La riuscita di This War of Mine, terzo titolo dei talentuosissimi 11bit Studios, è palpabile già nelle prime ore di gioco, e diventa addirittura prorompente nelle fasi avanzate: non ci troviamo di fronte a un cosiddetto “serious game”, in cui un tema delicato – in questo caso la guerra vista dai civili – viene affrontato con piglio principalmente didattico, bensì a un’esperienza ludica degna di questo nome, dove i canoni dei videogiochi gestionali vengono reinterpretati (e in parte riscritti) per giungere a un preciso risultato, per farci amare i nostri sopravvissuti e metterli di fronte a scelte davvero difficili. Il lungo lavoro di ricerca svolto dagli sviluppatori, intervistando testimoni e documentandosi sulla vita dei civili nei conflitti moderni (che certo non hanno risparmiato la Polonia nel secolo scorso, e men che meno l’area geografica dell’est Europa), è riuscito a donare ai concetti di “sandbox” e “intrattenimento” un significato diverso, al punto che si stenta a chiamarli nello stesso modo e si viene comunque coinvolti, con inusitata profondità, in un’esperienza difficile e articolata.
Il tempo dei lupi
Cosa fareste di fronte a un importante bottino, pieno di cose utili per la sopravvivenza del vostro gruppo, se i legittimi proprietari, due inermi anziani, vi supplicassero in ginocchio di non portare via cibo e medicine? E ancora: siete pronti a difendere una donna dalla violenza di un soldato, sapendo che il gesto metterà a rischio la vostra vita e il sostentamento dei vostri amici? In un certo senso, sarebbe stato più facile porre queste (e tante altre) domande in un contesto ludicamente lineare, magari in un’avventura grafica in stile Telltale; This War of Mine sceglie invece una strada diversa, molto più interattiva e concettualmente complessa, offrendo al giocatore scenari bidimensionali che possono risultare semplici a una prima e distratta occhiata, ma che in realtà contengono un gran numero di elementi interattivi e, di conseguenza, un mare di soluzioni dal valore contemporaneamente ludico e “morale”. Possiamo usare le armi solo per difendere il rifugio, e allo stesso tempo costruire strumenti (ad esempio officine, oppure distillerie artigianali) e beni (alcolici, medicine e utensili) utili al commercio, per ricorrere alla violenza solo in casi estremi; è anche possibile, però, approntare o riparare armi da taglio e da fuoco, produrre munizioni e strumenti contundenti di vario tipo, finendo fatalmente per riprodurre in un contesto civile, dall’ottica di briganti senza scrupoli, la violenza che i soldati hanno portato per le strade.
[quotedx]This War of Mine mette di fronte a scelte difficili, sia dal punto di vista ludico che morale[/quotedx]
In mezzo ci sono tantissime sfumature, che donano all’esperienza una personalità molto ben definita: la relativa serenità dei sopravvissuti dipende dal loro senso di sicurezza, e dunque dalla costruzione di armi e barricate, oltre che da dettagli apparentemente “normali” che diventano un lusso in tempo di guerra, come la semplice disponibilità di un letto per riposare, oppure la lettura di un libro rinvenuto tra le macerie. Se il tenore “psicologico è importante, la salute fisica lo è ancor di più: una stufa può riscaldare la temperatura del rifugio, magari distruggendo mobili ormai inutili per alimentarla, ed è possibile produrre in casa medicine per curare i malanni meno gravi, raccogliendo erbe e predisponendo uno dei suddetti laboratori. La ricerca della verosimiglianza ha coinvolto i più piccoli particolari, al punto che fabbricare pale, piedi di porco e grimaldelli non ha il solo scopo di velocizzare operazioni di scavo o l’abbattimento di una porta, ma anche quello di evitare ferite superficiali e fatiche inutili; gli scenari, inoltre, si popolano di icone più specifiche a seconda del contesto e degli strumenti a disposizione, ad esempio per sfondare un armadio con una sbarra, per mettersi al riparo in uno scontro a fuoco o, ancora, per segnalare il fatto che stiamo rubando.
[quotesx]Durante la notte, il gioco si trasforma in una sorta di strategico stealth con sfumature “survival horror”[/quotesx]
In questo senso, This War of Mine non ha paura di diventare quasi un altro gioco, nel momento in cui l’azione lo rende necessario: ciò accade in particolar modo nelle sortite notturne, ben distinte dalla vita quotidiana e precedute dalla preparazione della notte (in cui dobbiamo decidere chi fa la guardia e chi può riposare, per terra o su un letto), quando il realistico rilevamento a coni visivi, la gestione dei ripari, il sistema di controllo via mouse e la pura atmosfera avvicinano This War of Mine a una sorta di strategico stealth con sfumature “survival horror”, dove l’orrore è ovviamente quello della guerra… Questo è uno dei motivi per cui il gioco di 11 bit Studios non è solo un esercizio di stile, dedito a una narrazione dinamica e realizzato con ottimo gusto estetico (disegni animati, dal tono opportunamente maturo), ma un’opera ludica che coinvolge in virtù delle sue numerose soluzioni, ognuna realizzata in modo impeccabile nonché applicata, senza tentennamenti, a un contesto dolente e iperrealista. State certi che qualcuno del gruppo morirà, magari per una piccolissima disattenzione, e non mancheranno tanti altri casi per rendersi conto che This War of Mine è un gioco molto impegnativo, dove le decisioni sono imposte dalle costanti necessità del gruppo e possono travalicare, in alcuni casi, un convintissimo voto di non violenza.
Perfezione non perfetta
Le principali critiche a This War of Mine possono essere mosse sulla sua struttura, un pochino datata e talvolta frammentaria, oltre che alla semplicità di alcune soluzioni: l’assenza di AI complesse in stile The Sims, ad esempio, è legittima nelle pericolose sortite notturne ma risulta un po’ forzata durante il giorno, quando il giocatore può di fatto condannare a morte qualcuno semplicemente non dandogli da mangiare, oppure portarlo all’esaurimento nervoso non facendolo mai dormire; il gioco, poi, avrebbe potuto aprirsi maggiormente in termini di esplorazione, predisponendo un scenario a scorrimento altrettanto semplice ma un poco più libero e continuo nello sviluppo, senza passare da mappe separate e da rigide divisioni fra giorno (gestione dei rifugio) e notte (controllo diretto del personaggio in avanscoperta simulazione in background per gli altri). Ciò detto, il titolo di 11bit Studios resterà impresso nella mia memoria per un bel pezzo, ben più di altre e blasonate esperienze.