Tomb Raider – Anteprima

Siamo andati a conoscere la nuova Lara Croft e abbiamo persino giocato con lei. Come è andata? Leggetelo in questa speciaissima anteprima!

Ormai il reboot è di gran moda, non c’è dubbio, tanto è vero che in ambito cinematografico negli ultimi anni se ne è fatto un uso e abuso smisurato, ma anche nel campo dei videogiochi gli esempi non mancano, come Prince of Persia o il più recente Syndicate, per non parlare dell’atteso (e già criticatissimo) Devil May Cry. Ma più in generale possiamo dire che questa pratica, per quanto consolidata, nasconde più insidie che lati positivi.
Le possibilità di rovinare il ricordo originale o di disattendere le aspettative del pubblico giocante sono talmente alte che viene da chiedersi se il rischio vale la candela. Con Tomb Raider però le cose funzionano in maniera un filo differente, principalmente perché il franchise è da tempo saldamente nelle mani di Crystal Dynamics, un team che nel corso degli anni ha saputo (ri)dare a Lara Croft la dignità perduta. È stata una lunga e dura battaglia, perché come tutti ben sappiamo, con Angel of Darkness le cose si sono messe molto male per la bella archeologa.
Ora però, dopo il remake del primo capitolo e due giochi inediti (Legend e Underworld), la software house californiana si sta impegnando anima e corpo per produrre qualcosa di completamente diverso; un nuovo inizio che ha il sapore di una sfida, nei confronti di quell’Uncharted che da tempo si è imposto come re indiscusso degli action adventure a base di tesori nascosti e città dimenticate.

Situazioni come queste sono all’ordine del giorno nel nuovo Tomb Raider.

Ma il nuovo Tomb Raider in realtà è parecchio distante dal suo passato tombarolo e, sotto certi aspetti, decisamente più survival persino del suo antagonista. Lara dovrà infatti combattere non per trovare l’ennesimo reperto legato a una misteriosa civiltà scomparsa, bensì per la propria sopravvivenza, contro una natura oltremodo ostile e dei personaggi dalla morale ben più che discutibile.
Ma fin qua nulla di nuovo, tutte cose già viste e sentite, però prendere in mano il pad e avere l’occasione di sperimentare questa nuova dimensione survival è ben altro affare che non vedere un video, per quanto bello, su YouTube. Quel che mi è apparso chiaro, durante l’intera sessione (circa 20 minuti buoni), è l’enorme differenza fra lo stile di gioco che ha da sempre caratterizzato questa serie e il gameplay attuale. La libertà di movimento è impareggiabile, le animazioni sono degne di un titolo moderno e finalmente non si ha più l’impressione di controllare un manichino. Svanisce però la sensazione di controllare un’eroina fatta e finita, in grado di maneggiare due Uzi contemporaneamente e abbattere un tirannosauro in una valle perduta. La nuova Lara è una ragazzina che sembra uscita dai boy scout (o dalle coccinelle, se preferite), con pochissima esperienza, che devo lottare con le unghie e con i denti per non finire morta ammazzata a ogni passo. Nel giro di una manciata di minuti mi sono visto cadere da altezze improponibili, venire assaltato da lupi ferocissimi, subire ferite d’ogni genere. È difficile non sviluppare una sorta di empatia con la protagonista, che soffre e subisce ogni genere di punizione corporale, volontaria e involontaria (con accanimento a volte esasperato, tipo quando finiamo con una gamba dentro una trappola per orsi!).

L’ambientazione, un’isola al largo delle coste del Giappone, del resto non lascia adito a fraintendimenti: è un luogo dove l’impronta dell’uomo è appena percettibile, mentre le forze della natura dominano incontrastate. Noi siamo gli estranei, anche perché il resto degli isolani, tolti i nostri compagni naufraghi (per ora ci sono pochi dettagli in merito alla storia), sono a dir poco ostili e intenzionati, nella migliore delle ipotesi, a ridurci in schiavitù. A questo proposito si è molto parlato nelle scorse settimane di una presunta scena di “stupro”, che in realtà è ben più edulcorata di quanto si possa credere. Non so se Crystal Dynamics, viste le polemiche, ci abbia messo mano, ma bisogna davvero fare un notevole sforzo di fantasia per paragonare la sequenza in questione (una specie di QTE) a una vera e propria violenza sessuale.

Cacciare gli animali sarà fondamentale per la nostra sopravvivenza.

Altri aspetti, ben più interessanti, riguardano invece la possibilità di affrontare missioni di vario genere, primarie e secondarie, con le quali poi sviluppare nuove abilità e capacità aggiuntive, in grado di facilitarci – nei limiti del possibile – l’avventura. Al momento risulta difficile dire se e quanto sia lineare la storia presentata in questo Tomb Raider, ma è evidente il tentativo da parte degli sviluppatori di voler rendere il gioco quanto più vario e interessante possibile, il tutto senza dover per forza ricadere nella solita formula tipica dei sandbox-game. Il fatto che non vi sia una mappa con gli obiettivi è abbastanza esplicativo di ciò, tanto è vero che usando una sorta di modalità detective alla Batman: Arkham Asylum/City, avremo modo di capire dove andare, senza rischiare di aggirarci come dei matti per la fitta boscaglia.

In merito all’aspetto tecnico ho letto più volte pareri contrastanti in merito, ma vi posso garantire che il motore è davvero sopra la media, in grado di gestire non solo paesaggi molto evocativi, ma anche delle eccellenti animazioni e una fisica davvero notevole. Il tutto con un superbo lavoro di camera ed effetti post-processing fenomenali, utilizzati per “sporcare” la lente virtuale che segue le nostre gesta quasi si trattasse di una ripresa in tempo reale. Certo, ci sono ancora dei difetti qua e là, ma considerando che stiamo parlando di una produzione ancora in pieno sviluppo (uscirà a marzo del prossimo anno, ritardi permettendo) è chiaro che esiste ancora un ampio margine di miglioramento. Di certo siamo di fronte a un engine che entrerà senza fatica nella prossima generazione di console e che comunque, molto probabilmente, darà il meglio di sé sui PC più corazzati.