Il giorno della sua prima apparizione, non posso proprio nascondervelo, Hyrule Warriors destò più di una perplessità in me e nelle lande redazionali. Certo, ci si poteva fidare di Nintendo, del suo essere sempre piuttosto “protettiva e gelosa” nei confronti della sue storiche saghe (dimentichiamoci pure gli Zelda per CDi), ma il sottoscritto, subito dopo il relativo Direct, ha rischiato un vero e proprio tracollo emotivo. In quei primi istanti il progetto Hyrule Warriors mi era sembrato addirittura una sorta di blasfemia, un tentativo scellerato di portare qualche sventurato giocatore a saltare sul traballante carrozzone del Wii U. Col passare dei mesi, però, quel semplice Dynasty Warriors vestito con i capi griffati Nintendo ha messo in mostra qualche buona idea, riuscendo a far entrare un flebile raggio di luce nella tenebrosa stanza del disfattismo.
Sono sufficienti una manciata di minuti e qualche semplice menù per rendersi immediatamente conto che nel titolo nato dalla collaborazione fra Nintendo, Team Ninja e Omega Force i contenuti non mancano di certo. Oltre all’immancabile modalità leggenda, che ci permette di salvare Hyrule da una nuova e demoniaca minaccia, è possibile affrontare tutti i capitoli della campagna in libertà o, ancora, dedicarsi a tutta una serie di sfide e missioni extra, dotate di regole specifiche e capaci di elargire nuove armi e ben quattro personaggi inediti. Ma procediamo con ordine.
QUANDO GLI UNIVERSI SI FONDONO, UN SOLO EROE DI VERDE VESTITO NON BASTA
Proprio come in un capitolo a caso della serie Warriors, indipendentemente dalla modalità scelta il giocatore si trova catapultato al centro di un enorme campo di battaglia, invaso letteralmente da centinaia e centinaia di nemici. Due tipologie di attacchi, uno veloce e uno forte, ci permettono di falcidiare la stragrande maggioranza di questi ultimi, mentre l’immancabile mossa speciale, legata alla consueta barra da riempire, diviene presto indispensabile nel corso degli scontri con i boss.
Le varie aree si aprono col passare dei minuti, mentre gli incarichi si modificano in base alle nostre eroiche azioni. Tutto come da copione, insomma… o quasi. In Hyrule Warriors, infatti, si parte liberando un’area sotto il dominio del nemico, si incrementa il numero delle nostre esigue armate, si passa all’eliminazione di un preciso comandante e si finisce per recuperare uno scrigno contenente i familiari fiori bomba, comodi per far esplodere degli enormi massi e liberare così la strada per l’area successiva. Esistono poi obbiettivi opzionali, come la conquista di presidi o la ricerca e l’eliminazione delle storiche aracnule d’oro, utili per mettere le mani su armi rare e vari collezionabili.

Gli atti che compongono questa nuova epopea “zeldiana” sono ben 14 (a cui si sommano quelli visti tramite i dorati occhi di Ganondorf), propongono un numero davvero cospicuo di eroi e ci permettono di combattere ammirando tutti quei panorami oramai impressi indissolubilmente nella memoria. Dalle lussureggianti piane di Hyrule si corre verso la lava del vulcano di Oldin, si combatte addirittura sulla piana del crepuscolo di Twilight Princess e si sfida Ghirahim nella ridente cittadina di Oltrenuvola, trascinata di peso dal recente Skyward Sword.
Fortunatamente, l’iconografica classica legata alla saga di Zelda non si è limitata a modificare esclusivamente l’aspetto estetico di Hyrule Warriors, ma ne ha impreziosito anche le meccaniche prettamente ludiche. Nel corso delle battaglie si svelano spesso vere e proprie stanze segrete; gli oggetti tradizionali (come il rampino, l’arco o il boomerang) vanno utilizzati in specifici momenti, mentre la possibilità di “lockare” il nemico si traduce in spunti ludici sia nuovi (almeno per gli habitué di Tecmo Koei), sia classici (per gli standard zeldiani). All’appello non mancano neppure gli scontri con i boss di fine livello, tutti caratterizzati da regole comportamentali da comprendere e assimilare al meglio.
Durante la selezione dei personaggi è inoltre possibile equipaggiare e modificare una delle tante armi trovate nel corso delle battaglie o utilizzare i materiali recuperati, sia per generare oggetti indispensabili (come le immancabili ampolle), sia per sbloccare nuove combo. Peccato che la continua pressione del tasto A sia sufficiente per avere la meglio su tutto e tutti e, anche innalzando il livello di difficoltà, le nuove mosse ottenute con il sudore dei polpastrelli continuano a rivestire un ruolo assolutamente marginale.
HYRULE WARRIORS, OVVERO SI POTEVA FARE MEGLIO
Nonostante gli sforzi profusi dal team di sviluppo, Hyrule Warriors non riesce a debellare completamente lo spettro della noia e dopo diverse ore passate a maciullare orde e orde di nemici (dotati tra l’altro di un’intelligenza artificiale inversamente proporzionale al loro numero), qualcuno potrebbe ammainare bandiera bianca e riporre per sempre il titolo di Tecmo Koei e Nintendo in un cassetto.

La grande delusione, a dirla tutta, giunge quando ci si imbatte nel multiplayer locale. Mentre un eroe si diletta a martoriare le armate dell’oscurità fissando la TV, il comprimario può fare altrettanto servendosi dello schermo touch del Gamepad. Sulla carta sarebbe anche una buona idea, se non fosse che, optando per questa soluzione, entrambe le immagini vanno incontro ad un traumatizzante e inspiegabile calo di qualità. Il gioco inizia sia a perdere in fluidità, sia in definizione, dando l’impressione di trovarsi di fronte a un vecchio titolo in SD, ulteriormente rovinato da un’imbarazzante quantità di “scalettature”. Un vero peccato, anche perché in singolo i modelli poligonali convincono appieno, soprattutto quelli degli eroi. Le texture, poi, svolgono adeguatamente il loro compito, mentre la fluidità d’azione, pur con qualche raro scivolone, si attesta sempre su livelli più che discreti.