Wolfenstein: The New Order – Anteprima

Abbiamo visto (e provato) in esclusiva per voi il nuovo gioco di B.J. Blazkowicz!

Qualche settimana fa noi di GamesVillage.it siamo stati invitati, in esclusiva per l’Italia e insieme a un manipolo di altri giornalisti di tutta Europa, nei nuovi e sfarzosi uffici di MachineGames, nella sperduta Uppsala, a un tiro di schioppo da Stoccolma, per farci raccontare, vedere e soprattutto provare il nuovo titolo di Bethesda Softworks, Wolfenstein: The New Order, annunciato a sorpresa giusto ieri.
Nonostante l’ultimo capitolo di Raven e Activision non fosse propriamente memorabile, il ritorno di Wolfenstein e B.J. Blazkowicz rappresenta una assai gradita operazione di “rilancio” di una delle serie storiche del ludo elettronico. Operazione che si dimostra però assai rischiosa. Perché si sa, “scherza coi fanti…

UN FUTURO NERO, NERISSIMO
Quello in cantiere presso gli studi di MachineGames non è né un remake né un nuovo capitolo della storia conosciuta fino a questo momento, ma un vero e proprio reboot della saga. Il gioco è ambientato nel 1960, in un mondo alternativo nel quale la Seconda Guerra Mondiale si è conclusa nel 1946 con la vittoria del Terzo Reich sulle armate degli Alleati. Il sogno nazista, insomma, si è fatto realtà: grazie alla scoperta di una nuova, misteriosa tecnologia di cui ancora non sappiamo nulla, i tedeschi hanno invaso le più importanti città del pianeta, bombardato New York, e nel 1954 sono addirittura sbarcati sulla Luna. L’unico (e ultimo, ça va sans dire) baluardo contro la dittatura del Führer sarà sempre lui, il soldato americano di origini polacche B.J. Blazkowicz.
Il gioco vero e proprio avrà però inizio nel 1946: il nostro eroe si risveglia su una spiaggia in Polonia, senza memoria, sotto il fuoco dell’artiglieria tedesca. Lo salverà Anya, un’infermiera polacca che lo porterà in un manicomio, dove trascorrerà i successivi quattordici anni in stato di coma. Al suo risveglio, nel 1960, scapperà dalla struttura per trovarsi di fronte (e con lui il giocatore, che lo vedrà per la prima volta) il mondo trasformato dalla follia nazista, in un tripudio di enormi palazzi di cemento grigio, soldati e mech corazzati che pattugliano le strade, dittatura e violenza. Da eroe qual è, B.J. si unirà alla – inevitabile – resistenza in una lotta senza quartiere per sconfiggere l’esercito della Wehrmacht e restituire al mondo la libertà perduta.

UNCHARTED IN SALSA NAZI
Il gioco sarà rigorosamente in prima persona, come impone la serie. MachineGames, però, ha deciso di arricchirlo con “elementi di action adventure” con l’ambizioso obiettivo di trasformare Wolfenstein: The New Order in un “Uncharted in soggettiva”, come sottolinea Jens Matthies, direttore creativo della software house svedese. In concreto, almeno per quel che abbiamo visto fino a questo momento (che non è molto, come potete immaginare), ciò significa grandi sequenze scriptate e scene di intermezzo cinematografiche, ma anche enigmi da risolvere, personaggi con cui parlare e interagire, sezioni stealth e guida di veicoli, dai tank agli enormi mech che abbiamo visto anche nel primo trailer.
Wolfenstein: The New Order sarà un gioco solamente single player; e in tutta onestà, scoprire che viene abbandonato uno dei capisaldi della serie, costruito nel corso degli anni (e culminato con Wolfenstein: Enemy Territory), è una mezza delusione. In compenso, giurano e spergiurano gli sviluppatori, questa scelta gli permetterà di concentrarsi maggiormente sulla trama, sull’esperienza del giocatore e sul suo coinvolgimento ecc. ecc.

Strutturata in capitoli, la storia si snoderà in maniera quasi del tutto lineare: all’inizio della campagna saremo infatti messi di fronte a una scelta assai difficile (di cui non ci viene raccontato nulla) che influenzerà direttamente la trama, creando di fatto due grandi binari narrativi. Una biforcazione che spiana la strada a un secondo playthrough, se non altro per capire cosa succede compiendo una scelta differente. Le missioni saranno lineari, dato che gli obiettivi da portare a termine non cambiano, e fungeranno da raccordo con la storia e le quest successive; al giocatore sarà comunque lasciato un certo spazio di discrezionalità sul modo in cui affrontarle, a seconda che si privilegi un approccio fracassone ad armi spianate o qualcosa di più pacifico. Non aspettatevi un Dishonored coi nazisti, ma comunque un minimo di varietà nel gameplay, che certo male non fa. Da ultimo, personaggi non giocanti e altri non meglio specificati eventi potranno offrire missioni secondarie opzionali.

QUALE BUSTA SCEGLI?
Dopo queste premesse gli sviluppatori di MachineGames hanno giocato per noi una missione ambientata all’inizio del gioco, in cui B.J. e Anya (che ritroveremo nostra alleata nella resistenza) viaggiano in incognito su un treno pieno zeppo di soldati nazisti, diretto dalla Polonia alla Germania. Nessuna sparatoria, nessun confronto a fuoco, solo molta circospezione nell’andare in giro, a sottolineare la volontà di proporre qualcosa di non troppo scontato, almeno dal punto di vista del gameplay. Mentre attraversiamo il vagone ristorante portando un vassoio contenente due caffè, veniamo fermati e costretti a sederci al tavolo di Engel, vecchia gerarca nazista che viaggia accompagnata da Bubi (sic), il suo personalissimo, biondissimo ed effinatissimo toy boy. La donna vorrà accertarsi della nostra fedeltà alla causa ariana, e per questo ci sottoporrà a un test nel quale dovremo scegliere tra diverse immagini da lei proposte sotto forma di cartoline, tra cui quella di una fossa comune piena di teschi.

Una sezione quasi rilassata, dal punto di vista dell’interazione in senso stretto, ma molto meno per quel che riguarda tensione e sgomento, paura di essere smascherati e orrore per le bestialità compiute dai nazisti. A giudicare da questo piccolo assaggio, insomma, la trama promette di essere piuttosto ricca di sfaccettature, così come il personaggio di B.J., che si discosta finalmente dal cartonato bidimensionale tutto muscoli che abbiamo conosciuto fino a questo momento e si prepara a diventare un eroe a tutto tondo. Non a caso, la missione si conclude con un dialogo tra lui e Anya che lascia sottendere finanche una certa attrazione tra i due…

OK, MA QUANDO SI SPARA?
Il momento di tirar fuori il piombo e cominciare a fare sul serio arriva subito dopo, sotto forma di missione prima giocata dagli sviluppatori, e poi da noi sui PC messi a disposizion
e da MachineGames. Questa volta ci troviamo all’incirca a un terzo del gioco, a bordo di un’automobile che ci conduce nei pressi del salone nautico di Londra, dove dovremo infiltrarci per rubare i piani di un elicottero. Nel breve viaggio verso l’enorme palazzo che si staglia davanti a noi superiamo un checkpoint dove i soldati controllano i nostri documenti; è notte, ovviamente piove, e abbiamo appena il tempo di guardarci in giro per scoprire come Londra sia completamente cambiata, stravolta, stuprata da drappi con le svastiche appesi ovunque e robot che pattugliano le strade sotto la luce dei riflettori. Una volta sul posto il nostro autista ci fa scendere e prepara per noi un diversivo, lanciandosi con la sua macchina imbottita di tritolo contro il palazzo. Alla faccia dell’infiltrazione…
Il primo ostacolo da affrontare è un enorme “cane” robot meccanico, le cui fattezze ricordano molto da vicino quelle dei pinky demon di DooM 3: per farlo fuori e proseguire oltre dovremo attirarlo in una serie di trappole scriptate, così da farlo collassare sotto il peso delle macerie. È in questo frangente che cominciamo a utilizzare, oltre alla canonica pistola, una sorta di lancia termica “multiuso” in grado di sparare raggi piuttosto potenti ma, previo cambio di modalità di fuoco, di tagliare reti metalliche e catene. Il tempo di sorprendere alcuni soldati e di farli fuori senza troppo rumore che arriva un enorme mech armato di mitragliatrici pesanti. Un nemico tanto grosso quanto immobile, che si elimina con relativa facilità a patto di rimanere al riparo dietro le (indistruttibili) rocce. Una volta dentro la struttura si comincia finalmente a fare sul serio: veniamo accolti da un nugolo di soldati che ci sparano addosso di tutto, riparandosi e cercando di coglierci alle spalle, mentre noi non possiamo far altro che rispondere al fuoco, raccogliere armi e munizioni dai loro cadaveri. È qui che Wolfenstein rivela – finalmente! – la sua natura di sparatutto fracassone e divertente, con il nostro alter ego che stermina nemici sparando frasi a effetto come neanche Bruce Willis ai tempi d’oro e impugnando due enormi armi contemporaneamente come non si faceva dai tempi di Rise of the Triad (“guns akimbo!”).
A metà livello troviamo financo la classica torretta da sfruttare per falciare i soldati che ci vengono ingenuamente contro, e da cui possiamo “sradicare” il mitragliatore come il più scafato dei Prophet di Crysis-iana memoria, incedendo a passo lento mentre la canna dell’arma si fa rovente e il sangue nemico inonda il pavimento. Ultraviolenza di quella tosta, per intenderci.

B.J. appartiene a un’epoca passata, come quella in cui si svolgono le sue avventure, e per questo si porta appresso alcuni caratteri tipici di quel periodo: non c’è limite al numero di armi nell’inventario, e la salute si rigenera raccogliendo le scatolette di Pronto Soccorso sparse ovunque nella mappa. I game designer non hanno però dimenticato di essere nel 2013, e quindi troviamo elementi ormai imprescindibili per uno shooter, come le coperture “soft” che si distruggono sotto l’impatto dei proiettili e l’ironsight. Un connubio tra vecchio e nuovo, insomma, che non nasconde un suo fascino. Riuscire ad arrivare alla fine del livello non è stato per niente facile, tra l’altro: un po’ perché siamo stati costretti a giocare con il pad (anche se la versione PC supporterà ovviamente mouse e tastiera), un po’ perché il bilanciamento aveva probabilmente bisogno di qualche limatina. Anche così, però, ci stuzzica l’idea di un titolo non esageratamente facile, all’insegna della tradizione dei migliori FPS.
Ciliegina sulla torta, dopo un duro scontro all’interno di un salone che ospita un enorme modello in scala della Luna, finiamo in un laboratorio nel quale riusciamo a mettere le mani su una railgun, potentissima arma al plasma che abbiamo utilizzato l’ultima volta – se la memoria non m’inganna – in DooM 3. Un ulteriore omaggio ai tempi che furono, un bestione in grado di fare letteralmente a brandelli chiunque si dimostri tanto sciocco da pararcisi davanti.

L’OCCHIO VUOLE LA SUA PARTE… FORSE
Sia la presentazione che la parte giocata erano su PC. Il gioco è previsto anche per console nuove e vecchie, ma per queste ultime non dobbiamo aspettarci grandi cose; gli sviluppatori ci hanno confermato che la versione PC sarà sostanzialmente molto simile a quella delle macchine next-gen, a ulteriore riprova che, almeno a questo giro, le tre piattaforme se la giocheranno ad armi pari. Wolfenstein: The New Order è mosso dall’ultima versione dell’id Tech 5, che chi ha giocato a Rage riconoscerà a prima vista. I passi avanti rispetto allo shooter di id di un paio di anni fa sono notevoli, specialmente per quel che riguarda luci dinamiche ed effetti particellari, ma non siamo rimasti a mascella spalancata quanto ci saremmo aspettati. È anche vero che manca parecchio all’uscita del gioco, e di tempo per sistemare alcuni dettagli e la qualità di molte texture ce n’è più che a sufficienza.

NELLE PROSSIME PUNTATE…
Rimanete sintonizzati su GamesVillage.it, mi raccomando! Nei prossimi giorni ripercorreremo insieme la saga di Wolfenstein, dai suoi timidi (e sconosciuti) inizi negli anni Ottanta fino ai giorni nostri. Vi racconteremo anche della lunga chiacchierata fatta con gli sviluppatori di MachineGames dopo la presentazione, nel corso della quale abbiamo parlato di B.J. Blazkowicz e di come crescerà il suo personaggio nel corso del gioco, quali ambientazioni potremo visitare, e anche di secret, uno dei cardini di Wolf3D!