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Ci sono titoli che, per un motivo o per l’altro, non riescono a colpire immediatamente l’immaginario. Spesso capita con le nuove IP, specialmente quando alle spalle non ci sono sviluppatori famosi o una campagna pubblicitaria imponente come quello di un Titanfall a caso. In questa particolare situazione, ammetto di aver quasi snobbato questo Murdered: Soul Suspect, prodotto dalla Airtight Games, di cui ricordo Dark Void (sul quale è meglio sorvolare) e Quantum Conundrum, un puzzle-game piacevole, ma ben lontano dalle complessità narrative del titolo oggetto di questa anteprima.
È stata quindi una piacevole sorpresa trovarmi di fronte a un gioco dal potenziale davvero notevole, dotato di una storia complessa e affascinante; il tutto ulteriormente caratterizzato da un gameplay che sembra rifarsi ai capisaldi del genere adventure, nell’accezione più moderna del termine. Gli sviluppatori hanno infatti messo assieme un piacevole coacervo di elementi, nei quali non è difficile scorgere fremiti di produzioni assai note come L.A. Noire, Heavy Rain e persino la serie The Walking Dead firmata Telltale. Giochi non certo di secondo piano, contraddistinti da tutta una serie di storie più o meno complesse e, per certi versi, persino affascinanti. Una cosa però differenzia Murdered: Soul Suspect dai suoi ispiratori: una linearità nello sviluppo degli eventi, i quali non potranno essere modificati in alcun modo, non essendo previsti bivi e/o biforcazioni di alcun genere. Una scelta voluta per non diluire eccessivamente l’esperienza, affrancata fra l’altro da tutta una serie di missioni secondarie (per altro opzionali) che serviranno ad arricchire di dettagli uno storyboard già di suo piuttosto complesso.

A questo punto devo avvertirvi che mi è impossibile evitare lo spoiler iniziale. Se non volete sapere nulla, procedete dritti al prossimo paragrafo, anche se si tratta di un dettaglio che non toglie davvero alcunché alla godibilità del gioco. Tutto questo per dirvi che i primi momenti vedono il protagonista fare una bruttissima fine: il nostro eroe, infatti, viene scaraventato fuori da una finestra posta a diversi metri da terra e, come se non bastasse, lo stesso tizio che gli ha appena fatto sperimentare l’ebbrezza del volo torna e lo crivella di proiettili. Così, tanto per essere sicuri. Ora probabilmente vi è chiaro come mai il nostro investigatore privato, al secolo Ronan O’Connor, ha questi buchi sul tronco che tanto ricordano le sette stelle di Kenshiro. Come tutte le anime tormentate a causa di una fine brutale, Ronan si troverà quindi bloccato su questo piano esistenziale, invisibile ai vivi e incapace di interagire con qualsiasi oggetto.
La sua inconsistenza tipicamente “ectoplasmica” gli conferirà però una serie di vantaggi, che avranno un impatto diretto sulle azioni di gioco. Fin dai primi minuti è possibile utilizzare dei poteri niente male, come leggere la mente dei vari NPC, attraversare i muri, vedere elementi appartenente al dimensione spirituale e, soprattutto, interloquire con gli altri fantasmi. In alcuni casi questo darà adito a missioni secondarie, in altri invece ci si limiterà a un normale scambio di battute (per quanto normali possano essere due fantasmi che ciarlano del più e del meno).

Avanzando nel gioco, si sbloccheranno poi diverse abilità, la più importante delle quali è il teletrasporto, utile specialmente per raggiungere aree inizialmente inaccessibili. Questo stimola un po’ il concetto di backtracking, pur circoscritto a diverse indagini non centrali alla risoluzione del gioco, ma comunque in grado di svelare dettagli e particolari più o meno interessanti. Non per nulla saranno presenti anche un gran numero di collezionabili.
È l’investigazione però il vero fulcro del gioco: in ogni area è necessario trovare tutti gli indizi possibili e quindi associarli in maniera corretta in modo dare un senso a determinati avvenimenti. È un qualcosa che ricorda un po’ L.A. Noire, fase interrogatoria a parte. L’approccio è molto dinamico e, anche se Murdered non si può certo definire un gioco d’azione, sembra in grado di proporre situazioni quasi sempre avvincenti quanto coinvolgenti. Del resto, come ci hanno confermato gli sviluppatori, l’idea è proprio quella di tenere i giocatori incollati allo schermo, senza tediarli con sequenze troppo macchinose: non è un mistero che un gran numero di titoli vengano abbandonati nel giro di poche ore e che solo una minima percentuale di utenti arrivino a vedere i titoli di coda. Da quel che ho visto, Murdered pare più un titolo celebrale che altro e non richiede certo di essere degli hardcore gamer con il mouse fra i denti per essere completato. Questo non lo rende comunque meno interessante, e anzi l’impressione generale è che Airtight stia confezionando un prodotto concreto e genuino, senza troppi clamori, che è quasi una rarità di questi tempi.

Anche l’impatto puramente visivo, mi ha lasciato piuttosto sorpreso. Pur con tutti i limiti del classico Unreal Engine 3, il risultato finale pare più che soddisfacente, tanto su PC quanto su PS4. Sulla console Sony il frame rate era piuttosto elevato, intorno ai 50/60 fps durante il gioco e 30 fps nelle sequenze d’intermezzo, una scelta voluta dagli sviluppatori e che di fatto trova riscontro anche sui sistemi Windows. I 1080p inoltre dovrebbe essere presenti anche su Xbox One a questo giro, ma non prendetemi a male parole se poi effettivamente non sarà così.
I non anglofoni saranno inoltre felici di sapere che tutti i dialoghi sono stati tradotti in italiano, con tanto di doppiaggio delle voci. Il risultato non è affatto disprezzabile, anche se la particolare voce di Ronan (la potete ascoltare nella video-anteprima) ha un impatto decisamente più apprezzabile in inglese. Per il resto, l’unica cosa che potrebbe davvero “rompere” l’incanto di Murdered è l’evoluzione della trama: facile, visti i temi, cadere nei soliti cliché e arrivare alle fasi finali con qualche trovata un po’ troppo arrampicata sui muri. Ma questo lo scopriremo solo con il codice definitivo fra le mani, fra poco più di un mese. Ve lo devo proprio dire: non vedo l’ora di gettarmi a capofitto nelle inquietanti atmosfere di Soul Suspect.