Strani tempi, questi. In un periodo di piena transizione fra vecchia e nuova generazione, ci ritroviamo ancora una volta davanti alle stesse console di sempre. C’è chi non riesce a staccarsi da Dark Souls II; chi invece, preso da un’inarrestabile nostalgia, si è immerso nuovamente in Final Fantasy X; per non parlare dei fan di South Park, che hanno visto finalmente concretizzarsi i loro sogni più arditi grazie a Il Bastone della Verità. Questo Yaiba poi è un caso davvero particolare, dato che si porta dietro il pesante fardello di una saga per certi versi leggendaria: parliamo insomma di Ninja Gaiden, uno dei titoli più rappresentativi della prima era Xbox, simbolo dell’epoca d’oro firmata Team Ninja, quando il gruppo capitanato dal controverso Tomonobu Itagaki, sfornava un capolavoro dietro l’altro.
Poi qualcosa si è irrimediabilmente spezzato e non si può certo dire che le ultime uscite del team giapponese siano state particolarmente memorabili. Ninja Gaiden 3 si è rivelato un vero disastro, solo parzialmente corretto grazie a Razor’s Edge, che in molti però hanno visto come un vero e proprio dito medio agli acquirenti del titolo precedente. Forse è stata proprio questa discutibile performance ad aver convinto il nuovo direttore dello studio, Yosuke Hayashi, a giocarsi la carta dell’improbabile, arrivando ad avallare una triplice collaborazione. Un rischioso triangolo che ha visto coinvolti i californiani di Spark Unlimited e la Comcept del maestro Keiji Inafune. Uno scontro di menti e culture che ha portato alla nascita di uno spin-off di Ninja Gaiden decisamente sui generis, ma tutt’altro che disprezzabile.

I prodromi di questa vicenda vedono coinvolti, manco a dirlo, due ninja in completa antitesi. Da una parte, il leggendario protagonista della saga Ryu Hayabusa, e dall’altra un nuovo antagonista, Yaiba Kamikaze, un pazzo furibondo che ovviamente finirà per rimetterci un braccio (e l’occhio sinistro), proprio nel tentativo di far fuori proprio il caro Ryu. Yaiba nonostante le ferite riuscirà a sopravvivere, ma solo grazie all’intervento di un bizzarro personaggio, tale Alarico del Gonzo. Costui lo costringerà ad affrontare una serie di assurde missioni contro un’inarrestabile orda di zombie, assicurandogli nel contempo vendetta contro l’odiato Hayabusa.
Il tratto folle di Inafune emerge chiaramente in questa trama davvero allucinante, che, specialmente nella prima metà del gioco, mette in piazza una serie di morti-viventi davvero uno più idiota dell’altro. Non mancano infatti scenette piuttosto demenziali, che sembrano davvero irridere una categoria di mostri che in questi anni ci è quasi uscita dalle orecchie (il che fa un po’ schifo come immagine, ma rende bene). Non per nulla lo stile grafico in cel-shading, che sembra uscire dalle tavole di un comic americano, tende ad accentuare la vena comica/grottesca di questa singolare opera, che rispetto ai soliti Ninja Gaiden vanta tutta una serie di distinguo. Sono infatti numerosi gli aspetti che lo differenziano dal filone principale e quello visivo è solo uno dei tanti.
Giusto per fare un esempio pratico, non è possibile ruotare la telecamera liberamente: l’azione infatti segue sempre il protagonista, con inquadrature fisse che in teoria dovrebbero evitare noiosi impallamenti della visuale. Dico in teoria, perché purtroppo non sempre l’azione è così chiara e limpida come ci si aspetterebbe. Di base è possibile scegliere fra due tipi di inquadrature: quella grandangolare ha il pregio di visualizzare con maggior respiro l’area di gioco, ma è così distante da Yaiba che nei momenti più caotici diventa davvero difficile capire dove sia finito il nostro eroe. Quella ravvicinata invece impedisce di schivare qualsiasi colpo lanciato a distanza, dato che impossibile vederli arrivare per tempo (e generalmente sono i più dolorosi!). Insomma… non esiste una soluzione buona per tutti i casi e il fatto che vi sia un’opzione in merito la dice lunga.

Per fortuna il combat system è davvero solido e impegnativo, tanto che un approccio troppo spavaldo, da button-smasher, rappresenta l’anticamera per una morta prematura. Bisogna impegnarsi parecchio: parare e schivare non sono dei tasti messi lì a caso, ma vanno utilizzati con una discreta maestria. In questo senso avrei gradito una schivata alla God of War, legata cioè allo stick analogico destro, invece della formula “direzione più tasto”, ma alla fine ci si abitua. Yaiba del resto dispone di un gran numero di mosse e attacchi. Di base troviamo il cyber-braccio, la frusta con la quale afferrare i nemici, e l’immancabile katana. Gli zombie, quelli più deboli almeno, possono essere afferrati tramite una catena e utilizzati a mo’ di clava, ma l’aspetto più interessante sono le mosse finali. Quando sulla testa di un qualsiasi ostile appare un punto esclamativo occorre essere lesti e giustiziarlo al volo: in caso di esito positivo si entra così in possesso di un’arma aggiuntiva, fatta proprio con parti del corpo del caro estinto. Questi strumenti, decisamente più efficaci dell’armamentario base (ma dalla durata limitata), comprendono braccia, teste, ossa, etc, e vantano dei nomi demenziali, tipo Rigor Mortaio, Zamfogna, Razzo da Taschino e così via. Insomma, l’idiozia regna sovrana. La meccanica della mossa finale è inoltre l’unica in grado di rilasciare sul terreno delle preziose ricariche energetiche, quindi va usata il più possibile, anche perché basta subire pochi colpi per ritrovarsi in fin di vita.
A rendere più interessante la sfida intervengono un gran numero di potenziamenti, sbloccabili salendo di livello (ve ne sono 25 in totale) e attivabili attraverso l’immancabile crescita ad albero. È presente anche un minimo concetto di esplorazione, utile per recuperare oggetti segreti di varia natura, in grado di estendere l’energia base (che non è mai troppa) e aumentare la resistenza a diversi tipi di attacco (elettricità, fuoco e bile). Non mancano neppure frammenti della trama raccontati da più punti di vista, caratterizzati da uno stile e da un linguaggio piuttosto colorito.

Detto così, potrebbe sembrare che Ninja Gaiden Z sia un gioco davvero imperdibile per i fan della serie, ma non sono proprio tutte rose e fiori. Anzittuto la longevità non è esattamente il punto forte di questa produzione: anche a prendersela comoda, si può arrivare allo scontro finale nel giro di 7-8 ore, dopo di che rimangono giusto i Trofei/Obiettivi da sbloccare e la modalità Ninja Gaiden Z (si chiama proprio così), una sorta di sezione arcade che richiama lo stile dei coin-op anni ’90, senza però entusiasmare un granché. Scialbe anche le sequenze platform, se così le possiamo definire, che assomigliano a dei QTE travestiti, tanto da risultare spesso poco convincenti e persino frustranti (per evidenti problemi di design). Inammissibili poi i lunghi caricamenti a seguito della perdita di una vita, un difetto che tradisce la natura del motore, il solito UE3, che non manca di portarsi dietro i suoi ben noti problemi strutturali. Di base il gioco tiene botta, ma i 30 fps non sono sempre garantiti e quando Yaiba entra in modalità Sete di Sangue il frame rate tende a raschiare il fondo. Per fortuna non è sempre così e probabilmente su PC non vi saranno di questi problemi (almeno spero, io ho avuto la possibilità di provare solo la versione Xbox 360).
Se si riesce a sorvolare su questi difetti, quel che rimane è un titolo piacevole, a tratti davvero spassoso e persino impegnativo, anche a un livello di difficoltà medio. Speriamo che almeno il gameplay rimanga ben impresso nella testa del Team Ninja, quel giusto per mettere in cantiere un Ninja Gaiden 4 degno delle sue radici.