Life is Strange: Before the Storm – La parola all’accusa

Ci sono giochi che passano inosservati e altri che lasciano il segno. Quale che sia la ragione, è sempre un merito. Nulla è peggiore dell’assoluta irrilevanza. Life is Strange, clamoroso successo a sorpresa di Dontnod sotto Square Enix, ha il merito di aver portato il Videogioco dove questo non era mai arrivato, nei lidi del dramma adolescenziale giovanile con elementi soprannaturali e misteriosi, candidandosi a Donnie Darko del gaming e a un Tredici ante litteram dalle grandi virtù. Originale, di impatto, fortissimo nella regia, nella fotografia e nella colonna sonora, LIS è stato principalmente una vera e grande novità. Qualcosa di assolutamente fresco, che in ambito di videogiochi è una autentica rarità. Chi arriva prima può anche sbagliare, perché la forza dirompente della prima volta, a patto di poggiate su almeno qualcosa di solido, è troppo dirompente per essere diluita o smorzata. L’opera di Dontnod era in fondo scritta poco più che mediocremente, altalenante nella qualità (episodi in odore di capolavoro vicini a capitoli davvero fiacchi e noiosi) e dotata di una peculiarità di gameplay – il tempo da riavvolgere – sfruttata poco e non benissimo, ma nel complesso, sono il primo ad ammetterlo… chapeau. Ha lasciato il segno.

Ora un nuovo team dà vita a Before the Storm, prequel in tre atti che ci narra di Chloe prima degli eventi vissuti con Max, del suo rapporto con la mamma e col suo nuovo compagno, della sua elaborazione del lutto del padre e, soprattutto, del suo rapporto con la misteriosa Amber, la fanciulla scomparsa in Life is Strange.

GamesVillage ha premiato questo primo episodio con un rotondo 9,0 firmato dal nostro bravissimo Marco “Deckard” Piccirilli (leggete la review: merita), e non sarà certo il direttore del sito a smentirlo, tuttavia mi piace l’idea di lanciare un paio di spunti differenti, per discutere un po’ insieme di questo gioco, in attesa dei prossimi episodi. Vestirò i panni della pubblica accusa, pur apprezzando in definitiva il prodotto. È la critica, bellezza. Non ve ne abbiate a male.

Atto d’accusa 1. Roba da ragazzini.

before the storm

Come si può restare colpiti da un’opera così stereotipata e superficiale, dove la protagonista è una ragazzina che parla per luoghi comuni, così finta e mal scritta? Tutta parolacce, droga, sballo, liti con gli adulti cattivi e lesbismo trendy paraculo? Leggetevi Scusate se ho quindici anni, Zoe Trope, Einaudi. Poi ne riparliamo.

Atto d’accusa 2. Incoerente.

La serie nasce sul modello del mistery soprannaturale, che gli dà forma e identità. Il background adolescenziale a fare da originale e convincente sfondo. Qui va via tutto tranne la base di cottura furbetta. Il 33% del gioco è andato senza una macro trama, seguendo solo l’isteria di due ragazzine un po’ sceme.

Atto d’accusa 3. Sceneggiatura what the fuck?!?

Accadono cose più soprannaturali del riavvolgimento del tempo. Il concerto segreto nella catapecchia con dieci spettatori in tutto. Il buttafuori scemo e “bambacione”. La coppietta a cui rubare il vino. Ma in che mondo vivete? La gente fa così? Parla così? Forse il vino va tolto a chi ha scritto il gioco.

Atto d’accusa 4. Monkey Island lasciatelo stare.

La gara di insolenza a suon di insulti è – questo sì – un insulto ai duelli della grande avventura grafica Lucas. Passi per la copiatura dell’idea (cosa è ormai originale?), ma l’esecuzione è imbarazzante. Scemenze a 360 gradi e parole chiave da scegliere a caso, senza neppure sapere che cosa si dirà. Please…

Chiudo ricordandovi che non sono in realtà contro Before the Storm, che porterò a termine e che, in generale, apprezzo per ciò che sta portando nell’infantile (e spesso ignorante) mondo dei videogiochi, anche a livello di discussione e fermento. Ho volutamente usato parole forti per provocare un dibattito e ascoltare le vostre ragioni, che mi interessano. Ricordate: la critica è fatta di idee diverse, che non devono mai fare paura. È solo il pensiero unico, fascista e da branco, che va combattuto. Sempre.

Metalmark, giornalista, scrittore e docente universitario, si dedica al culto delle avventure Infocom, di X-COM e dell'Intellivision. Come hobby, dirige VIGAMUS, il Museo del Videogioco di Roma, e i corsi di VIGAMUS Academy. La sua prima rivista da caporedattore? CUBE. Poi tante altre, tra cui PSW, Xbox World, PC Games World, Game Pro (EDGE Italia) e Game Republic.