Inizio volentieri questa recensione, in leggero aggiornamento a quanto mirabilmente detto qui e qui, con una facezia tecnica: mi fa piacere poter scrivere l’articolo con PvsZ: Garden Warfare che gira tranquillamente in finestra, senza problemi con il mouse a uscire o rientrare nei bordi, e senza per forza dover premere Alt-Tab o Ctrl-Alt-Canc per avere risposta dal cursore. Un piccolo dettaglio, direte voi, ma detesto quando questa piccola possibilità mi sia negata, a maggior ragione se mi trovo a parlare di un titolo dall’aura leggera e serena, proprio come la nuova creatura di PopCap ed EA. “Nuova” si fa per dire, naturalmente: ormai sono passati diversi mesi dall’uscita del gioco su Xbox 360 e One, che evidentemente non sono stati spesi dallo sviluppatore per elaborare aggiuntive “esclusive PC” (ahah, mi faccio ridere da solo), magari con una nuova modalità o qualche altra introduzione di peso. Anzi, potremmo dire che le possibilità si sono un filo ridotte, vista l’impossibilità di fruire della modalità Boss – una versione ridanciana del Commander di Battlefield – con hardware alternativi (nella fattispecie, Kinect e tablet con Smartglass), se non fosse per il fatto che l’opzione, carina ma molto scarna, non rappresenta un contenuto imprescindibile nemmeno nella controparte console.

Pur arrivando nella terra di Team Fortess 2, dove gli shooter tattici a squadre sono proliferati in diverse forme, cartoonesche ma anche seriose, PvsZ: Garden Warfare non perde più di tanto il suo appeal: l’approccio gentile ai controlli via pad emerge da questioni visive e da dettagli giocabili, per la relativa lentezza dei contendenti, oppure per la loro estetica colorata e ben evidente, ma fortunatamente non ha nulla a che fare con il sistema di mira, che al contrario permette al mouse di risultare ancora una volta irrinunciabile (a parte il caso della pianta carnivora, i cui attacchi, letteralmente a morsi, vanno d’accordissimo con il pad), a meno di non voler rimediare una figuraccia. D’altra parte, chi cerca la competizione “seria” ha sbagliato indirizzo, se si rivolge al gioco PopCap, ma questo può anche tranquillamente capirlo da un video o da un’immagine di gioco…
Anche sul fronte delle opzioni video non c’è da lamentarsi: le voci non sono sfaccettate come nelle più attente produzioni PC (mancano, per esempio, differenziazioni sui metodi di AA), ma il comparto video gode comunque di una appropriata scalabilità e di un impeccabile conteggio del framerate anche su macchine non propriamente all’ultimo grido. La prova è stata eseguita su una piattaforma dotata di processore i5 4670 e 8 GB di memoria di sistema, con una 780 GTX ben lieta di vincere facile: in queste condizioni, in full HD e al massimo del dettaglio, il gioco non è mai sceso sotto i 60 FPS, anche nelle risse furibonde dei giardini da dominare, ed è lecito supporre che la situazione non cambi di molto per un largo spettro di configurazioni. In termini di texture ed effetti, invece, è difficile imbastire un confronto sulla qualità finale delle versioni: il Frostbite dimostra la sua grande duttilità, senza appesantire un impianto bisognoso di leggerezza, ma l’estetica cartoon risulta vincente a prescindere dalla piattaforma, grazie alla fattura di modelli simpaticamente fuori di testa.

Per il resto, PvsZ: Garden Warfare è persino riuscito a convincere uno come me, notoriamente poco incline agli sparatutto con estetica “carina”: il sistema di crescita con le carte collezionabili è appropriato, la possibilità di personalizzazione ad alti livelli, e lo schema asimmetrico delle classi risulta davvero ben studiato, al di là di piccole sbavature nella fattura di alcune mappe (diverse, in modalità Tombe e Giardini, mi sono parse un pochino a favore dei difensori/piante). Pollice (verde) ben alto, dunque, e una minima tirata di orecchie per l’assenza di nuovi contenuti.