Era l’inverno del 2001 e Xbox Live era ancora da venire. Io ed alcuni amici ci trastullavamo con le nostre Xbox nuove di pacca, i cui pad giganormici si consumavano a colpi di pistola ad aghi, quando qualcuno dotato di mega taverna lanciò l’idea di organizzare un Halo Party, a base di partite a squadre a oltranza, birra a fiumi e patatine. Eravamo in otto, con quattro console collegate via System Link: in quel momento nacquero le gamertag che molti di noi si portano dietro ancora oggi; ma soprattutto nacque una passione sfrenata per una serie che ha avuto l’indubbio merito di sdoganare il genere degli sparatutto laddove nessuno, fino a quel momento, aveva trovato terreno fertile (tutte cose che dovreste sapere, se avete guardato il nostro specialone video sulla storia di Bungie; in caso contrario, cliccate qui). Ma torniamo ai giorni nostri, ovvero a tredici anni esatti dal lancio di Xbox e di Halo: Combat Evolved, perché è tempo di capire cosa ha combinato Microsoft con Halo: The Master Chief Collection, sulla carta una delle raccolte più clamorose che la storia ricordi.
L’INCOMPIUTA
Eh già. L’incompiuta. Per due motivi, uno dei quali è legato all’assenza del voto in questa prima parte di recensione. Microsoft mi ha fatto avere una copia scaricabile di Halo: The Master Chief Collection circa una settimana fa: un bel 45 GB di roba, nella quale non era però presente il content update da ulteriori 15 GB. Sono rimasto in attesa fino all’ultimo, prima di mettermi a scrivere, quando l’aggiornamento è stato pubblicato in extremis, a poche ore dalla scadenza dell’embargo del pezzo che state leggendo. Ergo, non ho potuto giocare a sufficienza il multiplayer (se non qualche partita, col matchmaking che funzionava a singhiozzo), e non ho avuto in alcun modo la possibilità di testare la sua incarnazione co-op.
[quotesx]Su trama e gameplay c’è poco da dire: è Halo e tanto basta![/quotesx]Quattro campagne per altrettanti titoli. Da qui il secondo motivo dell’incompiuta, perché di Reach e di ODST non ce n’è manco l’ombra. Se la prima questione sta notevolmente inficiando la lavorazione di questa recensione (ed ecco perché completerò l’opera con una seconda parte nei prossimi giorni, giacché di dare un voto, oggi, non se ne parla proprio), il secondo rappresenta un non-problema: dopotutto, si tratta di spin-off che – per quanto gradevoli – non avrebbero avuto un gran senso all’interno di una Collection che ci permette di viaggiare dal primo all’ultimo episodio ufficiale, senza quasi prendere fiato. Certo, fossero stati inclusi tutti i capitoli, credo che nessuno di noi avrebbe avuto da ridire, ma anche così non c’è da farne un dramma. Dopotutto, in cambio di una sessantina di euro si portano a casa quattro giochi completi, per ben 4000 punti Obiettivo da mettere in cascina: una festa per tutti coloro che tengono al proprio Gamerscore come al gatto di casa.
RESTYLING (QUASI) COMPLETO
Su trama e gameplay c’è poco da dire. È Halo e tanto basta. Certo, dopo un paio d’anni a palleggiarsi tra sparatutto come Wolfenstein, Call of Duty e Battlefield, si fa un minimo di fatica a riabituarsi all’assenza del iron sight, al lancio delle granate con LT e alla ricarica dell’arma sul pulsante RB, anziché su X. Questione di un paio d’ore, comunque, e la mano torna a essere veloce, così come la memoria ha un sussulto dietro l’altro, riscoprendo scenari vissuti tempo fa, tra stragi infinite di covenant e flood.
Un grande lavoro è stato svolto sulle scene di intermezzo di Halo 2 e Halo 3, che a tratti lasciano basiti per qualità e coinvolgimento. Il primo Halo è in sostanza la CE Anniversary, e anche su questo c’è poco da dire: tra tutti, si tratta dell’episodio che più paga in termini di qualità, vuoi perché il team di sviluppo si è concentrato con maggior decisione sui capitoli che non avevano mai subito alcun remastering, vuoi perché 13 anni e due generazioni sulle spalle si sentono comunque parecchio. Halo 4, invece, aveva già dei filmati di ottima fattura, che sono stati fondamentalmente riproposti nelle versioni originali, senza che siano stati operati grandi ritocchi.
[quotedx]Quello che lascia più a bocca aperta è halo 2[/quotedx]Tra i quattro episodi presenti in Halo: The Master Chief Collection, quello che lascia più a bocca aperta è Halo 2, che non per nulla vanta il suffisso Anniversary. Il restyling grafico è notevole, e se non fosse per la pochezza dei volti e la legnosità delle animazioni dei “colleghi” Spartan (su cui purtroppo il team di sviluppo non è intervenuto in alcun modo), Halo 2 potrebbe benissimo passare per un titolo costruito nativamente per Xbox One, pur con la consapevolezza delle sue lontane origini. Anche il lavoro su Halo 3 è pregevole, ma gli asset di partenza erano sicuramente più agevoli da trattare, rispetto al suo diretto predecessore. Persino Halo 4 è stato epurato dalle incrostazioni del tempo, ma forse con un po’ meno convinzione di quanto è stato fatto con il secondo e il terzo capitolo. Insomma… quello che ha subito il maggior upgrade grafico è senza dubbio Halo 2, davvero piacevole da rivivere nonostante giri “solo” a 1328×1080, ma comunque nella fluidità granitica dei 60 fps (caratteristiche tecnica, questa, comune anche agli altri titoli, che vantano però anche una risoluzione di 1080p).
SPARTAN SENZA CASCO
Purtroppo, giocando ho avuto modo di incontrare qualche bug fastidioso. Una piccola parte di questi pare essere stata corretta con il content update di cui sopra, ma al momento è mio obbligo segnalarveli, in attesa di rendervi edotti della loro effettiva scomparsa (o permanenza) quando pubblicheremo la seconda parte di questa recensione. Alcuni problemi della Halo: The Master Chief Collection sono sostanzialmente di contorno, ma hanno lo svantaggio di spezzare atmosfera e immersione: tra i tanti, cito l’audio fuori sync di alcuni personaggi (soprattutto in Halo 4) e il fatto che alcune scene di intermezzo vengono troncate troppo presto, senza un legame con quello che accade successivamente a schermo.
Altri problemi più gravi sono invece emersi durante le fasi di gameplay, con script che non si attivavano e che di fatto impedivano la prosecuzione della storia, nemici che restavano imbambolati ad attendere inermi la morte e qualche inaspettato crash, con conseguente ritorno alla dashboard. Ripeto e ribadisco il concetto: il content upgrade, oltre a dare accesso a tutte le feature di Halo: The Master Chief Collection (Spartan Ops escluse, che arriveranno a dicembre), rappresenta anche una corposa patch correttiva; tuttavia, gli effetti sui problemi sopra esposti richiedono che io ripercorra da capo tutti quei livelli dove si sono palesati. Per correttezza, quindi, vi rimando a tra qualche giorno, quando tireremo le fila definitive su Halo: The Master Chief Collection… voi restate sintonizzati su queste pagine, mi raccomando!
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