Flashback HD – Recensione

Un remake che s’aveva da fare?

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Flashback: nomen omen. È un po’ quello che accade giocando al remake di un titolo che ha più di vent’anni sulle spalle, ma che i vecchietti come me ricordano molto, molto bene. Un remake che cerca fin da subito di salvare capra e cavoli, conservando stile e atmosfere del titolo di Delphine Software, ma aggiornandone l’impalcatura per venire incontro al tasso di pigrizia della stragrande maggioranza dei videogiocatori d’oggi. Impresa riuscita? Diciamo quasi di sì, anche se occorre fare alcuni distinguo e mettere in chiaro qualche fatto curioso.

Ad esempio, lo sapevate che dietro al progetto Flashback HD c’è Paul Cuisset, già autore dell’originale Flashback e che qui si è occupato della direzione dei lavori, assieme ad alcuni membri dello staff dell’epoca? Proprio lo stesso Cuisset capace di sfornare titoloni come Future Wars, Cruise For A Corpse e Fade to Black (che alcuni ritengono un seguito più o meno spirituale di Flashback) e vaccate sesquipedali come il recente AMY. Un uomo dal bioritmo impazzito, quindi, ma capace di quella scintilla che pochi designer hanno avuto nella storia recente e passata.

Come detto, il team di sviluppo ha preso trama, idee e struttura generale del platform/adventure del 1992 e lo ha declinato in versione 2013. Il risultato è un videogioco che ha alcune cose in comune col predecessore, ma anche con Shadow Complex di Epic Games, a cominciare dal motore grafico utilizzato allo scopo (l’onnipresente Unreal Engine 3) e all’adozione del 2.5D, che in pratica costringe il protagonista in un piano bidimensionale, pur muovendosi in un mondo costruito su tre assi.

C’è anche quel bel fatto delle motorette volanti, in Flashback HD.

Il nostro eroe è sempre lo smemorato Conrad, alle prese con la ricostruzione della sua mente e col medesimo complotto alieno che già segnò la storia vent’anni or sono. Un Conrad qui più atletico e “maschio”, tanto da ricordare fisicamente un certo Nathan Drake. Un Conrad capace di gesti impossibili nel 1992, come il mirare a 360° con l’arma da fuoco sfruttando la levetta analogica destra del pad, passeggiando snello tra una piattaforma e l’altra mentre il laser abbatte un nemico dopo l’altro. Un Conrad abile nel digerire al meglio i salti e gli appigli, senza che il giocatore debba perdere diottrie per pescare il pixel giusto dove appoggiare i piedi prima di tentare qualsiasi acrobazia. Un Conrad più loquace, protagonista di scene d’intermezzo e dialoghi non proprio riuscitissimi, a causa tra l’altro di un doppiaggio in lingua italiana partorito un po’ al risparmio (localizzazione che – oltretutto – non lesina strafalcioni linguistici anche nelle parti scritte). Un Conrad capace di “upgradarsi” grazie a un semplice sistema di distribuzione di punti, donati a gruppi di tre per ogni passaggio di livello e che consentono di migliorarne l’efficienza con le armi e la durata della salute. Un Conrad che, in presenza di opportune stazioni, può prendersi una pausa di qualche minuto per partecipare a VR Mission à la Metal Gear Solid, così da grindare ulteriori punti XP e lasciarsi alle spalle i suoi problemi esistenziali.

Il protagonista di Flashback non è stato tuttavia l’unico oggetto del restyling da parte degli sviluppatori di VectorCell. Tutti i livelli, pur mantenendo una visione d’insieme fedele al Flashback che fu, sono stati ridisegnati per rendere l’avventura più agevole e alla portata di molti, sopratutto dal punto di vista dell’esplorazione (la mappa a video impedisce di perdersi durante i numerosi backtrack) e degli enigmi ambientali. I retrogamer integralisti sono avvisati… il profumo è rimasto lo stesso, ma il fiore ha petali ben diversi e occorre prenderne coscienza da subito, se non si vuole rimanere scottati. Riproporre lo stesso modus operandi del titolo originale sarebbe stato impensabile e anacronistico, su questo non ci piove: tuttavia, il tasso di sfida è stato davvero falcidiato “à la brutta”, tanto che al livello di difficoltà Normale si arriva in fondo nel giro di 3/4 ore, a meno di non voler dedicare tempo alla ricerca degli upgrade e dei collezionabili, fatto quest’ultimo che non aggiunge comunque granché in termini di longevità. Per fortuna, nella schermata iniziale è possibile lanciare anche il Flashback originale, da affrontare – a mio avviso – solo dopo aver terminato almeno una volta la versione remake.