Vi ricordate Derceto? Come no! L’enorme e terrorizzante magione in cui è ambientato il primo Alone in the Dark, quello bello, che ha terrorizzato migliaia di utenti (tra cui ovviamente il sottoscritto) nel lontanissimo ’92. Il motivo per cui riesumo tale viecchiume videoludico è che White Night, l’opera prima dei francesi Osome, mi ha riportato indietro di vent’anni, dentro quella dannata villa che mi causa ancora incubi nonostante la folta barba, e lo ha fatto sia nel bene che nel male. Preparate le mutande di scorta: ne avrete bisogno.
BRIVIDO BICROMATICO
La prima, grande, paricolarità del titolo distribuito da Activision è lo stile grafico che gli dona non poca personalità, grazie a un mondo completamente in bianco e nero. Una strizzata d’occhio ai fumetti (qualche scena mi ha ricordato tantissimo Sin City) e un ammiccamento verso il Noir degli anni ’30 fanno da contorno a una storia in grado di farci rabbrividire sin dai primi attimi: nei panni di un uomo misterioso sopravvissuto a un incidente automobilistico, ci infileremo zoppicanti in una vecchia e decrepita magione in cerca di aiuto.
Scopriremo immediatamente che la bicromia non è solo uno stile originale tramite cui raccontarci l’avventura, ma bensì una vera e propria parte integrante del gameplay, grazie a originali enigmi che sfruttano appieno luci e ombre. Non è raro scoprire, ad esempio, che un importante oggetto era sempre sotto al nostro naso, ma invisibile ai nostri occhi fino all’accensione di qualche fonte di luce. White Night da vedere è veramente bello, e vi assicuro che non si sente la mancanza di altri colori su schermo. In aggiunta, i fantasmi nascosti nella penombra sono veramente in grado sia di mandarci in panico, sia di farci balzare senza pietà sulla sedia, con buona pace delle nostre coronarie.
VECCHIA SCUOLA
Le note dolenti arrivano però con le inquadrature della telecamera e con i controlli. Il ciancicante protagonista è controllato attraverso schermate fisse viste da angolazioni al limite dell’umano, proprio come accadeva nei primi Alone in the Dark, Resident Evil e Silent Hill: ovviamente tale scelta di regia non è stata presa per puro sadismo, ma per trasmettere maggiore ansia al giocatore. Il problema è che, per “colpa” anche dello stile grafico, si fatica non poco a capire la posizione del protagonista nell’ambiente, e soprattutto a tenerlo ben distante dai minacciosi fantasmi, pronti a punirci con il game over anche per un solo passo falso.
[quotedx]Giocare coi fiammiferi è pericoloso, ma stare al buio è ancora peggio[/quotedx]I controlli, seppur buoni tramite pad, fanno patire nel caso si voglia utilizzare una tastiera: senza nemmeno tenere in mano il mouse (non ricordo l’ultimo titolo in cui si usava solamente la tastiera, davvero) ci si improvvisa pianisti per esplorare la lugubre casa, soffrendo enormemente i cambi di direzione tra un passaggio d’inquadratura e l’altro, soprattutto nelle fasi più tese. Morire e dover ricaricare prima di una lunga sessione per un cambio di telecamera improvviso, che ha spinto il protagonista tra le braccia di un ectoplasma, è roba da rischio scomunica. Poi non dite che non vi avevo avvisato.
HAI DA ACCENDERE?
Giocare al buio è pericoloso, lo sappiamo! Per evitare una morte prematura possiamo contare solo su una dozzina di fiammiferi, la cui debole luce basta a non crepare malamente. La gestione delle flebili fonti di luce è quindi fondamentale per avanzare nell’avventura, tanto che pagheremmo a caro prezzo il girare senza meta per la casa se non trovassimo prima una piccola scorta di cerini. Anche la gestione dei salvataggi ricorda tanto i vecchi survival horror: solo riposando su qualche particolare poltrona salviamo i nostri progressi, e spesso e volentieri conviene affrontare i pericoli della villa pur di schiacciare una pennichella dopo aver conquistato qualche importante obiettivo. Purtroppo, i checkpoint non sono distribuiti in maniera omogenea, e nei capitoli finali si soffre fin troppo, anche per colpa di un alto livello di difficoltà che non permette nessun passo falso.
Nonostante questi piccoli difetti, White Night è un titolo più che buono, capace di tenere incollati davanti allo schermo per cinque o sei orette prima di essere terminato, ma soprattutto in grado di far sobbalzare di paura spesso e volentieri. Se siete in cerca di qualche brivido, il prezzo budget a cui viene offerto su Steam farà di certo a caso vostro!