The Order: 1886 è stato uno dei primissimi titoli a essere mostrato su PS4 ed è diventato di fatto il gioco di riferimento per la console Sony, almeno dal punto di vista meramente visivo. Non a caso ha aperto la conference del gigante nipponico a questo E3 2014 e non vi nascondo che ero parecchio curioso di provarlo, pad alla mano. Questo sparattuto in terza persona, per certi versi una sorta di Gears of War 2.0, ha fatto dell’atmosfera vittoriana/steam punk il suo punto di forza, tanto che allo stand ufficiale erano presenti le ricostruzioni delle armi e degli abiti dei protagonisti, dettagliati all’inverosimile fra l’altro. In questo mondo distopico di fine ‘800, la Rivoluzione Industriale ha fatto passi da gigante, con tecnologie modernissime, di pari passo affiancate da ambientazioni d’altri tempi. I Cavalieri dell’Ordine, che danno il titolo a questa ambiziosa produzione, non avranno vita facile, in un’epoca dove regna la legge marziale e il popolo brama la testa della nobiltà. In mezzo a queste tensioni sociali emerge però un nuovo, assai più temibile, pericolo: una razza mutante, che ricorda talmente tanto i lupi mannari, da ricevere il nome di Lycan (sì, proprio come quelli della serie cinematografica di Underworld). Ma ora bando alle ciance e torniamo alle cose serie: com’è il gioco?
Ebbene, è difficile trarre qualche conclusione in merito a The Order, specie dopo averlo provato per una manciata di minuti nella saletta riservata da Sony ai giornalisti selezionati. Di certo, tra tutti quelli presenti da queste parti, il titolo di Ready at Dawn è quello che più emerge dal punto di vista grafico, se si esclude Driveclub, che dallo scorso anno ha fatto un balzo tecnico in avanti quantificabile in anni luce. Nonostante qualche piccolo particolare stoni un po’ con la visione di insieme, il colpo d’occhio regalato da The Order è di quelli da lasciare senza fiato, ed è davvero difficile capire quanto il merito sia della potenza di PS4 (qui probabilmente palesatasi al massimo delle possibilità offerte dalla console di Sony in questi primi mesi di vita) o della capacità degli sviluppatori di utilizzare al meglio la palette di colori a loro disposizione. Comunque sia, se cercate un titolo da tenere sott’occhio per mostrare ai vostri amici di cosa è capace la vostra PlayStation 4, The Order è da mettere in cima alla lista, assieme al già citato Driveclub (che, fortunatamente, non fa parte di quella lunga lista di videogiochi slittati impunemente al 2015).
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The Order, però, non è solo grafica a cannone, ed ecco perché – come detto poco fa – viene difficile spingersi oltre nella descrizione analitica del titolo griffato Ready At Dawn. Il dimostrativo su cui ho potuto mettere le mani è fondamentalmente la porzione di gameplay che è stata mostrata via Twitch un paio di settimane fa da Sony, salvo una breve porzione aggiuntiva di livello in cui il protagonista e i suoi compagni se la devono vedere con un piccolo gruppo di nemici in un cortiletto adiacente alla stanza dove terminava il filmato di cui sopra. Il gameplay, quindi, non si è spinto oltre lo sparare qua e là e il fare quanto il gioco mi ha chiesto (aiuta quel personaggio, apri quella porta, ecc…), seguendo il canalone lineare forzato da un level design che più tipico non si potrebbe. Qualche piccola variante è garantita dal sistema di coperture, canonico quanto volete, ma permissivo a sufficienza per testare angoli diversi nella pulizia della zona dalla presenza di nemici. L’IA, a proposito, mi è parsa fin troppo arrendevole, ma a queste fiere il livello di difficoltà viene impostato di default a “babbeo”, e quindi è inutile perderci il sonno sopra, almeno per adesso.
Cuffie in testa a isolare dal casino circostante, pad alla mano e con un buon televisore (rigorosamente Sony) a riprodurre le vicende del gioco, ho apprezzato fin da subito la buona pulsione narrativa. The Order “prende”, c’è poco da fare, e nonostante fossi stato gettato nella mischia senza conoscere le premesse della storia, mi sono sentito subito coinvolto in quello che succedeva a schermo, tanto che quando la demo è giunta a conclusione ho percepito una certa amarezza, più per non aver potuto scoprire cosa sarebbe accaduto dopo, piuttosto che perché mi stavo (comunque) divertendo. Insomma… mi è rimasta forte la voglia di metterci di nuovo sopra le mani, nonostante sia stata forte l’impressione di essermi trovato a giocare l’ennesimo TPS teleguidato e senza grande innovazione nel DNA. Lascio a voi la decisione se si tratti di un segnale positivo per la qualità del gioco in sé, o se c’è della colpa, esaltata dal fatto che sto invecchiando e che quindi comincio ad accettare con maggior accondiscendenza e rassegnazione la poca voglia di osare da parte della maggioranza degli sviluppatori.