Toukiden Kiwami – Recensione

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Si dice che quando si diventa vittima dell’emulazione o della parodia altrui, si è automaticamente consacrati nel tempo. La pratica di creare un format dall’identità precisa, per poi reiterarlo in più e più incarnazioni, è una regola ben più che consolidata nell’industria creativa giapponese. Basta guardare il decadente panorama dell’animazione televisiva del Sol Levante, praticamente dominato da serie tutte uguali create per inseguire quei soldi facili che fanno gola a tutti, occhi a mandorla o meno. Così come il panorama occidentale si è improvvisamente focalizzato su MOBA e FPS online, anche l’industria del videogioco made in Japan ha voluto insistere su alcuni dei generi più in voga nello scorso decennio.

TOUKIDEN KIWAMI, IL MONSTER HUNTER DI KOEI TECMO

Oggi parliamo con molta tranquillità di “cloni di Monster Hunter” come si potrebbe parlare con altrettanta schiettezza di “cloni di Gears of War”, praticamente tutti quegli sparatutto in terza persona con coperture emersi dopo la pubblicazione del titolo Epic Games nel 2006. Ovviamente, rimanendo in ambito nipponico, chi ha cercato di inseguire la via del vero e proprio fenomeno culturale firmato da Capcom ha dovuto insistere parecchio, facendosi strada fra una folta schiera di competitor, ognuno caratterizzato da una propria identità stilistica e contenutistica. Le atmosfere anime post-apocalittiche di God Eater, l’asettico paesaggio e l’ibridazione sparatutto di Freedom Wars, i cromatismi accesissimi e l’eredità dell’omonimo MMORPG di Ragnarok Odyssey Ace o le atmosfere dannate della serie Soul Sacrifice: tutte realtà che, al giorno d’oggi, l’ennesimo clone di Monster Hunter deve tenere in conto, per riuscire ad offrire qualcosa di differente al pubblico di riferimento.

Il caso di Toukiden: The Age of Demons è quello di una serie che, senza molti fronzoli, si rifà al concept Capcom in modo quasi sfacciato. Effettivamente, spogliando Toukiden della sua identità stilistica, fortemente basata sul folklore e la cultura giapponese antica, non lo si distinguerebbe dalla serie cui fa riferimento se non per qualche evidente ingenuità ludica che Monster Hunter ha, ovviamente, superato nelle sue ormai innumerevoli incarnazioni. Fortunatamente, la più giovane IP di Omega Force è un prodotto solido, pur nella sua evidente “ispirazione” (leggi: scopiazzatura evidente).

toukiden kiwami

RIFACCIAMOCI IL LOOK

Toukiden Kiwami non è altro che una versione espansa e potenziata per PlayStation 4 dell’omonimo titolo pubblicato nel 2014 su PlayStation Vita. Nel titolo Koei Tecmo si è chiamati a vestire il ruolo di ammazzademoni in un’ambientazione che si rifà al periodo Sengoku giapponese, fra la metà del 1400 e la metà del 1600. In questa pillola romanzata di un Giappone fra realtà e illusione, la civiltà ha visto l’improvviso proliferare di demoni, detti tradizionalmente “oni”, e deve affidarsi a una élite di combattenti per poter sopravvivere. C’è da dire che l’action RPG di Omega Force (Dynasty Warriors, Hyrule Warriors) a differenza della serie Capcom, non si fa alcun problema a proporre un’ambientazione fatta di personaggi e di storie parallele da scoprire man mano che l’intreccio si dispiega di missione in missione. Addirittura, a seconda di come ci si comporta con i compagni, è possibile tessere con loro relazioni che permetteranno di conoscerne retroscena altrimenti taciuti. Chiaramente, non siamo di fronte a una rivoluzionaria e avvincente epopea fatta di eros e thanatos, né a un racconto nato dall’estro creativo di Yukio Mishima, ma la rinnovata attenzione per la componente narrativa e l’indovinata presenza del pennino dell’illustratore Hidari (Atelier Shallie, Atelier Escha & Logy, Atelier Ayesha) alle illustrazioni che accompagnano i dialoghi dei protagonisti riescono a dare quella marcia in più a un prodotto che, diversamente, potrebbe essere approcciato meramente per la sua semplice somiglianza alla serie Capcom, da anni appannaggio delle sole console Nintendo.

[quotedx]Non sarà Monster Hunter, ma comunque il titolo di Omega Force si lascia giocare in tutta serenità[/quotedx]La storia è suddivisa in capitoli che possono essere portati avanti solamente dopo aver completato tutte le missioni principali che vengono proposte dal bancone del villaggio di Utakata, vero e proprio HUB di Toukiden Kiwami. Non mancano diverse missioni secondarie, legate per lo più alla raccolta di oggetti o all’eliminazione di un determinato numero di nemici, ma in generale la sensazione di déja vù è forte, già a partire dalla prima missione. Persino la mappe esplorabili sono un vero e proprio fac-simile delle distese “frammentate” tipiche dei capitoli di Monster Hunter, con stanze interconnesse da una mappa che le distingue per numero. Purtroppo, Toukiden Kiwami si rifà ad una concezione di Monster Hunter precedente al quarto episodio, ergo è inutile aspettarsi che la potenza di calcolo di PlayStation 4 e PS Vita siano messe a dura prova dal blando design delle arene, nelle quale manca qualsivoglia tipo di evoluzione verticale. Malgrado ciò, l’azione si fa serrata praticamente da subito, con una serie di prime missioni che fungono da tutorial introduttivo, permettendo di constatare come la visione di Koei Tecmo del genere monster hunting sia decisamente più snella e forse un po’ “caciarona” rispetto a quella Capcom. Manca la tipica “pesantezza del movimento” di Monster Hunter, la proverbiale “fisicità degli scontri”, così come le migliaia e migliaia di possibilità ludiche che solo la raccolta di materiali e il crafting della serie esclusiva Nintendo possono offrire. Ciò non significa che Toukiden Kiwami non abbia profondità, ma è evidente come l’accento della produzione sia posto su altri elementi, tutti altrettanto validi o derivati, ma lontani dal sapore hardcore dell’ormai classico che ha dato il via al genere monster hunting.

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COSA C’È DENTRO

Chi ha già potuto godere del titolo nella sua incarnazione Vanilla sarà felice di sapere che questa edizione espansa è praticamente paragonabile alle versioni Ultimate della serie Monster Hunter. Questo significa, in soldoni, tante nuove armi, missioni e contenuti inediti. Nel caso specifico di Toukiden Kiwami le novità sono diverse, fra cui due nuove tipologie di armi fra cui scegliere, tanti nuovi equipaggiamenti, una campagna single player espansa e una IA di nemici e companion completamente rivista. Il piatto si fa ghiotto soprattutto dopo il settimo capitolo della storia principale, quando inizia un’inedita linea narrativa ambientata dopo la conclusione della storia dell’episodio originale. In modo intelligente, Omega Force ha voluto aggiungere la possibilità di trasferire i propri dati di salvataggio dell’edizione precedente, così che i più capaci “ammazzademoni” possano darsi alla pazza gioia nel nuovo scenario, da vivere in compagnia di nuovi compagni e, ovviamente, tanti nuovi temibili nemici mostruosi. Purtroppo, in sede di recensione non ci è stato dato modo di provare sul campo le potenzialità multiplayer online, ma è già confermata la possibilità di cross-play fra l’edizione PS4 e quella portatile su PS Vita.

Ovviamente, il passaggio a PlayStation 4, esclusiva delle sole edizioni occidentali, ha permesso a Toukiden Kiwami di beneficiare di diverse migliorie tecniche, come una rinnovata veste grafica, un sistema di illuminazione in tempo reale maggiormente performante e un dettaglio generale delle texture decisamente superiore a quanto visto su portatile. Chiaramente, è inutile aspettarsi miracoli sul fronte tecnico, ma il colpo d’occhio è sicuramente aiutato da una buona qualità dei modelli dei personaggi e dai tantissimi giochi di luce che Toukiden Kiwami propone durante l’esecuzione di tecniche speciali. Le differenze rispetto la versione PS Vita, tuttavia, finiscono qui, e malgrado la mappatura dei comandi giovi dell’ergonomia del DualShock 4, specie nelle sessioni di gioco più lunghe, è possibile scegliere la versione del gioco più adatta al proprio stile di intrattenimento senza alcuna riserva, tant’è che è pure possibile passarsi i dati da una versione all’altra grazie al cross-save.