ATTENZIONISSIMA: Il giudizio espresso da GV.it su Disney Infinity tiene conto del target cui il gioco è rivolto, che è quello dei bambini dai 6 ai 13 anni.
Sono stato molto indeciso fino all’ultimo su come trattare Disney Infinity, perché si tratta di un prodotto chiaramente pensato per attirare l’attenzione di bambini e ragazzini, e poco ha da spartire con le esigenze di molti giocatori hardcore. Che fare? Recensirlo? Farci uno Speciale? Non parlarne affatto? Alla fine, quella che state leggendo è una recensione con tanto di voto. La scelta mi è venuta naturale guardando i miei bambini di 6 e 9 anni mentre armeggiavano con Play Set, Toy Box e Gettoni assortiti: mi sono seduto affianco, ho passato ore a chiacchierare su cosa piacesse loro e cosa no, li ho osservati mentre si divertivano, litigavano e svisceravano il gioco in tutti i suoi aspetti. Possiamo dire che quella che state leggendo è la “loro” recensione di Disney Infinity, come forse è giusto che sia.
Prima di darvi l’opinione “ggggiovane” della mia figliolanza, vediamo assieme come funziona il rapporto tra oggetti fisici e software. Come ormai sanno anche i muri, l’idea di Disney Infinity è la stessa di Skylanders, ovvero l’esistenza di piccole Action Figure collezionabili che possono interagire col gioco se appoggiate su un’apposita base, connessa via USB alla console o al PC. Quest’ultima ha due slot circolari che ospitano i personaggi ed eventuali power-disc, mentre lo spazio esagonale serve per attivare i vari Play Set, oltre che per aggiungere oggetti, sfondi e texture alla Toy Box. I Play Set sono ambienti tematici di uno specifico mondo Disney che contengono avventure di vario tipo, mentre la Toy Box, come suggerisce il nome stesso, è un’enorme scatola dei giochi costruita attorno a un potentissimo editor, grazie alla quale si possono fare le cose più strane, come cavacare Kahn con Jack Sparrow, mentre la casa volante di UP! svolazza in un cielo tappezzato dalle lanterne volanti di Rapunzel.
I Play Set rappresentano l’ambiente più comodo per chi vuole la pappa pronta. Ogni Play Set, come detto, ha il suo nutrito gruppo di missioni e di cose da fare ed è riservato a un franchise ben preciso (per dire, in quello dei Pirati dei Caraibi non si può usare Saetta McQueen). Ogni personaggio può compiere diverse azioni, come saltare, sparare con armi, usare oggetti e via di questo passo, in modo molto semplice e lineare. Il tutorial iniziale di Disney Infinity, peraltro, è artisticamente molto bello e spiega in maniera semplice ed esaustiva tutto quello che c’è da sapere sul controllo dei personaggi, mentre una voce narrante non lesina continui suggerimenti su cosa si possa fare e cosa no, sia dentro ai Play Set, sia nella Toy Box. Nei Play Set è possibile giocare in due tramite split-screen, a patto di avere una “coppia” di protagonisti coerente con l’ambientazione. Tutto quello che si fa all’interno dei Play Set è propedeutico non solo a far crescere di livello i personaggi, ma anche a sbloccare una vagonata di oggetti da usare liberamente nella Toy Box.
La scatola dei giochi è un’arena open world e rappresenta il luogo ideale per dare sfogo a ogni rantolo creativo. L’editor è elastico quanto basta per essere a prova di babbeo e la presenza di diverse missioni tutorial aggiunge ulteriore semplicità all’apprendimento. Ogni creazione può essere salvata e messa a disposizone dell’intera community, oltre a poter essere esplorata e vissuta con altri tre giocatori online. Volendo, è persino possibile scaricare una App per iPad che si sincronizza con la Toy Box e consente di smanettare con le proprie produzioni anche a gioco spento. Giusto per farvi capire quanto sia potente l’editor, vi invito a guardare il trailer qui sotto, che mostra come i ragazzi di Irrational Games abbiano riprodotto la città di Columbia (BioShock Infinite) e l’abbiano messa a disposizione dei giocatori tramite un DLC gratuito. A ogni modo, una volta presa la mano con la Toy Box viene voglia di dedicarsi alle avventure dei Play Set non tanto per divertirsi, ma proprio per sboccare cose e capire poi come queste possano essere usate nelle nostre creazioni.
Il passaggio da Toy Box a Play Set e viceversa avviene in modo facile e indolore, semplicemente posizionando i relativi personaggi e le “statuine mondo” sulla base. Le Action Figure sono realizzate molto bene: Disney è riuscita a tirare fuori dal cilindro una linea artistica univoca, senza snaturare le identità dei singoli franchise; inoltre, la qualità è decorosa anche dal punto di vista meramente costruttivo, il che non guasta mai. Meno bene Disney Infinity si comporta dal lato software: graficamente il gioco è sfizioso, ma le texture sono un po’ povere e, talvolta, si notano cali di frame rate ingiustificati. Va detto, tuttavia, che bambini e ragazzini non hanno un occhio così critico su questi aspetti, tanto che i miei figli, stimolati sull’argomento, mi hanno guardato come se stessi parlando loro in aramaico antico, salvo poi ignorarmi e tornare a smanettare con la Toy Box e i power-disc. A proposito di questi ultimi, si tratta di “estensioni” che servono ad aggiungere perk ai personaggi presenti sulla base, oltre che temi e oggetti a quelli già disponibili. I power disc vengono venduti a 4,99 euro a coppia, in bustine chiuse: considerando che al momento ce ne sono solo una ventina (e che quindi il rischio di trovarsi in fretta in mano dei doppioni è elevato), il costo mi sembra fin eccessivo, anche se nulla vieta ai bambini di scambiarseli per completare la collezione.
Più in generale – e tornado a parlare da genitore – il vero “difetto” di Disney Infinity rischia di essere il suo mantenimento nel tempo. Se, da un lato, il gioco base offre già un sacco di possibilità, è inevitabile che venga, più prima che poi, la voglia di espandere la propria esperienza. Tuttavia, 29,90 euro per un Play Set completo (con due personaggi e un mondo), così come di 12,90 per il singolo personaggio, sono un botto di soldi, ben più di quelli che servono per dare benzina al concorrente Skylanders, che già non è economico di suo. Disney non è mai stata famosa per praticare prezzi umani, ma se nel settore del Home Entertainment (e di tutto l’indotto) ha una posizione dominante e può fare il bello e il cattivo tempo, qui c’è da scalzare un competitor come Activision, che ha in mano una gran fetta della torta. Un approccio più aggressivo nei prezzi al pubblico, a mio avviso, avrebbe potuto giovare non poco alla diffusione di Disney Infinity. A ogni modo, ognuno si faccia i conti in tasca: il gioco, per il target al quale è rivolto, funziona più che bene.