FIFA 14 – Recensione

Potete amarlo. Oppure odiarlo. Di certo, FIFA è un titolo che a ogni capitolo fa parlare di sé. Molto, peraltro. Due sono le certezze: A) quello di quest’anno non è – come ha detto qualcuno un po’ furbescamente giocando alla demo – un semplcie reskin di FIFA 13; B) il buon Davide “ToSo” Tosini continua imperterrito a prendere scoppole dal sottoscritto. Facezie a parte, non starò ora ad ammorbarvi con l’elencarvi tutte le novità più o meno sbandierate nei mesi da Electronic Arts: per quello ci sono le numerose anteprime che abbiamo pubblicato in passato e che potete rileggere qui, qui, e qui. Invece, questa è l’occasione del triplice fischio, il momento in cui vi riporto per iscritto tutte le considerazioni che sono uscite a voce durante le chiacchiere redazionali, dopo una sequela infinita di partite.

ORDINE, DISCIPLINA E COSE DA FARE
Cominciamo con la cosa più semplice da commentare, ovvero i menu in stile Metro. Ottimi e comodi, anche se inizialmente stranianti, almeno fino a quando non si intuisce che alcuni riquadri contengono dei sottomenu attivabili spostando la levetta analogica destra. In generale, tutto è organizzato meglio, soprattutto nella modalità Carriera, che è solitamente quella in cui occorre tenere d’occhio una quantità spropositata di pannelli e sottopannelli. FIFA 14 non è un gran gioco per questo, ma l’ordine aiuta. Restano poco chiari, invece, i menu “pre” e “in” partita di gestione della squadra, che andrebbero prima o poi ripensati da zero e resi meno ingrippati.

Prima di passare a quello che succede in campo (che poi è quello che conta di più, al momento di trarre un giudizio), facciamo un minimo di recap sulla proposta di EA in quanto a modalità e cose da fare. Il FIFA Ultimate Team e il comparto online saranno oggetto di un’analisi approfondita a tempo debito, quando il gioco sarà uscito e avremo la possibilità di testarlo in multiplayer non locale, dove, oltre alle solite cose, spicca quest’anno la possibilità di giocare in coppia una stagione in co-op. Per quanto riguarda la Carriera, cuore pulsante del gioco in solitario, le novità importanti coinvolgono sostanzialmente il mercato, ora molto più corposo grazie a un nuovo sistema di scouting che funziona benino, nonché a un ultimo giorno di trattative più frenetico, scandito da un passo orario a filo di contratto. Nulla di trascindentale, intendiamoci: sono piccoli aggiustamenti, che oliano un meccanismo già funzionante e che non aveva senso stravolgere a fine generazione. Da sturbo le Sfide, alcune delle quali ben più difficili rispetto al passato, in certi casi al limite della bestemmia: portarle tutte a termine è roba da gente pro.

FISICA RELATIVA, FISICO ASSOLUTO
Torno a sottolineare con forza un concetto: FIFA 14, sul campo, è molto diverso da FIFA 13. Il nuovo approccio può piacere o meno, ma va evidenziato a prescindere lo sforzo profuso dal team di sviluppo nel cercare di proporre una fresca chiave di lettura allo sviluppo dell’azione. La novità più impattante è senza dubbio l’introduzione dell’inerzia sulla corsa, che modifica in modo sostanziale il comportamento dei giocatori in campo, in particolare durante gli scatti. La quantità di moto impedisce, di fatto, di compiere quelle manovre repentine che nella realtà sarebbero invero impossibili. La sua massiccia presenza in FIFA 14 fa sì che si possano prendere in controtempo quegli avversari che saranno stati così incauti da tentare goffamente l’intervento, senza la necessità di insistere troppo con finte e dribbling stretti. Chiaramente, per trarre il giusto giovamento dall’inerzia occorre modificare in modo radicale il proprio modo di giocare, ad esempio comprendendo che lo scatto va usato molto meno rispetto al passato, perché più un calciatore corre rapidamente e meno è capace di invertire la rotta quando viene tagliato fuori da un avversario. Per prendere confidenza con questa nuova feature servono parecchie partite, anche perché ogni atleta tente (giustamente) a “viverla” a modo suo, a seconda dei parametri che lo contraddistinguono. Il comportamento dei calciatori può sembrare inizialmente macchinoso, ma è lo scotto da pagare per avere tra le mani un’inerzia finalmente credibile. Abituarsi a una maggior delicatezza nell’uso dell’analogico sinistro è un lavoro lungo e a volte frustrante; tuttavia, una volta entrati nel meccanismo, si riescono a imbastire azioni con un ventaglio di possibiltà molto più ampio che in passato.

Il rimaneggiamento della fisica di gioco ha però coinvolto anche altri fattori. Uno dei più importanti interessa il protagonista assoluto, ovvero il pallone. In fase di corsa, la “corsa” della sfera (perdonate la bieca ripetizione) non è più legata al solo parametro “Controllo Palla”, ma dipende anche da tutta un’altra serie di cose, come la postura dello stesso calciatore. Inoltre, i Pure Shot di cui vi ho parlato tempo addietro vincolano la traiettoria (tesa o a effetto) del pallone all’angolo di impatto e al momentum. Il risultato? Meno pali, meno modi “predefiniti” per tentare di segnare, più fantasia al potere. Infine, il rivisitamento della “presenza” fisica dei calciatori (LT/L2) aumenta a dismisura la possibilità di protezione del pallone, ancor più quando ci si accorge che il blocco sull’avversario può iniziare quando la sfera è ancora lontana.

L'Arsenal è sempre il meglio.
L’Arsenal è sempre il meglio.

IL BIANCO MUOVE E FA SCACCO MATTO
L’impianto fisico di FIFA, quindi, è stato rinnovato fin dalle fondamenta. I lavori di restauro sono stati portati a termine egregiamente, ma un titolo di calcio che si rispetti si regge anche su altri due pilastri: tattica e Intelligenza Artificiale. Partiamo dalla prima, che gioca buona parte delle sue nuove carte sul Dynamic Defensive Pressure, una vera e propria mamma dal cielo per chi – come me – non ama aspettare l’avversario, ma vuole recuperare palla il prima possibile. In generale, i movimenti dei compagni a occupare le linee di passaggio (e a pressare anche i vicini al portatore) funzionano più che bene e vengono condotti dalla CPU con un’intensità coerente alla situazione e alla disposizione degli uomini in campo. Mi è capitato di vedere qualche calciatore lasciare libera una zolla che andava occupata, vanificando così lo sbattimento del resto della squadra; si è trattato, tuttavia, di casi isolati e troppo lontani dalla porta della mia squadra perché si tramutassero in un’occasione per l’avversario. Peraltro, scordatevi di avere tutti gli spazi tra le linee dei capitoli precedenti: qui i centrali difensivi accompagnano l’attaccante che viene incontro al compagno per ricevere palla, quindi girarsi e puntare la porta dalla trequarti non è più una cosa che si fa facile facile.

Parliamo ora di Intelligenza Artificiale. I dettami tattici vengono per lo più rispettati alla lettera, poco importa che si imposti la squadra per un pressing alto o attendista, che si preferisca spingere sulle fasce o si opti per fare densità a centrocampo e puntare a uno sfondamento per vie centrali. In particolare, la linea difensiva riesce spesso a tenere botta, pressando quando deve e mantenendo un certo ordine tattico anche durante i contropiedi avversari, quando una diagonale ben effettuata può segnare la differenza tra un salvataggio in extremis e il più bieco dei goal subiti. Purtroppo, alcune magagnette storiche della serie permangono immutate, come quando il difensore perde un paio di secondi di troppo a capire quello che sta succedendo di fronte a un pallone alto in profondità. Allo stesso modo, sui calci d’angolo (e più in generale sui cross) si ha talvolta la percezione di non avere il pieno controllo della situazione, con l’attaccante avversario che effettua uno stacco vincente senza che noi si possa fare molto per impedirlo. Infine, giocando in singolo la CPU dà l’impressione di essere fin troppo precisa e meccanica nelle cose che fa, per lo meno ai livelli più alti di difficoltà: nulla, però, che non possa essere “tarato” sulle nostre esigenze, agendo nel corposo pannello di controllo che permette di modificare la percentuale di errore della stessa IA avversaria.

I colpi di testa sono tra le poche cose ancora da sistemare.
I colpi di testa sono tra le poche cose ancora da sistemare.

Pochezze, a dirla tutta, se paragonate a un impianto di gioco solido e oliatissimo. FIFA 14 è sicuramente il titolo di calcio migliore che possiate desiderare per i prossimi 12 mesi, e non solo per quello che succede in campo, ma anche per tutto il ventaglio di opzioni di gioco, anche quest’anno fortemente focalizzato sull’online. Ocio però… affrontarlo senza essere consapevoli di dover riassorbire da zero molte cose può portare a grande frustrazione, almeno inizialmente: FIFA 14 è un titolo molto diverso da quello che la serie ha proposto finora e l’elevata curva di apprendimento potrebbe scoraggiare chi non avesse voglia di dedicarci la giusta abnegazione.

IL PARERE DEL TOSO
Capire quali sono i miglioramenti che vengono introdotti ogni anno nel nuovo FIFA è realmente complicato. La struttura è talmente solida che sembra sempre tutto perfetto, come l’anno prima, specie dopo una sola manciata di partite. Detta in altre parole, il gioco sembra quello ottimo dell’anno precedente, tanta è la sensazione di sentirsi a casa. Poi capita che le nostre pause pranzo comincino a essere dedicate all’ultimo nato di casa EA e così, macinando partite su partite, emergono, in tutta la loro possenza, le rivisitazioni, gli aggiustamenti e i miglioramenti che il team di Rutter ha apportato al nuovo capitolo di quella che è diventata la serie calcistica per eccellenza. La nuova fisicità dei giocatori è uno spettacolo, così come i tiri. Quelli da fuori sono potenti, secchi, convincenti e non ci sono zolle vincenti, come capitava qualche eone fa. Il sistema di finte, che ha subito modifiche sostanziali nel layout dei comandi e nei tempi di esecuzione, è diventato ancora più divertente da usare, così come la possibilità di difendere il pallone di puro fisico. Certo, qualche incertezza c’è, soprattutto sui calci d’angolo, in cui, con un sistema di cambio misto, ogni tanto si perde il controllo del centrale, ma non è niente che non possa essere risolto migliorando il proprio stile. FIFA 14 non è un gioco perfetto, e probabilmente non lo sarà mai. Però, a oggi, è sicuramente il titolo calcistico che vale la pena inserire nella propria console o installare sul proprio PC, per tirarlo fuori tra 365 giorni.

IL PARERE DI RAFFAELLO RUSCONI
È davvero difficile dare un giudizio su FIFA 14: da vedere il nuovo titolo di EA Sports non cambia moltissimo rispetto all’edizione precedente (ci sono animazioni nuove e inquadrature dal taglio sempre più televisivo, con menu che appaiono rinnovati e organizzati meglio), ma sotto il “cofano” si nasconde un motore profondamente rinnovato e in grado di sprigionare una potenza sorprendente, a livello giocabilità. Dopo aver letteralmente consumato il Blu-ray di FIFA 13 su PS3 e aver vinto la prima divisione online e tutti i tornei possibili nella modalità Ultimate Team, mi sono gettato a capofitto su FIFA 14 puntando sui miei collaudati schemi e pronto a sfruttare le mattonelle giuste per impallinare i portieri avversari con chirurgici tiri dal limite. Errore gravissimo: giocare a FIFA 14 in perfetto “FIFA 13 style” causa dolorosissimi mal di testa, sconfitte a gogò e crash continui del joypad. Il mio primo pensiero è stato: “considerata la mia età non più da sgarzuncello, è possibile mi sia rimbecillito tutto in un colpo?”. La risposta è che David Rutter e team annesso si sono divertiti anche quest’anno a rivoluzionare le meccaniche. Il pallone, per dire, rimbalza in modo diverso e i giocatori si muovono sul campo portando addosso – finalmente – il peso del corpo e della loro muscolatura. E non sempre avere più muscoli significa avere più potenza e velocità. Insomma, i game designer hanno accentuato di più le differenze tra i piccoletti veloci à la Messi e gli “statuari” à la Drogba o Balotelli, tanto per intenderci. I cambi di direzione con cui spaccavamo in due le partite sono un pallido ricordo, così come gli uno-due a tutta velocità: la posizione del giocatore e del pallone sono due parametri da tenere d’occhio, come la posizione del piede. Il gioco è stato rallentato e appare un po’ più ragionato, mentre i contrasti sono cambiati rispetto allo scorso anno. Sono stati modificati anche i tempi degli inserimenti ed è fondamentale saper proteggere il pallone, prima di disegnare un passaggio millimetrico che tagli in due la difesa avversaria. I giocatori senza palla si muovono con grande cognizione di causa in mezzo al campo, mentre sulle palle inattive FIFA 14 si porta purtroppo in dote tutti i difetti delle precedenti edizioni: sui calci d’angolo si becca troppo spesso gol contro certi fenomeni, mentre sulle rimesse laterali è talvolta impossibile difendere la posizione. Per quanto riguarda le meccaniche di tiro, ci vuole un po’ di tempo per spedire la palla nel sette, ma con l’esercizio si possono tirare fuori dal cilindro buone cose. Non ho apprezzato molto la scelta di cambiare il sistema di dribbling, ma nel mio caso è solo una questione di abitudine. In attesa di cimentarmi con la mia grande passione, l’Ultimate Team (con le leggende!), non possono che apprezzare il tentativo dei ragazzi di EA Sports di proporre un qualcosa di diverso dal solito compitino: certo, prendere confidenza con il nuovo sistema di controllo richiede un cospicuo numero di ore di gioco, ma le soddisfazioni non mancheranno, una volta padroneggiato il tutto.