Killzone: Mercenary – Recensione

Quando PS Vita si chiamava ancora NGP mi ero fatto l’idea che sarebbe stata la piattaforma ideale per FPS/TPS d’ogni risma, un po’ per via dell’ottimo hardware, un po’ perché finalmente potevamo contare sul doppio stick analogico. A conti fatti, però, le cose non sono andate proprio così: se andiamo a vedere bene, di tentativi ce ne sono anche stati, nulla però in grado di tenere testa alle produzioni per console casalinghe. Call of Duty: Declassified si è rivelato un qualcosa di abominevole e nemmeno lo spin-off di Resistance ha superato la sufficienza. Tocca quindi accontentarsi di mediocri succedanei? Neanche per sogno ed è proprio per questo che Sony ha messo nelle mani dei Guerrilla, in particolare il nuovo studio di Cambridge, lo sviluppo di un Killzone in tutto e per tutto identico alle controparti su PS3. Missione impossibile? Per molti sì, ma non per questi pazzi furibondi che hanno dato vita a Mercenary.

Se vi siete fatti l’idea di un adattamento all’acqua di rose, senza troppo entusiasmo, rimarrete basiti di fronte a questa produzione. Io stesso, in tutta onestà, dubitavo della natura di certi trailer e soprattutto di alcune immagini distribuite negli scorsi mesi, ma ho dovuto ricredermi. La qualità di questo prodotto tocca vette di eccellenza assoluta, qualcosa che a mia memoria non trova eguali in nessuna produzione portatile (e no, neanche i vari pseudo-sparatutto per tablet ipertrofici): ogni aspetto è stato curato e cesellato con precisione quasi certosina, a iniziare dal motore grafico in deferred shading, che porta in dote un sistema di illuminazione straordinario, cui si affianca un miracoloso antialias e tutta una serie di effetti di post-processing che onestamente non mi sarei mai sognato di vedere all’opera su una “consolina”.

Aberrazioni cromatiche, distorsioni focali, profondità di campo, tutto viene simulato in maniera eccellente, con risultati che in certi casi superano persino l’edizione originale. Ottima anche la qualità delle texture e, a cercare il pelo nell’uovo, qualche critica la si può muovere giusto agli effetti alpha, le trasparenze per fumo, esplosioni e simili, chiaramente renderizzate a una risoluzione più bassa, mentre il frame rate, per quanto tenga botta nel 90% dei casi, di tanto in tanto finisce con lo scendere sotto i 30 fps. Però insomma, pretendere di più sarebbe stato quasi arrogante.

Ovviamente a tanta beltà visiva corrisponde un titolo che si gioca esattamente con lo stile di Killzone; quel che cambia è la prospettiva della guerra fra Helghast e ISA. A questo giro non indosseremo i panni dei soldati coraggiosi in lotta contro l’impero del male, bensì quelli di un mercenario senza bandiera, anche se in realtà i nostri servizi saranno pagati proprio dalla fazione ISA (i buoni, per così dire). Ovviamente la trama avrà i suoi colpi di scena e twist assortiti, per una volta un po’ più comprensibili rispetto agli standard della serie.

Probabilmente gioca a favore la brevità dell’esperienza single player, che si chiude nel giro di sei ore. Purtroppo questo è il più grande limite del gioco, un po’ come i God of War su PSP, bellissimi, ma decisamente più brevi rispetto alle edizioni PS2/PS3. C’è da dire che in questo caso il team di sviluppo ha infarcito il gameplay di obiettivi da portare a termine: anche una volta finito il gioco, è possibile riprendere i vari livelli con le Missioni Contratto, dove vi verranno assegnati compiti di varia natura, ripagati poi con una certa somma di crediti. Questi poi vi permetteranno di acquistare armi (primarie e secondarie), armature, bombe e Sistemi Vang-Guard, una serie di aiuti extra sotto forma di missili guidati, droni controllabili in remoto, scudi energetici e altri gadget più o meno utili.

Va da sé che non basterà certo una sola run per ottenere tutti questi gingilli, e in particolare al livello di difficoltà Hard ne avrete davvero bisogno, anche perché già a Normal sono calci nei denti. Killzone: Mercenary non è certo un’esperienza edulcorata solo perché si trova su una console portatile: è un FPS hardcore, che non perdona e che richiede riflessi veloci e una certa arguzia. L’IA è mediocre, inutile girarci attorno, ma la ferocia dei nemici e il loro numero riescono a sopperire abbondantemente alla mancanza di materia grigia virtuale.

Una certa enfasi infatti viene posta sull’approccio stealth, certe volte preferibile al classico “entro nella stanza e spazzo via tutto e tutti”. Non per nulla gli attacchi corpo a corpo sono fortemente enfatizzati da QTE a base di dita strisciate sullo schermo: dato che si combatte in ambienti piuttosto ristretti, capita sovente di dover fare affidamento al buon vecchio coltello da caccia. Del resto ci si può portare dietro non più di due armi per volta e inoltre è molto facile finire i caricatori, se non si è abbastanza precisi. Giocare con il doppio analogico, seppur di dimensione ridotte, aiuta comunque non poco e per certi versi i comandi di PS Vita paiono persino più solidi di quelli del DualShock 3. Il touch screen è utilizzato in maniera intelligente, tipo per cambiare arma al volo, per piazzare bombe o risolvere alcuni fastidiosissimi puzzle, necessari per hackerare alcuni terminali.

A completare il tutto, tre modalità multiplayer, due delle quali non proprio innovative, dato che si tratta del solito deathmatch tutti contro tutti o a squadre, 4 vs 4. Interessante, invece, la variante Zona di Guerra, che vede due team scontrarsi per portare a termine cinque differenti fasi: qualcosa di un po’ più impegnativo, insomma. C’è da augurarsi che l’aspetto online venga impreziosito nei prossimi mesi con nuove mappe (al momento ce ne sono giusto sei) e modalità, perché al momento siamo proprio al minimo sindacale. Guerrilla comunque non ha mai deluso sotto questo aspetto, quindi rimango abbastanza fiducioso, anche perché buttare via un gioiellino del genere sarebbe delittuoso.