L’intento di Sacred 3 appare abbastanza chiaro: semplificare ulteriormente i tratti action RPG della serie, già piuttosto stilizzati nel secondo episodio. Di fatto non siamo nemmeno di fronte a un hack’n’slash in senso classico: non c’è la generazione procedurale dei livelli di Diablo e Torchlight, oppure il piglio “strategico” delle mappe di Van Helsing, e anche la gestione di skill ed equipaggiamento è molto diversa, addirittura minimale, senza nemmeno l’ombra di un oggetto di loot. Avete capito bene: in Sacred 3 non ci sono item da raccogliere per personalizzare l’eroe, ma solo denaro, globi della vita e ricariche per le skill. E bisogna davvero sapere quello che si fa, quando viene eliminata una delle ragioni d’esistenza di un intero genere…
In termini narrativi, va senz’altro sottolineata l’ironia di grana grossa che pervade dialoghi e battute, quasi fossimo davanti agli avventurieri di Borderlands in salsa fantasy (il titolo di Gearbox è omaggiato apertamente, se non scopiazzato, nelle sequenze di presentazione dei boss). Il background si rivela persino più semplice del solito, con legami solo marginali all’ambientazione concepita da Ascaron Entertainment per i primi due capitoli: lo scenario è sempre quello di Ancaria, in questo caso nella regione di Varios, e il focus della storia si stringe sulla condotta di Zane, un dispotico imperatore deciso a sopprimere nel sangue qualsiasi resistenza, con i nostri eroi che dovranno farsi largo fino a rovesciare il trono, esclamando “sexy!” e “I like it!” a ogni uccisione…

Per quanto il gameplay si differenzi in molti aspetti da un classico hack’n’slash, il confronto con Diablo III è talvolta inevitabile: la visuale simil-isometrica e la gestione fissa dell’inquadratura – senza zoom, e senza facoltà di ruotarla – sono più o meno le stesse, e identica è anche l’impostazione drop-in-drop-out della modalità cooperativa, fino a un massimo di tre compagni (uno può unirsi sullo stesso PC oppure sulla stessa console), con la forza dei nemici che varia a seconda del numero degli alleati. Per la verità, una certa differenza concettuale riguarda anche la gestione delle missioni, che possono essere affrontate sempre, a prescindere dal livello consigliato: ai margini della mappa è possibile trovare alcune diramazioni secondarie, più difficili della media, e anche fra un luogo e l’altro sono presenti livelli opzionali, utili per grindare alla bisogna di fronte a un boss o un livello particolarmente tosto.
Le diversità sono addirittura enormi in altri ambiti: i 5 eroi disponibili potranno essere personalizzati solo fra una missione e l’altra, investendo l’oro guadagnato sul campo per acquisire armi (mai troppo diverse, all’interno di una stessa classe), pezzi di corazza predefiniti, nuove skill e potenziamenti, lungo 4 rami di crescita nemmeno così corposi per numero di opzioni. La semplicità è disarmante anche nei combattimenti: cinque comandi in tutto sono preposti agli attacchi, fra quelli “normali” (per brandire l’arma o rompere la guardia), le esecuzioni volanti e i poteri delle skill, mentre il movimento dei personaggi viene controllato con i tasti direzionali o le levette analogiche, senza alcuna opzione alternativa per i giocatori PC. Il movimento del mouse, tasti a parte, determina solo la direzione dell’attacco, ed è piuttosto facile perdere di vista il puntatore, non dovendo cliccare sui nemici per colpire con fendenti, frecce o magie. Per questo motivo, e anche per altri, Sacred 3 si rivela un titolo prevalentemente orientato ai giocatori console, laddove i patiti di hack’n’slash su PC potrebbero pure innervosirsi un po’. Anzi, in effetti si stanno già innervosendo.

In termini di classi, solo la serafina Claire ha un legame preciso col passato della serie, accompagnata da “poteri divini” e da una spada corta. Al contrario, il safiriano Marik, Vajira il Khukuri, l’ancariana Alithea e Kython il Malakhim presentano una caratterizzazione fantasy piuttosto generica, comunque funzionale ai rispettivi ruoli di muscolosissimo tank, di arciere, di agile guerriera e di cupo mago da battaglia. Le differenze tra i personaggi sono meno marcate rispetto a un classico action RPG: in nessun caso mancano abilità per fare ingenti danni, curarsi in mischia o defilarsi rapidamente, all’interno di set diversificati nelle skill e nelle armi, ma comunque duttili nelle funzioni in battaglia. Dimenticate inoltre le combo di skill di Sacred 2, insieme al ruolo delle Rune: i frammenti hanno ora una funzione molto limitata, per sbloccare e potenziare le armi, e anche i nuovi “Spiriti dell’arma” si limitano a offrire buff temporanei e ulteriori abilità passive, attivabili secondo precise percentuali, senza incedere in opzioni più corpose e gradite. Come dire che non esistono companion e pet, in caso ve lo foste chiesti.
Tra gli elementi validi, insieme al buon livello di sfida, al ritmo serrato e alla diversificazione degli scenari con trabocchetti assortiti, va rimarcata la discreta competenza tecnica: nulla di sconvolgente, intendiamoci, Sacred 3 è pur sempre un titolo sviluppato anche per PS3 e Xbox 360, ma buone qualità emergono nel design estetico delle ambientazioni, coloratissime e ben amalgamate, cosi come nel buon uso di texture, sistema di illuminazione ed effetti distruttivi. Anche per questo, nell’ottica di un appassionato di hack’n’slash, c’è sicuramente da rammaricarsi per ciò che di buono Sacred 3 avrebbe potuto offrire, magari servendosi dei medesimi contenuti grafici. E c’è pure la ciliegina sulla torta di un prezzo a dir poco esagerato, che rischia di far infuriare ancora di più i giocatori. Respirate e state calmi.