Anteprima – The Elder Scrolls Online provato per voi!

The Elder Scrolls Online

Dopo le prime apparizioni The Elder Scrolls Online, le espressioni dei volti di chi aveva provato alcuni stralci di gioco non erano troppo convinte. Ora, almeno, i giornalisti non si sono potuti guardare tra loro, magari influenzando l’opinione altrui con un sopracciglio ben alzato, perché tutti eravamo a casa nostra, tranquilli e rilassati, per provare una closed beta parecchio vicina allo stadio finale del prodotto. Sono sicuro che nella prima parte, lungo la scalata dei primi 5 o 6 livelli, le reazioni non sono state poi così diverse. Indipendentemente dalla regione di Tamriel in cui veniamo materializzati, quest piccole e grandi si risolvono correndo come forsennati a destra e a manca, come i più sfigati dei garzoni, in mezzo a dialoghi troppo lunghi e petulanti che, se non fosse per l’interesse per il lore (ben contestualizzato e riprodotto, rispetto alle culture, alle razze e alla geografia di TES), avrei volentieri skippato, senza pietà. I combattimenti non mancano, naturalmente, e alcuni sono pure divertenti, ma non fino a cambiare gli equilibri e le impressioni appena descritte.

Già in questa fase, però, si riconoscono le indubbie qualità grafiche – almeno nel novero dei MMORPG – insieme all’impostazione particolarmente libera del sistema di crescita, fortemente ispirata a Skyrim; simili pregi, per fortuna, cominciano a emergere con maggior forza nelle quest un poco più avanzate, ed è legittimo sperare che la tendenza positiva si dimostri tale per tutti i successivi contenuti, compresi quelli, succulenti ma impossibili da valutare con la dovuta precisione (il numero di utenti/giornalisti era insufficiente), relativi al colossale PvP di Cyrodill. E le spalle devono essere particolarmente larghe, quando stai per chiedere ai giocatori un bel po’ di soldini…

UN CORPO FELINO
A questo punto è necessario un passo indietro, fino al momento in cui il mio Khajiit (la razza, in questo caso, fornisce qualche vantaggio in silenziosità e uso delle lame) è arrivato sulla costa meridionale di Auridon, a ovest delle Summerset Isles, all’interno del Dominio di Aldmeri. Dopo una gradevole fase di creazione del PG, con scelta della razza, della classe e minuziosa definizione dei tratti somatici, ho cominciato a studiare il sistema di crescita, il design delle interfacce e le opzioni di interazione con gli altri giocatori, visto che le prime azioni, come detto, non sono particolarmente entusiasmanti. Cominciamo col dire che, alla fine, le analogie di The Elder Scrolls Online con Skyrim non mi hanno disturbato per niente: il fatto che il gioco di ZeniMax Online sembri a prima vista “Skyrim Online”, come qualcuno ha detto in tono quasi dispregiativo, rende l’esperienza sufficientemente diversa dalla media (sottolineo fortemente questo “dalla media”) dei MMORPG in circolazione, nella progressione del personaggio, nel livello d’immersione visiva e anche nel sistema di combattimento, con la possibilità di passare fluidamente dalla prima alla terza persona e un maggior controllo sulla direzione di fendenti e spell. Ciò non vuol dire che il risultato sia incredibilmente diverso, visto che il livello delle skill è comunque determinante e le hit area particolarmente ampie e generose, ma l’impressione è senz’altro meno “finta” rispetto ad altri ARPG massivi.

Le abilità di un certo rank possono essere “mutate” (“morphed”, nell'originale): in pratica, può essere sommato un effetto aggiuntivo.
Le abilità di un certo rank possono essere “mutate” (“morphed”, nell’originale): in pratica, può essere sommato un effetto aggiuntivo.

Personalmente ho deciso di scegliere il Dragon Knight come classe iniziale, confidando sul fatto che, raggiunto il livello dieci, un ruolo più duttile mi avrebbe permesso maggiori smargiassate in PvP. Tuttavia, tralasciando le specializzazioni del Templare (un misto tra guerriero e chierico) e del Sorcerer (un classico mago, vera nemesi del mio DK), il carisma è tutto dalla parte del Nightblade, orientato allo stealth ma forse un pochino troppo scoperto – se l’inclinazione viene tenacemente seguita – una volta immerso nelle battaglie competitive di Cyrodill. Come accennato, però, qualunque inclinazione può essere in parte stravolta: le capacità del PG legate a magie, armi e crafting (le specializzazioni, grossomodo, sono le stesse di Skyrim, con alcune modifiche a meccaniche e presentazione visiva) crescono fluidamente mentre compiamo le relative azioni, e ciò dà modo di scegliere con relativa calma, in modo piuttosto naturale, il proprio stile d’azione e gli strumenti per affrontare le insidie.

In questo senso, le parole iniziali non devono trarre in inganno: quando l’azione comincia a entrare nel vivo, anche la progettazione delle quest inizia a mostrare i lati migliori, legati a una cura per i dettagli difficilmente riscontrabile nella concorrenza; il numero di missioni è un poco minore, rispetto a tanti MMORPG in circolazione, ma ognuna è realizzata con dovizia di particolari, con dialoghi ben scritti e con scenari spesso ispirati, in mezzo a un mare di NPC che, se non hanno esattamente le “ambizioni” (problematiche, ma comunque apprezzabili) dei cittadini di Oblivion e Skyrim, almeno ne riproducono bene il ciclo di occupazioni quotidiane.

LIBERTÀ RELATIVA
Tutto bene, quindi? Accendiamo un mutuo e giochiamo tutta la vita a The Elder Scrolls Online? Beh, diciamo che il gioco possiede sicuramente parecchie attrattive per i fan della saga (inutile ricordare che, in questo caso, il bacino potenziale di utenti è davvero ampio), sviluppate talvolta in modo convincente; ma ha anche limiti che non possono essere del tutto trascurati, nemmeno da un drogato di TES. In termine di gameplay, i ritocchi verso il basso rispetto al predecessore single player sono abbastanza evidenti: le suddette classi hanno una serie di poteri esclusivi, molto rilevanti in combattimento e preclusi agli altri personaggi, che cozzano un poco con l’idea di “progressione naturale” a cui facevo riferimento, e comunque si presentano in modo più canonico rispetto alle “costellazioni” di Skyrim.

The Eye of the Beholder?
The Eye of the Beholder?

Allo stesso tempo, i giocatori occasionali di MMORPG, magari appassionati del particolare lore, non vengono adeguatamente convogliati verso le azioni co-op, mancando del tutto (almeno per il momento) un sistema di matchmarking per dungeon e missioni cooperative. E questo non è un limite trascurabile. Naturalmente è possibile stringere amicizie, creare gilde ed entrare in un gruppo già esistente, ma ciò presuppone una confidenza con i MMORPG che non tutti i potenziali giocatori di TESO hanno. Il rischio è che in molti si mettano a giocare il titolo di Zenimax alla maniera di un prodotto single player, come è successo a molti giornalisti in questi giorni. E sarebbe un vero peccato, considerate le notevoli potenzialità della “Alliance War” di Cyrodill.

Non credo che i detrattori di Skyrim cambieranno opinione di fronte a The Elder Scrolls Online, ma devono concordare su una cosa: con tutti i mod del caso, il quinto capitolo della saga può diventare un titolo molto più difficile e realistico, anche senza mettere mano al sistema di crescita automatica. Questa duttilità, per ovvi motivi, non può emergere in The Elder Scrolls Online, e anzi la struttura di base è ancora più accessibile e sottilmente guidata, con tante limature sul concept primigenio.

Il limite di peso per l’inventario è stato sostituito da un più generoso (negli slot del materiale craftabile potete cumulare tutti gli item uguali che volete) tetto numerico; non c’è il sonno con i relativi bonus; gli NPC, dal canto loro, non possono essere aggrediti a meno che la cosa non sia contemplata da una quest. È chiaro che tutte queste variazioni, a cui aggiungiamo il notevole costo del cavalli, sono state introdotte per rendere un poco più “normale” l’impatto del gioco sugli appassionati del genere; allo stesso tempo, probabilmente, The Elder Scrolls Online ha perso l’occasione per proporre qualcosa di davvero diverso, che fosse a metà strada tra l’impostazione dei MMORPG tradizionali e il crescente interesse per le simulazioni survival online, che proprio sulla presenza di stimoli e bisogni realistici basano gran parte del loro fascino. Questa, d’altra parte, è la considerazione più personale dell’articolo, e va presa per quella che è.

L'atmosfera non manca, ma costa cara...
L’atmosfera non manca, ma costa cara…

ORIZZONTI DI GUERRA
Nei prossimi giorni l’evento della closed beta si concentrerà maggiormente sul PvP, rendendo del tutto funzionante quella sorta di “Parco divertimenti competitivo a tema Fantasy” che sembra essere la mappa di Cyrodill (la cui grandezza, è bene ricordarlo, è coerentemente vicina a quella di Oblivion, con tanto di montagne innevate al nord). Io, intanto, mi sono fatto un giretto preliminare: una volta raggiunto il livello 10, è possibile viaggiare nella regione centrale di Tamriel in qualsiasi momento, per trovarsi di fronte a un’enorme distesa punteggiata da fortezze, insediamenti e templi sotto il controllo di una delle tre fazioni, Daggerfall Covenant, Ebonheart Pact e Aldmeri Dominion, in cui anche il livello dei giocatori viene bilanciato (e alcune abilità inibite, in caso di rank troppo alto) per adattarsi a una specie di MOBA con visuale e controlli a là TES. Intrigante, no?

Va detto che la vita dei giocatori più solitari si fa decisamente più difficile a Cyrodill, e anche meno divertente, dal momento che azioni interessanti e spettacolari come assedi e battaglie – ma anche piccole missioni miste PvP-PvE – devono di fatto essere affrontate da gruppi particolarmente nutriti di giocatori. È possibile provarci da soli, così come è consentito avventurarsi per chilometri senza un cavallo, ma in entrambi i casi si tratta di opzioni più che sconsigliabili. Per gli spostamenti ci sono i viaggi istantanei tra i punti di interesse conquistati (anche quelli non visitati, a differenza delle altre regioni di Tamriel); tuttavia, non è raro doversi addentrare i territorio nemico, oppure dover procedere per lunghi tratti tra un nodo e l’altro, cosa che in assenza di un bel destriero diventa alquanto noiosa e ripetitiva.

Vi piacerebbe sapere cosa sta succedendo? Da me avrete solo una bocca cucita.
Vi piacerebbe sapere cosa sta succedendo? Da me avrete solo una bocca cucita.

Ciò che ho visto del PvP è troppo poco per potersi sbilanciare. Probabilmente, poi, nemmeno il prossimo evento della beta riuscirà sciogliere tutti i nodi. La Alliance War è concepita per far divertire un numero molto superiore di utenti, rispetto a un gruppo di giornalisti e addetti ai lavori, così da dare vera dignità alla conquista di avamposti, degli Scroll (presenti in alcune strutture, per garantire specifici bonus alla fazione) e della Capitale, con tutte le risorse e gli strumenti specifici che lo scenario mette a disposizione. E sarà addirittura impossibile valutare l’impatto del gioco in termini di net-code, sempre per il limitato numero di giocatori attivi, anche se cercheremo di capire se il versus di The Elder Scrolls Online ha le carte in regola per emozionare e coinvolgere. Di sicuro, la buona riuscita del PvP è quasi una condizione imprescindibile, a fronte di un notevole rischio sul piano dell’offerta: il modello economico non è particolarmente generoso, come ho ironicamente accennato nel corso dell’articolo, con la difficile volontà di imporre costo del gioco base e abbonamento mensile, decisamente non in linea con la tendenza del momento. Naturalmente diversi titoli hanno dimostrato che la cosa era ed è possibile, ma l’impresa è diventata assai ardua.