Samurai Warriors 4 – Recensione

Dopo aver vestito i panni di Lu Bu in Dynasty Warriors 8 Xtreme Legend Complete, aver combattuto a fianco delle provocanti eroine di Dead or Alive e il silente cavaliere di Atelier Rorona in Orochi Warriors 3 Ultimate, aver aiutato Link e Zelda a riportare la pace nel regno di Hyrule in Hyrule Warriors, Omega Force e Koei Tecmo hanno deciso di offrirci un’altra divagazione sul genere “musou” calandoci nelle atmosfere del Giappone feudale.

Insomma, quando sembrava che il mondo dei videogiochi per home console avesse finalmente accantonato per qualche mese l’uscita dell’ennesima iterazione della serie Dynasty Warriors, ecco arrivare Samurai Warriors 4. Malgrado il panorama videoludico nipponico sembri ristagnare sempre più ogni mese che passa, mancando di differenziazione dell’offerta (specie su PS4 e Xbox One), possiamo parlare senza alcun dubbio di questa ennesima variazione sul genere “combattenti-orientali-realmente-esistiti-e-non-che-se-le-danno-dibbrutto” come di una delle meglio riuscite.

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Samurai Warriors 4 sposta l’attenzione dei giocatori sul Giappone del 1600 e sulla cinquantina di combattenti protagonisti del titolo, fra ronin imberbi più o meno attinenti alla figura storica cui dovrebbero rifarsi e rivisitazioni estetiche di altri celebri personaggi chiaramente filtrate dall’estetica tipicamente anime super-eroistica. Fortunatamente il titolo integra un’enciclopedia interna che distingue gli eroi del videogioco da quelli attinenti alla realtà, spesso rivelando anche alcuni dettagli scabrosi, perlopiù legati alla fine prematura della maggior parte di questi. Ora che so che Goemon Ishikawa è morto bollito vivo mentre cercava di salvare il figlioletto dalla stessa sorte, non so più con che occhi guardare il personaggio del gioco e l’aiutante di Lupin The 3rd…

[quotedx]Samurai Warriors 4 può contare su un motore ludico leggermente più complesso di quanto si potrebbe ipotizzare[/quotedx]
Nonostante l’avventura si comporti a grandi linee esattamente come nei titoli elencati in apertura, con grandi quantità di nemici su schermo da fare letteralmente saltare in aria a colpi di katana e simili, Samurai Warriors 4 può contare su un motore ludico leggermente più complesso di quanto si potrebbe ipotizzare a una prima occhiata. Innanzitutto i fendenti sono regolati da tre tipologie di danno, con tanto di nemici con specifiche debolezze. Con l’avvicendarsi delle ore di gioco e l’aumento del livello dei personaggi – il sistema di crescita tiene conto dei progressi in tutte le modalità – le possibilità offensive aumentano, con un buon numero di combinazioni inanellabili a furia di quadrato e triangolo. Come tradizione della serie, tornano gli attacchi speciali, subordinati al riempimento di un’apposita barra posta sotto a quella dell’energia. Uno stato speciale chiamato “Rage Mode” è attivabile anch’esso riempendo degli indicatori a schermo a furia di colpi inferti. Questo intervallo di tempo permette l’esecuzione di mosse ancora più coreografiche e potenti, beneficiando al contempo di un bonus statistico temporaneo.

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All’inizio di ogni livello, non importa quale modalità di gioco si decida di intraprendere, viene chiesto di selezionare ben due eroi. Una volta sul campo di battaglia è possibile passare da un combattente all’altro in tempo reale, potendo in ogni caso intervenire anche sulla IA che controlla il partner dicendole come comportarsi, dove muoversi, ecc. Questa possibilità introduce un aspetto strategico non indifferente e quasi sempre appena abbozzato nella serie Dynasty Warriors: se è vero che gli obiettivi sul campo di battaglia vengono introdotti con il prosieguo delle schermaglie, Samurai Warriors 4 prevede che in ogni scenario della modalità storia si possano presentare compiti secondari a tempo che, non fosse per la possibilità di poter cambiare eroe e spostarsi velocemente da una parte all’altra del campo di battaglia, difficilmente sarebbero completabili. Ogni personaggio può inoltre contare su una mossa specifica che solo lui può compiere, nonché di capacità tali da rendere certe tipologie di eroi, come quelli agili come dei ninja, in grado di raggiungere parti della mappa altrimenti inaccessibili.

Anche il sistema di crescita risulta francamente più raffinato rispetto alla media del franchise, laddove ogni tipologia di colpo aumenta la propria efficacia a seconda di quanto venga effettivamente utilizzata in battaglia. Un giocatore portato a muoversi velocemente fra le folle di soldati nemici con attacchi Hyper, vedrà il personaggio da lui utilizzato specializzarsi in quel tipo di mosse, e a ogni level up si aggiungeranno nuove combo e possibilità offensive. Inoltre le armi raccolte sul campo di battaglia possono essere potenziate mediante l’utilizzo di pietre preziose, ricevute come ricompensa all’uccisione di un nemico speciale. Le modalità di gioco confezionate da Omega Force per questo nuovo festival di distruzione in stile “wuxia” seguono un iter assai classico, suddiviso in dodici filoni narrativi legati ai clan impegnati negli scontri per conquistare il Giappone. Vi è inoltre una modalità libera dove potersi sbizzarrire nei livelli giocati in precedenza, con tutti i personaggi messi a disposizione dal vastissimo roster di protagonisti, e non manca un’ulteriore opzione “chronicles” che fa le veci di quella “Ambition” vista in Dynasty Warriors 8 Xtreme Legend Complete.

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Probabilmente quest’ultima merita qualche parola in più. Dopo aver creato un proprio alter ego mediante un fornitissimo editor, è possibile scegliere una regione del Giappone antico e cominciare la propria scalata verso il successo. Come sul tabellone di un gioco da scatola, il giocatore deve muoversi di zona in zona interagendo con gli eroi dell’epoca e cercando di allearsi col più vasto numero di generali possibile, in modo da renderli giocabili nella modalità libera e poter instaurare con essi un rapporto d’amicizia. Portare a livello massimo l’affinità con ognuno di essi, dopo campagne militari completate fianco a fianco e risposte amichevoli negli eventuali siparietti narrativi, apre le porte a una moltitudine praticamente sconfinata di tipologie di armi, che contribuiscono ad aumentare il grado di personalizzazione dell’esperienza generale.

Per procedere di regione in regione ed entrare in contatto con il più vasto numero di protagonisti possibile è necessario uscire vittoriosi da diversi livelli con condizioni specifiche. Uno degli schemi più interessanti di quelli che ho portato a termine, seppur con qualche perplessità iniziale dovuta alla mia scarsa conoscenza del background narrativo e storico del titolo, prevedeva che io sconfiggessi o attaccassi determinati personaggi storici per rispondere a quiz di cultura generale, come “Colpisci il più giovane dei generali del determinato clan” o “Individua il generale famoso con il cognome sbagliato”. Inaspettato e sicuramente gradito, ma probabilmente non alla portata del tipico giocatore occidentale.

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Tecnicamente il titolo è sicuramente un passo avanti rispetto a quanto visto nel sempreverde ottavo episodio della serie madre, e benché la versione PS4 non sia imprescindibile per quanto riguarda il dettaglio grafico, può vantare un frame rate granitico (60 fps) e un numero di avversari a schermo decisamente maggiore rispetto alle controparti PS3 e PS Vita. Texture ambientali più definite, shader aggiuntivi e un sistema d’illuminazione differente coronano l’esperienza di gioco offerta dalla nuova console Sony, con tanto di immancabile possibilità di cross-save. Per gli irriducibili strateghi che sognano di colonizzare il Giappone feudale non solo fra le mura della propria dimora, ma anche saggiando la comodità di quel gioiellino tecnologico che è lo schermo di PS Vita (dalla prima versione almeno).