco due volte. Chiaro che il doppio giro non fa mica per tutti, ma resta il fatto che la storia narrata è all’altezza con gli elevati canoni della serie e che per un fan irriducibile rimane un’occasione più unica che rara. Tutti gli altri – pure chi si avvicinasse alla serie solo ora – troverebbero una trama ricca di svolte, comprimari riusciti e un mondo vibrante, dove l’alleanza tra spiriti e uomini ha generato una civiltà affascinante. L’ambizione di pochi, però, getta una cupa ombra di morte su tutto il continente e ai nostri eroi tocca un viaggio costellato di battaglie furibonde.

Gli scontri sono in tempo reale, come al solito, e la valenza tattica non è da sottovalutare. La tradizione è forte, anzi fortissima, e in ogni appuntamento con un GdR delle Tales ritroviamo meccaniche simili e al contempo arricchite da un guizzo originale. Alla base restano onnipresenti le lunghe combo di colpi semplici, miscelate con le tecniche speciali (le Arti) che possono dare il via ad assalti speciali con l’ausilio di un alleato. Se all’inizio tutto appare complicato ma facile da scatenare anche pigiando a caso i pulsanti disponibili, dopo qualche ora la faccenda si complica in modo inverosimile e diventa necessario padroneggiare astruse combinazioni di comandi, tempi e movimenti per attivare i poteri più efficaci e devastanti. Finché le battaglie sono settate su Facile e Normale non è richiesta una conoscenza profondissima e l’esecuzione può permettere qualche sbavatura, ma ai livelli più elevati una sola svista decreta l’immediata fine dei giochi. Questa tendenza dei Tales a concedere un sistema collaudato, salvo reinventarlo in modo simile e mai uguale, costringe anche un veterano a imparare tutto daccapo, impegnandolo in ore di duro allenamento, spesso con annesse frustrazioni. Le soddisfazioni maggiori arriveranno a lungo andare, solo dopo aver assorbito pienamente le tante finezze, vitali per avere la meglio contro i temibili boss, appuntamento ineludibile di ogni svolta significativa della storia. Battaglie a parte, anche tutto il resto del sistema (evoluzione dei personaggi, apprendimento delle abilità, acquisto di armi e oggetti assortiti) riprende la terminologia dei capitoli passati, inventandosi nuovi modi per equilibrare il tutto. A volte viene il legittimo sospetto che lo sviluppatore si diverta a darci qualcosa che sembriamo conoscere bene, mentre in realtà è tutto diverso.

Hei tu, porco… levale le mani di dosso!

Da un parte bisogna riconoscere che le invenzioni di Tales of Xillia convincono, a partire dallo sviluppo molto discrezionale degli eroi. Il giocatore può difatti decidere quali abilità sbloccare, evolvendo un personaggio nella direzione preferita, o lasciando all’I.A. tutta la responsabilità del caso. Allo stesso modo, la varietà degli articoli nei negozi è affidata in gran parte al giocatore che, persino in questo caso, decide come investire i materiali rinvenuti per agguantare in fretta le armi più potenti, magari a discapito di accessori e armature. D’altra parte, è difficile non pensare che la serie sia un po’ vittima di se stessa e tenda, a ogni capitolo nuovo, ad assomigliarsi troppo nella struttura generale. Mi spiego: il gruppetto ristretto di eroi, l’azione interrotta da siparietti e filmati, i dialoghi e le situazioni, lo svilupparsi della trama… tutto sembra diventare un po’troppo scontato ed è un fatto che non tutti i Tales riescano a brillare di luce propria, diventando dei capolavori con dei tratti che li distinguono dagli altri. Tales of Xillia riesce solo in parte nell’impresa e se anche non merita per un pelo l’ingresso nell’Olimpo dei Tales, resta un’esperienza gradevolissima e a tratti avvincente, un poco afflitta dal fatto di non essere tecnicamente al passo coi tempi.