(Tratto da Retrogame Magazine #3, attualmente in edicola e online)
Quello che molte, troppe persone non capiscono è che il Videogioco, quello rigorosamente con la “V” maiuscola, è una questione di cuore, non (solo) di testa. Il Videogioco è espressione dell’uomo, della sua cultura e di ciò che porta dentro; è uno strumento per raccontare delle storie, per descrivere i tempi che stiamo vivendo o che abbiamo vissuto, è un pennello magico per tratteggiare sul foglio della nostra anima un’emozione, qualcosa che arde dentro di noi e vuole disperatamente uscire. Questo è il Videogioco, e voi e io lo sappiamo bene. Perché siamo stati bambini, e il Videogioco è stato lì con noi, a rendere più bella (e a volte semplicemente più sopportabile) la nostra vita. Se sei stato o sei tuttora un nerd, non c’è niente di male a ricordare che certe volte il Videogioco rimpiazzava la ragazza che avevano già alcuni nostri amici o semplici compagni di scuola. A volte il Videogioco era l’unica soluzione al bullismo, e andava difeso contro le forze oscure che volevano farci fare abiura.
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[quotesx]Meglio sballarsi in discoteca, no?[/quotesx]
“Se vuoi diventare un figo, smettila con quegli stupidi giochini elettronici!” Certo, tutto chiaro: meglio sballarsi in discoteca, meglio cominciare a fumare, meglio ubriacarsi il sabato sera o cominciare a farsi le canne… Perché il videogioco è un passatempo del cavolo, no? È solo l’hobby passeggero di un bambino, magari anche un po’ sfigato. Eh no, gente. Io non ci sto. E a questo gioco al massacro ho sempre e dannatamente gridato il mio no. Attenzione: io non sono né un bigotto né un puritano. Non ho nulla contro ciò che ho menzionato prima e non mi interessa come una persona decida di divertirsi. Insomma, non sono né voglio essere un moralista. Quello che non accetto e non accetterò mai è solo il fatto che dal videogioco si debba fisiologicamente uscire, quasi fosse uno step transitorio in un processo di maturazione.
È una maledettissima st****ata, amiche e amici. Bella e buona. Senza se e senza ma. Giocare ai videogiochi non è peggio che giocare a calcetto, andare a nuoto, allevare un cucciolo o suonare il pianoforte. Come del resto non è meglio. E nessuno venga a dirvi quando dovreste smettere, perché noi videogiocatori veri, noi conscious gamer, be’, ragazzi… noi non smetteremo MAI di giocare. Perché ci fa stare bene, ci fa crescere, ci tiene vivi e attivi, ci rende persone migliori. Perché, in parte, è proprio il Videogioco che ci ha resi ciò che siamo, e nessuno (dico NESSUNO) deve permettersi di mettere in dubbio il vostro valore come persone. Scusate se mi infervoro, ma per natura sono sempre rimasto molto vicino alla mentalità dei bambini, non dimenticando mai il modo in cui affrontano coraggiosamente la vita, il candore con cui agiscono e l’effetto fortissimo che hanno su di loro le cose che accadono, belle o brutte che siano. Per questo vi dico di non dimenticare mai chi siete, di non smettere mai di essere videogiocatori. Perché noi siamo quelle persone in grado di guardare il Super Mario che è in copertina e scorgere infiniti universi generati dalla fantasia e dalla passione. Luoghi fantastici dove potremo sempre rifugiarci, tra amici, tra persone come noi, certi che niente e nessuno potrà portarceli via, se noi li terremo stretti nel cuore, continuando ad amarli.
Keep on playing, my friends. Forever and ever