Devo ammettere di non sapere da che parte iniziare a parlare di Gran Turismo 6 in questa recensione. Se valga la pena attaccare a discutere dei numerosi pregi del gioco di Polyphony Digital, o se invece convenga subito mettere le mani avanti e spiegare come – anche a ‘sto giro – siano presenti alcuni difetti endemici della serie. Difetti che, ormai, si sono trasformati più in “caratteristiche” di Gran Turismo, tanto che quasi non ci si fa più caso. Quasi.
Facciamo che cominciamo coi numeri, che sono il biglietto da visita di quello che è probabilmente il gioco di macchine più corposo della storia: 1200 vetture, 37 scenari, 100 circuiti. Mica male, soprattutto per chi ama spaziare da una categoria all’altra senza grossi problemi, palleggiandosi tra piccole monoposto e prototipi con tanti di quei cavalli sotto al cofano da ospitare un maneggio. A voler trovare un difetto alla car list, devo segnalare uno sbilanciamento eccessivo verso le macchine giapponesi, a discapito delle marche europee; tuttavia, rispetto a quella di GT5, la selezione è comunque migliore e capace di strizzare l’occhio a ogni tipo di appassionato. Peraltro, a parte la resa dei cruscotti, non c’è più nessuna differenza tra macchine Premium e Standard, visto che queste ultime non solo sono finalmente belle a vedersi (quasi) alla pari delle sorelle maggiori, ma non sono più soggette a limitazioni di alcun genere. Anche i circuiti sono tanti e tali da garantire una certa varietà, e per fortuna che Yamauchi e compagni hanno deciso di reintegrare l’ottimo scenario di Apricot Hill, assieme a new entry come lo spettacolare (e pericoloso) Mount Panorama in quel di Bathurst o il britannico Brands Hatch.
Una volta lanciato il gioco ci si accorge subito di come tutto sia organizzato al meglio e che gli elefantiaci menu e sottomenu di GT5 sono rimasti – fortunatamente – una questione del passato. La navigazione è intuitiva e di immediata comprensione, a prescindere che si voglia visitare un concessionario alla ricerca di un auto, piuttosto che prendere in considerazione l’opportunità di un upgrade di qualche tipo. La carriera è divisa in blocchi, il cui accesso è legato alle solite patenti da acquisire (molto più facilmente che in passato, a dirla tutta) e a un congruo numero di stellette, che in GT6 rappresentano il progresso numerico del nostro pilota virtuale e che si accumulano piazzandosi negli eventi via via proposti. La carriera, al netto di tutte le cose accessorie che gli gravitano attorno, è un po’ il cuore dell’esperienza single player ed è per questo che mi sarei aspettato di non trovarmi più di fronte a un’Intelligenza Artificiale accondiscendente e a un effetto elastico ancora troppo evidente, che trasforma i nostri inseguitori in carogne e gli inseguiti in babbei, anche al massimo livello di difficoltà. Ecco… questi sono due dei difetti di cui vi parlavo all’inizio e che ormai non so più se devono ancora essere considerati tali, o se invece vanno visti come elementi caratteristici della serie. Personalmente, sarei quasi propenso a optare per la seconda ipotesi, se non ci fosse la scritta “The Real Driving Simulator” sulla cover del gioco a ricordarmi costantemente la volontà di Polyphony Digital di proporre al mondo un sim, per quanto light.
Parliamo di handling, che rappresenta una delle voci più “pesanti” nella valutazione di un titolo come Gran Turismo. La fisica è forse il comparto dove è stato fatto il passo avanti più deciso rispetto al quinto capitolo della serie. I risultati del lavoro di Polyphony sono evidenti fin dai primi giri, che giochiate con un pad o con un volante poco importa. Ovviamente, a livello simulativo siamo ben lontani da ciò che si può trovare ad esempio su PC, ma quello che conta è che in GT6 la macchina si “sente”, cosa che in GT5 non accadeva poi troppo spesso, almeno fino a quando non è stato corretto il tiro, patch dopo patch. In particolare, un grosso lavoro è stato fatto sulle gomme, ma anche le sospensioni ora si comportano in modo più coerente. Il modello fisico, insomma, è stato ripensato in buona parte; prenderci confidenza è comunque questione di pochi eventi, visto il feeling immediato che si riesce a instaurare. Fa quindi un po’ strano che un revamp così efficace non abbia portato grandi novità nell’annosa questione dei danni, che in GT6 sono ancora troppo ai margini perché abbia finalmente un senso compiuto quella scrittina in copertina di cui sopra. Ergo, anche in questo sesto capitolo ci si può affidare alla regola degli “appoggini”, ovvero quella che ci insegna come il modo migliore per affrontare una curva sia la sponda sulla macchina che ci precede.
Gran Turismo non sarebbe Gran Turismo se non fosse infarcito di tutta una serie di cose accessorie trasversalmente interessanti, ottime sia per il feticista, sia per giocatore alla ricerca di sfide particolari. Ad esempio, le sezioni Pausa Caffé ci mettono alla prova con alcuni test particolarmente impegnativi, come l’abbattere nell’arena un certo quantitativo di coni nel più breve tempo possibile o percorrere la massima distanza con un solo litro di carburante nel serbatoio, prima che il motore faccia “splut” e ci abbandoni. A spezzare la monotonia della carriera intervengono anche alcuni eventi speciali, come il Goodwood Festival of Speed e la folle Esplorazione Lunare. Se il primo riguarda una serie di Prove a Tempo lungo il celebre circuito britannico (con macchine di vari modelli), il secondo ci mette addirittura alla guida di un Lunar Rover sulla superficie del nostro satellite butterato, con tutto ciò che ne consegue in quanto a manovrabilità e forza di gravità ridotta al lumicino.
Il multiplayer, disponibile solo dopo aver scaricato la day-one patch da 1,2 GB, è al momento diviso in due aree distinte. Nelle lobby è possibile partecipare a gare di qualsiasi genere, organizzate dalla community. I filtri applicabili rendono personalizzabili al massimo le tipologie, tanto che difficilmente vi imbatterete in due eventi uguali. Ho provato alcune gare contro colleghi belgi e iraniani, laddove ho preso (e dato) scoppole e ho potuto felicemente ammirare un netcode finalmente all’altezza, pur con tutte le cautele del caso, visto che i server erano poco popolati. Volendo, è possibile prendere parte anche a eventi stagionali: al momento in cui scrivo ce ne sono tre, con scadenza 2 gennaio 2014 e relativi alla modalità Prove a Tempo.
Discutiamo ora di resa grafica. Come detto, le macchine Standard hanno finalmente subito un restyling completo e sono state portate alla pari di quelle Premium: l’occhio, soprattutto nei replay, sentitamente ringrazia. Ci si accorge del gran lavoro dei ragazzi di Polyphony Digital quando si realizza come il motore grafico passi dal giorno alla notte (e viceversa) senza soluzione di continuità, in modo molto più naturale di quanto già accadeva nel predecessore, con effetti luce al limite del fotorealismo. Purtroppo, la visuale interna da cruscotto è foriera di cali di frame rate che, seppur non importanti, minano la precisione di alcune manovre al limite. Di tanto in tanto fanno la comparsa un po’ di tearing, più evidente nei circuiti cittadini che altrove, e dello sporadico bad clipping, più che altro in scenari molto aperti se si è soliti utilizzare la telecamera alta. Si tratta di poche cose, che non inficiano un giudizio comunque più che positivo sulla tenuta tecnica di GT6: difficile chiedere di più a una PS3 sfruttata fino all’osso e che deve dedicare una certa parte delle risorse alla gestione della fisica delle vetture.
Ah… in Gran Turismo 6 ci sono le microtransazioni, sotto forma di crediti di gioco offerti in cambio di vil denaro. Solo una scorciatoia per i più pigri: tutto il contenuto di GT6 può essere tranquillamente conquistato giocando… solo, non aspettatevi la pappa pronta.