Darksiders II – Anteprima

A poco più di un mese dall’uscita di Darksiders II, siamo andati a giocare un po’ con la Morte. E non era un film di Bergman.

Si è fatta attendere più del dovuto l’uscita del secondo capitolo di Darksiders, ma ormai siamo davvero a un passo dalla duplicazione su larga scala. Che si tratti dell’uscita più importante di questa torrida estate è poco ma sicuro, quindi ero decisamente curioso, dopo aver visto una marea di filmanti (in realtà tutti in computer grafica o quasi), di giocarmi la versione semi-definitiva del nuovo action-adventure di Vigil Games. Che poi, racchiuderlo in tale categoria è quasi riduttivo, poiché Morte, il Cavaliere dell’Apocalisse protagonista assoluto del gioco, ha sviluppato una pletora di abilità tali da mettere questa produzione sullo stesso piano di un vero e proprio GdR. La quantità di armi disponibili è impressionante, ma la cosa che più colpisce è il fatto che ognuna dispone di proprie statistiche, che vengono visualizzate in tempo reale non appena ci si trova nelle vicinanze. In questo modo è possibile capire, con un semplice colpo d’occhio, se l’alabarda gentilmente “droppata” dall’ennesimo demone è migliore di quella attualmente presente nel nostro inventario.

Ma questo è solo uno degli aspetti, poiché ogni arma potrà essere potenziata e migliorata (sono presenti centinaia di combinazioni), sommandosi alla dotazione standard, quella doppia falce che sarà alla base di tutti nostri attacchi. In questo senso il sistema di combattimento è stato reso più complesso e appagante, ma anche più impegnativo da gestire, una sensazione che si percepisce chiaramente in quasi ogni aspetto “giocato” di Darksiders II.

Più grossi sono e più rumore fanno cadendo.

Lo sforzo da parte di Vigil nel voler espandere il proprio titolo ben oltre il recinto del primo capitolo è fin troppo evidente. Morte può davvero fare qualsiasi cosa e lo si nota anche nei movimenti e nelle situazioni tipicamente esplorative. Ho avuto occasione di muovermi in un ambiente prettamente ghiacciato, con numerose pareti da scalare, colonne su cui aggrapparmi e crepacci da attraversare sfruttando la classica corsa laterale sul muro. Cose che suoneranno ben più che familiari agli appassionati di Prince of Persia, ma non mancano neppure riferimenti a God of War e alle sezioni in cui Kratos si muoveva aggrappato con le sole mani (o meglio, lame) al soffitto di qualche caverna. Morte sembra insomma il sunto di tanti giochi differenti, cosa che ovviamente, almeno nelle fasi iniziali, costringerà a un discreto apprendistato; del resto le cose da fare sono talmente tante che è facile sentirsi disorientati, specialmente quando hai pochi minuti per giocare a un titolo che richiederà non meno di 25 ore per essere portato a termine.

A dir poco sontuoso l’aspetto tecnico, specialmente per quanto riguarda le ambientazioni, assolutamente enormi e caratterizzate in maniera spettacolare. Le strutture, l’architettura, i paesaggi, tutto è pensato in grande, senza alcun richiamo specifico all’epoca umana. I passi in avanti rispetto al precedente motore grafico non sono allucinanti, ma globalmente la qualità visiva è parecchio elevata e, cosa fondamentale, non ho mai notato rallentamenti di sorta o problemi di tearing (che piagavano un po’ il primo Darksiders, su entrambe le console).

Guerra, fratello caro, perché mi vuoi aprire in due con quello spadone?

Segnalo infine che sarà possibile richiamare, in alcuni frangenti di gioco, il proprio destriero equino, ovviamente in versione mortifera. Non è ben chiaro se potremo cavalcare Disperazione (questo il suo nome) fin da subito o se ne entreremo in possesso nella fasi avanzante, di certo però tornerà assai utile visto l’immenso territorio esplorabile.
In ultimo, una curiosità. Il gioco ha subito un piccolo aggiustamento del rating relativo all’età, con il PEGI abbassato da 18 a 16: una scelta che THQ ha preteso per tentare di raggiungere una più ampia fetta di pubblico. C’è solo da augurarsi che a questo improvviso cambiamento non corrisponda un qualche taglio relativo alle scene più cruente.