Far Cry 3 – Provato

Abbiamo passato due ore in compagnia dell’atteso sparatutto open world di Ubisoft. E ci siamo divertiti un sacco.

Nella suggestiva cornice della Fonderia Napoleonica Eugenia, lo scorso 28 settembre si è tenuta una sessione di hands-on in cui abbiamo avuto modo di giocare per un paio d’ore con l’attesissimo Far Cry 3, nuovo episodio della serie in prima persona creata da Crytek e proseguita, negli anni, da Ubisoft.
All’interno dell’enorme stanzone, oltre alle gabbie per i giornalisti, a cui non era possibile dare da mangiare, trovavano posto diversi tavoli, ognuno dotata di una piattaforma (PC, PlayStation 3 o Xbox 360), un televisore da 32 pollici, un paio di cuffie, un pad e, nel caso degli home computer, mouse e tastiera. La sorte ci ha permesso di mettere a ferro e fuoco l’arcipelago di Far Cry 3 su PC, che ospita sicuramente la versione più spettacolare tra quelle viste. Se vi state chiedendo quale fosse l’hardware nascosto sotto al cofano, temo rimarrete insoddisfatti. I puntini rossi dei fucili che giravano allegri sulle mie manine pacioccose mi hanno convinto, oltre ogni ragionevole dubbio, che no, non si poteva gironzolare nella schermata delle risorse di sistema. Quel che so per certo è che la scheda grafica montata era una AMD: colpa di un driver malandrino lasciato lì, in bella mostra, sul desktop.
Ma voi fate finta che non abbia detto niente, “che tengo famiglia (cit.)”.

UNA GITA NELLA GIUNGLA
La prima cosa che compare di fronte ai nostri occhi, una volta lanciato Far Cry 3, è una favolosa festa su una spiaggia tropicale, tanto che pare di aver erroneamente cliccato due volte sull’icona dell’oramai lontano Dead Island, di Techland. Ci sono delle ragazze che vanno avanti a “calippi e bire”, giovani aitanti e, più in generale, un clima festoso, di quelli che si respiravano nelle puntate di Dawson’s Creek, se siete abbastanza stagionati per sapere di che parlo (alla peggio, pensate a una serie TV moderna piena di giovinotti e belle ragazze). Poi cambia tutto, e troviamo la stessa combriccola a bordo di un aereo. Stanno per lanciarsi con il paracadute: evidentemente vanno di moda le emozioni forti… buio, si cambia. Ancora. Quello che eravamo convinti essere il presente non è niente altro che un video. Un video che sta girando sul nostro smartphone, saldamente tenuto in mano da un tizio che impugna, nell’altra, un macete. Magari non apprezza i lanci con il paracadute, magari voleva solo essere invitato alla festa. Quel che importa è che sembra davvero fuori di testa, quasi gli abbiano sputato due volte nel cappuccino la mattina. Macete e chiavi della cella segnano due punti per lui, zero per Jason, nostro alter ego e protagonista di Far Cry 3.

Guarda in HDVideo forse un po’ vecchiotto, ma sempre molto valido, non trovate?

All’interno della prigione, le cui sbarre sono niente altro che canne di bambù, non siamo comunque soli. Proprio di fronte a noi, con le mani legate, si trova il nostro fratellone, Grant. A differenza di Jason, sembra saper sempre cosa fare: così, dopo aver atteso l’uscita di scena del pazzo scatenato di cui parlavamo poco fa, riesce a liberarsi dalle corde che gli cingevano i polsi e richiama l’attenzione di una guardia lasciata lì, a controllare i due prigionieri. Aspetta che sia a tiro, poi, con una mossa di quelle di cui avrebbe paura pure Chuck Norris, la mette fuori gioco, recuperando chiavi e la libertà. I momenti successivi, in cui il dinamico duo cerca di fuggire dal luogo in cui è tenuto prigioniero, sono un buon modo per prendere dimestichezza con le dinamiche stealth, e con gli indicatori che caratterizzano i nemici. Ogni avversario, infatti, ha un proprio livello di “consapevolezza” della nostra presenza, che aumenta non appena succede qualcosa di sospetto o finiamo all’interno del suo campo visivo. Per muoverci senza che si accorgano di noi possiamo camminare accucciati, facendo quindi meno rumore, sfruttare la vegetazione per interrompere il contatto visivo o, ancora, lanciare dei sassi nella direzione in cui vogliamo che si rivolga lo sgherro di turno. Tutti e tre i metodi funzionano nella finzione del gioco, ma l’ultimo fa onestamente un po’ sorridere, perché mette a nudo l’ingenuità delle guardie, che raggiungono la sorgente del rumore dandoci volontariamente le spalle per tutto il tempo che serve a sgattaiolare oltre. Viene da chiedersi, inoltre, quanto siano capienti le tasche di Jason per contenere l’infinità di sassi che lancia: Mary Poppins e Pollicino sarebbero interessati alla tecnologia, credo.

Al di là delle battute, quello che traspare dai primi, guidatissimi momenti di gioco è che Jason non è particolarmente uso alla violenza e non sembra proprio il superuomo che ti aspetteresti di trovare una volta lanciato Far Cry 3. Anzi, si percepisce, forte, il rischio di vederlo attaccato alla gonnella di Grant, il duro della situazione, per tutto il gioco. Ma non vi preoccupate, ci penserà il pazzo di cui scrivevamo poco fa a togliervi d’impaccio. Un pazzo che ha anche un nome: Vaas. Sarà lui a bloccare il vostro tentativo di fuga, sparando un colpo diretto alla testa del vostro fratellone, che cadrà a terra. Game Over per lui.

A volte proprio non si può fare a meno di fare un po’ di sana cagnara.

Vaas, però, ha uno strano concetto di giustizia: pare avere apprezzato il coraggio mostrato per tentare la fuga, e decide di darvi la possibilità di scappare, regalandovi un piccolo vantaggio prima di sguinzagliare un’orda di inseguitori. Comincerete quindi a correre a perdifiato nella giungla, sperando di vedere la luce del sole anche domani. La sensazione di sentirsi braccati è assolutamente credibile, angosciante. Il cuore batte all’impazzata, mentre Jason macina metri su metri e i proiettili cominciano a piovere da tutte le parti. Nel mio caso, poi, è capitata una cosa che non auguro a nessuno: durante la fuga, infatti, mi sono ritrovato faccia a faccia con Michael Mando, l’attore che ha prestato il volto a Vaas, che stava registrando un video contributo per la community di Far Cry 3. Ci è mancato poco che mi venisse un infarto, ma sono i rischi dei giornalisti in prima linea, che si giocano la vita tutti i giorni (ok, ok, forse non così). La fuga termina in modo rocambolesco, e Jason perde i sensi. Per sua fortuna non sono gli sgherri di Vaas a risvegliarlo, ma Dannis, un uomo di colore, che lo conduce ad Amanaki Village, il primo, vero hub del gioco, quello in cui comincia l’esperienza open world che Ubisoft ha rinchiuso nella scatola di Far Cry 3.

TUTTO QUELLO CHE VEDI, UN GIORNO, SARÀ TUO
Quanto abbiamo raccontato sopra rischia di far apparire Far Cry 3 come uno sparatutto su binari, forse solamente un pochino più grandi di quelli visti in altri titoli. In realtà, c’è un motivo per cui il gioco comincia così ed è Dan Hay, il producer di Far Cry 3, a spiegarcelo: “La
scelta di far cominciare il gioco in modo così guidato”, racconta Dan, “è dettata dal voler creare immediatamente empatia nei confronti di Jason e dal consegnare le chiavi del nostro open world per gradi. Quando cominci, devi riuscire a immedesimarti immediatamente nel protagonista: devi sentirti solo, abbandonato e senza punti di riferimento in mezzo alla giungla. Però, se ci pensi, dall’istante nel quale sei chiuso in una gabbia all’assalto del primo avamposto nemico passano solo dieci o venti minuti. Minuti in cui si completa la tua transizione da preda a cacciatore, senza quasi che tu te ne accorga”.

Così, immagino che l’incipit prenda tutto un altro sapore. È anche vero, però, che Far Cry 3 dà il meglio di sé una volta smesso il guinzaglio del tutorial. Già dalle prime missioni, infatti, si percepisce una libertà d’azione totale. “Non esiste una risposta sbagliata ai problemi e puoi approcciare ogni situazione come preferisci” sostiene Dan, “Vuoi assaltare un avamposto? Puoi farlo passando dall’acqua, ammazzando i nemici senza farti vedere, oppure, ancora, puoi scegliere di usare il fucile da cecchino e liberare l’orso che i nemici tengono in gabbia, per seminare il panico nell’avamposto. Ancora, puoi appiccare un incendio e dare fuoco a tutti… noi ti diamo gli strumenti, tu devi scegliere come usarli!”. E sapete qual è la cosa bella? È tutto vero.

Guarda in HDNon solo maschioni, ma anche belle figliole. Ecco Citra.

VASTO E MAESTOSO
Di cose da fare, in Far Cry 3, ce ne sono davvero tante, fidatevi. Anzitutto, c’è Jason, un personaggio tutto da sviluppare scegliendo le abilità su cui puntare. A questo riguardo, Dan ci ricorda che “Far Cry 3 è che un gioco differente, per approccio, dagli altri: non sei un supersoldato, non sei un guerriero. Sei un canovaccio bianco. Tu e Jason siete nella stessa situazione. Lui scopre le cose nello stesso istante in cui le scopri tu. Potresti essere tu, Jason”. Poi ci sono le torri da conquistare (in fin dei conti, stiamo sempre parlando della casa che ha dato i natali ad Assassin’s Creed!), che consentono di scoprire la mappa dell’area di gioco, di individuare più facilmente avversari, missioni secondarie e di recuperare armi e munizioni senza investire un capitale.

Oppure potrete andare a caccia, o raccogliere oggetti utili per il crafting, con cui dare vita a curativi, borse e gingilli di morte. Ancora, potrete semplicemente mettervi alla guida di un veicolo per portare dei medicinali dove ce n’è più bisogno o farvi un’allegra scampagnata per il gusto di esplorare un mondo vivo e pulsante. Se amate l’azione, invece, ci sono gli avamposti da assaltare, per riportare un po’ di sana tranquillità sull’isola e godere di un supporto che può fare la differenza in molte situazioni. Se pensate che potrete sempre farcela da soli, infatti, siete fuori strada, perché in Far Cry 3, fare gli splendidi non paga: oltre ai nemici che si incontrano all’inizio del gioco, codificati e facilmente riconoscibili, è l’intera ambientazione a essere ostile. Durante la prima missione, in cui mi veniva chiesto di recuperare una manciata di foglie, due pelle di orso e cosucce del genere, mi sono tuffato nel fiumiciattolo in cui avrei trovato la pianta blu necessaria a terminare la “quest”. Peccato che un coccodrillo avesse deciso di farsi un bagno in quel preciso istante. Detta fuori dai denti: abbassate la guardia per un secondo e siete mangime per i pesci.

Se non siete degli assi con il pad oppure con mouse e tastiera, però, non disperate. Potrete sempre affrontare l’avventura al primo dei tre livelli di difficoltà presenti, chiamato “Adventurer” e riservato ai meno scafati o a quelli che amano vincere facile. Un paio di colpi sono sufficienti a liberarsi di qualsiasi nemico e, in generale, non si vive con il fiato degli avversari sul collo. “Survivor” è, invece, il classico livello “normale”, solo con un nome più cool, mentre “Warrior”, che chiude il cerchio, è riservato ai giocatori che non devono chiedere mai, e sono disposti a sudarsi ogni singola uccisione.

Far Cry 3 arriverà sugli scaffali di tutti i negozi il 29 novembre 2012, per PC, PlayStation 3 e Xbox 360.