Torna sui nostri schermi l’investigatore privato di Baker Street, con il nuovo episodio della saga di Frogwares che, di fatto, è un vero e proprio reboot. Il nuovo Sherlock Holmes è decisamente meno imbolsito, classicista e pesante, ed è molto più vicino al personaggio anticonformista dei romanzi, nonché caratterizzato in maniera evidentemente simile all’interpretazione che ne ha dato Guy Ritchie al cinema. Scevro da inutili manierismi, anche il gameplay ha subito un notevole svecchiamento di forma, abbandonando i crismi dei punta e clicca standard in favore di una struttura ibrida che, pur facendo leva sull’esplorazione delle location e sulla ricerca di indizi disseminati qui e lì, si presenta come un’avventura in terza (o prima, cliccando un tasto) persona con qualche, raro, momento d’azione con brevi QTE.
DEI DELITTI E DELLE PENE
Il titolo del gioco riprende “Delitto e Castigo” di Fëdor Dostoevskij e il motivo è presto detto: le sfumature di colpa, verità e possibilità di redenzione sono il fulcro morale del gioco. Non a caso, infatti, nelle interminabili (yaawn!) schermate di caricamento dei viaggi in carrozza tra una location e l’altra il buon investigatore britannico è intento a leggere il capolavoro della letteratura russa. Strano ma vero, dopo le tristi vicende di Murdered: Soul Suspect, dove eravamo condannati ad aver ragione, qualcuno ha capito che il punto centrale per rendere affascinante un’investigazione sta nel proprio concedere la possibilità di fallire. In Crimes and Punishments, infatti, dopo aver raccolto indizi e prove, siamo chiamati a mettere insieme una serie di informazioni e sviluppare una deduzione coerente per formulare un’accusa: le possibilità sono molteplici e ognuno dei sei casi su cui dobbiamo indagare ha dieci finali diversi.
[quotedx]Il titolo del gioco riprende “Delitto e Castigo” di Fëdor Dostoevskij[/quotedx]
L’aspetto più interessante è che la polizia in ogni caso si fiderà di noi, ma apparirà chiaro dalle conseguenze delle nostre azioni e dalla messa in scena (a meno che non vogliate premere un tasto per spoilerarvi le cose) quanto siano corrette le nostre azioni. Le decisioni possibili, a volte, implicano diverse sfumature di verità, e il nostro buon senso diventa l’ago della bilancia fra realtà, giustizia, verità e conseguenze. Quanto vogliamo essere ligi alla giustizia? Quanto all’umanità? Insomma, tutto si basa sulla nostra condotta morale e devo ammettere che si tratta di un sistema efficace, che costringe a riflettere parecchio prima di chiudere un caso, rendendo effettivamente appassionante la fase di indagine. Gioco di investigazione perfetto, dunque? Purtroppo no, visto che i chiaroscuro della moralità umana si riflettono, in maniera diretta, anche sui vizi e le virtù del titolo Frogwares.
DEI BINARI E DELLE ATTESE
Il problema principale del titolo, in fondo, è quello relativo alla scrittura dei sei casi: un gioco che si basa sul metterci in dubbio dovrebbe avere una qualità di scrittura costante e sopraffina, e invece non è così: mentre tre casi sono messi in scena in maniera egregia, altri tre risultano banali e scontati. Insomma, per metà del gioco, che proprio breve non è, andiamo avanti per inerzia, visto che dopo pochi minuti di indagine il quadro della situazione appare abbastanza chiaro, con buona pace dei dubbi e della moralità (per quanto le sfumature delle scelte finali diano sempre un minimo di brio alla situazione). Il secondo aspetto controverso del titolo è sicuramente quello relativo alla fase delle indagini: le cose da fare sono tantissime tra reperimento delle prove, interrogatori e ricostruzione della vicenda, con tanto di momenti discretamente divertenti, come gli esperimenti o le indagini olfattive di Toby.
[quotesx]L’esperienza risulta davvero un po’ troppo sui binari[/quotesx]
Il problema, di fatto, è che sulla lunga l’esperienza risulta davvero un po’ troppo sui binari e a conti fatti ci limitiamo a esplorare ogni centimetro delle location alla ricerca di hot spot o di punti in cui attivare le abilità di intuizione e immaginazione di Sherlock; il tutto alternato da dialoghi in cui bisogna necessariamente scegliere l’unica risposta esatta per mettere in difficoltà i nostri interlocutori. Per carità, in generale funziona anche benino e i minigiochi sanno essere carini, però in un titolo basato sul dubbio, avere la certezza di reperire tutte le prove in maniera corretta è un po’ un controsenso.
Ad acuire gli attimi di frustrazione ci sono poi i caricamenti terribilmente lunghi, che spezzano un ritmo già di suo non proprio velocissimo. Un peccato, perché tecnicamente il gioco si difende bene e sfrutta discretamente l’Unreal Engine 3, soprattutto se giocato in prima persona, visto che le animazioni dei personaggi sono un po’ legnosette. In compenso gli ambienti e in generale lo stile grafico donano un’atmosfera davvero notevole al tutto. Insomma, sarebbe bastato veramente molto poco per rendere Crimes and Punishments il gioco investigativo definitivo: purtroppo per lui, si deve invece accomodare accanto ad altri imputati illustri, seppur con qualche attenuante in più.