Tales from the Borderlands Episodio 2: Atlas Mugged – Recensione

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E così, dopo i botti del primo episodio Zer0 Sum, siamo qui a parlare di un capitolo interlocutorio di Tales from the Borderlands, ovvero Atlas Mugged. Chi si fosse perso la recensione della prima parte farebbe bene a cliccare qui e leggere descrizione e giudizio, così da farsi un’idea più precisa dell’argomento di questo articolo. Atlas Mugged, come detto, è un episodio di raccordo: un po’ come da prassi TellTale, oserei dire, visto che è nelle corde dello sviluppatore utilizzare i secondi capitoli per rinsaldare i concetti e fissare bene i rapporti tra i personaggi. Non aspettatevi grandi stravolgimenti, quindi, ma un susseguirsi di avvenimenti dal ritmo vagamente blando (a parte un paio di situazioni) che portano al consueto cliffhanger finale, gancio infinito verso un terzo episodio che speriamo di non dover attendere così a lungo come abbiamo fatto col qui presente Atlas Mugged.

Tutta la narrazione si palleggia tra i soliti Rhys e Fiona, mettendo sul piatto praticamente tutti i comprimari che abbiamo apprezzato in Zer0 Sum. Il primo scopre di essere l’unico in grado di vedere e di interagire con una sorta di fantasma di Jack il Bello, mentre la seconda fa di tutto per andare a pescare una preziosissima, nonché autentica, chiave del Vault. Rhys può sempre contare sulla sua vista bionica, mentre Fiona ha a sua disposizione il consueto portafogli dove accumulare denaro come se non ci fosse un domani. Entrambi questi aspetti peculiari dei due protagonisti restano ai margini della storia e, ancor di più, del gameplay; in particolare, l’inventario di Fiona si riempie di soldi e oggetti che solo raramente entrano in gioco in questo episodio, lasciando presagire utilizzi futuri.

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L’ANELLO DI UNA CATENA

Atlas Mugged, quindi, è un vero e proprio episodio di mezzo. Non deve stupire pertanto che una certa fetta delle due ore di gioco vengano spese soprattutto per delineare al meglio le personalità di alcuni personaggi. In particolare è Vaughn, l’occhialuto amichetto di Rhys, a mostrare le cose migliori da questo punto di vista, anche se la mia preferita resta Sasha (la sorella di Fiona), con la sua disarmante capacità di rendere leggere anche le situazioni peggiori. L’elemento più visibile, comunque, resta lo strano rapporto tra Rhys e la versione onirica di Jack il Bello: per come è stato impostato – narrativamente e non solo – il dualismo tra i due rischia di trasformarsi in un perno attorno al quale far ruotare tutte le vicende importanti della Stagione.

Fortunatamente, nonostante il plot di Atlas Mugged non decolli praticamente mai, tutti i dialoghi restano conditi dalla sana goliardia che già aveva caratterizzato il primo episodio di Tales from the Borderlands. Spesso si sorride; talvolta si ridacchia di gusto; qualche volta perfino ci si commuove, limitatamente alle corde comunque facete di una serie ben distante dalle cupezze di un The Walking Dead o di un The Wolf Among Us a caso, giusto per citare altri due celebri prodotti di casa TellTale. Siamo comunque lontani dai fuochi di artificio di Zer0 Sum, anche se Atlas Mugged si lascia vivere in scioltezza, senza certo suscitare nel giocatore picchi di entusiasmo, ma nemmeno ammorbandolo con momenti tediosi e inutilmente prolissi. Ora, però, fateci la grazia di non lasciarci altri quattro mesi e rotti in attesa di un terzo episodio che dia un vero boost alla storia di Tales from the Borderlands, vero amici di TellTale?