Code Name S.T.E.A.M. – Recensione

Code Name S.T.E.A.M.

Con colpevole ritardo rispetto alla pubblicazione statunitense, avvenuta qualche settimana fa, Nintendo presenta ai giocatori europei un singolare titolo che mischia azione strategica in tempo reale, fasi shooter in terza persona e un nutrito cast di personaggi, basato su nomi e volti provenienti direttamente dalla storia e dalla letteratura americana. Code Name S.T.E.A.M. è l’ultima creatura di Intelligent Systems a baciare i due schermi del Nintendo 3DS: malgrado l’estetica ricalchi la cosmesi dei fumetti americani della Silver Age, stiamo parlando di un titolo dalle evidenti radici nipponiche, sviluppato peraltro dai creatori di serie come Fire Emblem e Advance Wars, mica gli ultimi cialtroni.

STEAM SAVE THE QUEEN!

La storia si apre in una Londra alternativa dal retrogusto steampunk, incorniciata all’interno di vignette da fumetto digitale, animato con una direzione da vero e proprio cinecomic. Retini e onomatopee a schermo chiariscono fin dall’inizio lo spirito di Code Name S.T.E.A.M., mentre il protagonista, Henry Fleming, mostra subito la sua aderenza a un po’ tutti i caratteri dello stereotipo del patriottico soldato americano: biondo, fisicato e determinato a proteggere a tutti i costi la “libertà” di cui si fa vanto il suo paese, il guerriero condivide il nome con il personaggio principale del libro di Stephen Crane, Il segno rosso della vittoria. La pace in quel della capitale della Gran Bretagna viene presto sconvolta dall’arrivo di lovecraftiani (non a caso…) alieni pronti a distruggere tutto. Nemmeno a dirlo, spetta proprio ad Henry e alla sgangherata squadra di combattenti S.T.E.A.M. difendere la pace e la tranquillità, sotto la guida dell’agguerritissimo comandante… Abraham Lincoln.

Code Name S.T.E.A.M.Se la premessa narrativa può sembrare surreale (e lo è!), il mio consiglio è quello di non spoierarsi l’identità di nessuno dei co-protagonisti, perché le rivisitazioni steampunk di alcuni di essi, provenienti dalla letteratura e dal folklore americano, sono davvero esilaranti. Il nutrito cast di combattenti viene introdotto poco a poco nei sedici capitoli che compongono la campagna, con la possibilità di sceglierne solamente quattro per ogni missione. Esattamente come la piccola gemma di SEGA che risponde al nome di Valkyria Chronicles, in Code Name S.T.E.A.M. l’azione è scandita dall’incedere di turni e movimenti limitati su una scacchiera. La navigazione nelle mappe risulta un po’ confusionaria a causa di una telecamera fin troppo ravvicinata e non allontanabile in alcun caso dal personaggio controllato. La possibilità di seguire l’andamento della battaglia a volo d’uccello come nello strategico SEGA sarebbe stata gradita, ma evidentemente i punti di contatto fra le due produzioni erano talmente evidenti che il team di sviluppo non ha voluto calcare troppo la mano sul copia e incolla. Alla fine sarebbero bastati un semplice radar, magari sullo schermo inferiore del 3DS, o una migliore gestione della telecamera per rendere la lettura del campo di battaglia meno difficoltosa.

Ogni azione e ogni spostamento corrisponde a un determinato numero di punti vapore, che vengono ripristinati all’inizio di ogni turno. Come è lecito aspettarsi, solamente sfruttandoli a dovere si raggiungono i migliori risultati, anche perché l’unica forma di azione difensiva è proprio legata al loro risparmio alla fine del turno. I punti deboli dei nemici sono sempre esplicitati da bagliori contestuali e Code Name S.T.E.A.M. invita continuamente il giocatore a sfruttare ogni singola fragilità dell’avversario per portare a casa la vittoria. Dopo i primi livelli diventa subito chiaro come un approccio strategico sia quasi sempre il modo migliore per affrontare le insidie del gioco, così come è vitale soppesare ogni minima azione prima di confermarla e portare così a termine il proprio turno.

SIGNOR PRESIDENTE, ABBIAMO UN PROBLEMA!

Fortunatamente il cast di personaggi è talmente caratterizzato e ricco da permettere di sperimentare metodi diversificati anche nella più intricata delle situazioni. Uno dei meriti di Code Name S.T.E.A.M. è sicuramente quello di lasciare spazio alla pianificazione, senza vincolare ogni singola missione a un’unica strategia vincente. Certo, diventa chiara in poco tempo l’importanza dell’utilizzo parsimonioso del vapore rispetto all’elaborazione di machiavellici piani di attacco, ma le sfide proposte di stage in stage sono abbastanza diversificate da assicurare un’avventura ricca di mordente anche sulla lunga durata. Alcuni avversari fanno affidamento sulla vista, altri inseguono solamente i forti rumori, mentre in fase avanzata diventano disponibili mezzi con cui muoversi e persino vere e proprie torrette, dalle quali è possibile sparare micidiali colpi ai nemici e, nel caso non si facesse attenzione, agli alleati. Gli obiettivi delle missioni spaziano dal raggiungere un punto determinato della mappa allo scortare civili indifesi sul campo di battaglia, ma comprensibilmente non mancano momenti sopra le righe, in linea con lo spirito scanzonato della componente narrativa, in cui è necessario prendere il controllo di ciclopici robottoni e stendere kaiju tentacolari a colpi di pugni titanici e alabarde spaziali.

Code Name S.T.E.A.M.Le ambientazioni che fanno da sfondo alle schermaglie sono disseminate di collezionabili e monete spendibili nei punti di salvataggio veloce ubicati qua e là, i quali permettono anche ripristinare la salute della squadra o di un singolo componente. Come tradizione insegna, completare al meglio ogni singolo livello e fare propri i collezionabili nascosti permette di sbloccare contenuti aggiuntivi, in questo caso armi e “steamer” (gli zainetti in dotazione ai personaggi contenenti il vapore necessario a muoversi), con cui personalizzare l’equipaggiamento della propria squadra. Non mancano sfide extra e una componente multiplayer sia locale sia online, ma è innegabile che il grosso di Code Name S.T.E.A.M. è rappresentato dalla campagna a giocatore singolo, eventualmente rigiocabile nella febbrile ricerca di collezionabili ignorati durante la prima run o di un punteggio più alto. Il gioco è compatibile con le miniature Amiibo, ma comprensibilmente con le sole quattro ispirate alla serie Fire Emblem: Marth, Ike, Lucina e Daraen (o Robin) possono essere schierati in battaglia semplicemente appoggiando le rispettive figures sullo schermo inferiore dei New Nintendo 3DS.

Per quanto concerne il lato prettamente tecnico di Code Name S.T.E.A.M., è da segnalare la necessità di eseguire un aggiornamento prima di lanciarsi nell’avventura, così da godere della possibilità di velocizzare i turni nemici; si tratta di una feature imprescindibile nel caso si voglia affrontare il gioco senza snervarsi alla seconda missione. La modellazione poligonale è ai limti dell’essenziale e in linea con lo stile squadrato e volutamente stilizzato del character design. All’occhio Code Name S.T.E.A.M. appare colorato e piacevole, ma non particolarmente convincente nei piani ravvicinati e in alcuni passaggi delle scene cinematiche. Il particolare stile grafico, mix di influenze art decò e ispirazioni fumettistiche, è una trovata indovinata, che dona all’intera produzione un look tanto caratteristico quanto incisivo, da amare o odiare secondo le vostre inclinazioni artistiche. Personalmente, pur preferendo un’estetica più vicina ai canoni cosmetici nipponici, ho trovato interessante la direzione delle scene narrative e la riproposizione in chiave steampunk di alcuni personaggi appartenenti al folklore statunitense. Anche se è palese l’ispirazione generale al più noto Valkyria Chronicles di SEGA, Code Name S.T.E.A.M. si propone con una precisa identità tematica e ludica, pur non spiccando per qualità o freschezza dei contenuti.