[MGW 2017] Tim Schafer: il videogioco e l’emozione di una vita

Tim Schafer ha aperto i battenti di Milan Games Week 2017 con un’emozionante conferenza stampa. La manifestazione è l’esempio del crescente interesse e dello stato di salute della gaming industry nel nostro Paese e noi di GamesVillage eravamo lì per raccontarvi questo evento unico per il nostro settore. Per tutti coloro che non hanno confidenza con una delle leggende della Golden Age della storia videoludica, possiamo brevemente riassumere il suo ruolo come uno dei padri delle avventure grafiche, sotto l’egida della mai dimenticata LucasArts, e come uno dei designer e degli scrittori più illuminati che il nostro ambiente abbia mai avuto l’occasione di conoscere.

Il guru di quest’edizione della Milan Games Week ha voluto esporre il suo pensiero sul videogioco, come concetto assoluto, e sulla sua personale esperienza, partendo, come in ogni storia che si rispetti, dall’incipit, ovvero dal momento in cui tutto è iniziato. Schafer ha fatto sapere che le passioni più grandi della sua vita, la scrittura, la lettura e la programmazione hanno trovato la perfetta quadratura del cerchio con la realizzazione delle sue opere più significative. Partendo dalle esperienze provate con i titoli Infocom, i re delle avventure testuali, ha deciso di proporre, secondo la sua chiave di lettura personale, una tipologia di opere ispirate a quelle della compagnia di Cambridge.

I due temi, che hanno fatto da filo conduttore dell’intera presentazione, sono stati la capacità di emozionare e la fortuna, identificate come le caratteristiche principali che devono tenere a mente tutti coloro che vogliono fare della creazione dei videogiochi il proprio lavoro. Il mondo descritto da Tim Schafer, e in particolare la sua esperienza con LucasArts, è lontano dalle concezioni attuali della gaming industry. Infatti, il leggendario sviluppatore ha fatto sapere che: “avevamo una grande disponibilità di denaro proveniente dalla saga di Star Wars e ci venne data, a me e ai miei collaboratori, piena libertà creativa“. Come lui stesso ha avuto modo di confermare, valutando lo stato dell’arte delle produzioni videoludiche attuali, questa situazione è ciò che più si avvicina a un miraggio.

Iniziando da queste considerazioni, il processo creativo, inteso come il punto di partenza per la realizzazione di un videogioco, è diventato il centro della discussione. Tim Schafer ha raccontato il suo emozionante approccio alla creatività, suggerendo ai presenti di iniziare a trasferire le proprie idee sulla carta, aprendo la propria mente e dimenticando quelli che sono i limiti che molto spesso ci imponiamo da soli. Da questa tempesta di emozioni e di idee, si potrà trarre un nucleo di un’idea la quale dovrà essere curata e accudita. Qualora questo folle flusso di pensieri ci dovesse condurre ad un punto morto, allora la soluzione migliore potrebbe essere quella di parlare con qualcuno che ci è amico della nostra idea per avere un secondo punto di vista sulla situazione.

L’idea, il nucleo fondante del processo creativo, dovrà essere poi presentata, passando dalla persona meno critica nella nostra cerchia per arrivare, solo in un secondo momento, agli individui con le maggiori capacità di analisi, avendo costruito nel processo delle basi abbastanza solide per poter sostenere l’impatto degli attacchi che arriveranno. Il tema dei feedback, a questo punto, diventa l’inevitabile passo successivo per la realizzazione di un videogioco e, anche in questo caso, è stata evidenziata l’evoluzione dell’ambiente videoludico. Dove prima, in un mondo senza internet, non c’erano eccessive occasioni di confronto, il web ha introdotto dei giudici fin troppo severi e una community che può trasformarsi nella croce e nella delizia di qualsiasi sviluppatore di videogiochi.

Tim Schafer, in questo frangente, ha analizzato il fenomeno Kickstarter, nel quale è stato personalmente coinvolto con Broken Age, un titolo del 2014 finanziato proprio attraverso la celebre campagna di raccolta fondi. Il Guru di Milan Games Week 2017 ha confermato che, in questo caso, il fardello maggiore è la responsabilità nei confronti dei propri sostenitori. Il discorso, poi, si è inevitabilmente spostato sulle avventure grafiche, di cui Schafer è uno dei mentori indiscussi, dove ha avuto modo di affermare che questo genere videoludico non è assolutamente morto, tuttavia, non è stato in grado di evolversi con l’arrivo delle console sul mercato.

Tim Schafer ha definito i giocatori delle avventure grafiche come una popolazione attiva, sebbene nascosta, e pronta a far sentire la sua voce ancora una volta. La conferenza stampa, durante le sue battute conclusive, ha toccato due argomenti davvero attuali per il videogioco, come la tanto decantata operazione nostalgia e il processo di legittimazione del videogioco come forma d’arte. Su entrambi gli argomenti, Schafer è stato illuminante e conciso. Per quanto riguarda i vari esempi di remake e remaster che stanno affiorando sempre più spesso sugli store digitali, la sua risposta è stata: “Never look back“, ovvero mai guardarsi indietro.

Il Guru ha suggerito di prendersi cura dei videogiochi del passato, senza abbandonarli, ma di guardare sempre al prossimo passo da compiere. Per quanto riguarda la legittimazione del videogio, la sua risposta è stata di una purezza esemplare, spiegando che i videogiochi creano connessioni tra le persone e le emozionano. Proprio per questo motivo devono essere considerati arte, senza lasciare spazio neanche al minimo dubbio. Il suo messaggio conclusivo rivolto a tutti gli sviluppatori, infine, ha riassunto il suo lascito e la sua esperienza: “È un ottimo momento per creare un videogioco, tuttavia, fatelo personale, fatelo vostro, e soprattutto cercate di emozionare e di sorprendere“.