È uno dei titoli più attesi dell’anno, almeno dalla nutrita community degli appassionati di giochi di ruolo fantasy. Eppure, nonostante la sua popolarità, la serie di The Witcher rappresenta il fanalino di coda degli RPG “all’occidentale”: i suoi primi due episodi hanno venduto poco più di due milioni di copie nel mondo, un numero irrisorio se paragonato agli 11 milioni di Dragon Age o i 30 milioni di The Elder Scrolls. Ma a CD Project Red, ambizioso team di sviluppo di nazionalità polacca, la sfida piace, e piace poter dare una visione europea di un genere che, sinora, ha visto il duopolio americano-giapponese. Per rendercene conto di persona, abbiamo deciso di andare a trovare gli sviluppatori direttamente nella loro sede di Varsavia, dove il gioco è attualmente in corso di realizzazione, per scambiare qualche chiacchiera con i programmatori e fare una prima prova della beta di The Witcher 3: Wild Hunt, ultimo capitolo della saga.
[player 01yzml3kx2qq69]
EUROPEANS DO IT BETTER
La nostra prima domanda, forse un po’ ingenua, riguardava l’inevitabile confronto con i due altri GdR fantasy già presenti sul mercato. Ci aspettavamo una risposta “diplomatica”, ma anche in questo CD Project Red ci ha sorpreso: “Le saghe di The Elder Scrolls e di Dragon Age sono molto belle, avvincenti e tecnicamente ben realizzate”, ci racconta Michal Stec, Art Producer del gioco. “Molti di noi ci hanno giocato o ci giocano tutt’ora; ma hanno uno stile inconfondibilmente “yankee”: si basano su una visione stereotipata, forse un po’ troppo commerciale del genere medieval- fantasy. I prodotti di Bioware e Bethesda pongono l’azione e il combattimento al centro dell’esperienza di gioco, proponendo ai giocatori una trama che, per quanto possa essere intrigante, ha uno sviluppo del tutto lineare, in cui i personaggi controllati dai giocatori non hanno sostanzialmente alcuna influenza. La conseguenza è che i dialoghi, che magari sono anche stati scritti molto bene, sono semplicemente un orpello narrativo, e dopo un po’ i giocatori si stufano di leggerli e cercano di skipparli velocemente premendo il pulsante del joypad per rituffarsi nel più breve tempo possibile nell’azione. The Witcher non è così: prima di tutto la saga ha delle forti radici culturali, il mondo del gioco è palesemente ispirato al Medio Evo nordeuropeo, con particolare riguardo alla vita degli antichi vichinghi, così come le creature fantastiche del gioco s’ispirano alla mitologia nordica. Inoltre, ed è questo forse l’aspetto più distintivo di The Witcher, per noi azione e combattimento sono importanti, ovviamente, ma non sono predominanti: noi crediamo che al centro del gioco debbano starci la storia e il giocatore; questi, con le sue scelte, deve poter influenzare tutto l’universo, politico e militare, del gioco. In questo siamo unici a farlo, e siamo pronti a sfidare i nostri concorrenti sul nostro terreno.”
OLTRE LO SPECCHIO
Può sembrare pura propaganda, ma vi possiamo assicurare che non è così: un breve tour nei vari studios affollati di grafici, disegnatori e animatori (il team di sviluppo conta circa 260 elementi, la metà dei quali si occupano della grafica di The Witcher 3) conferma le parole di Stec, laddove tavoli e scaffali traboccano di volumi e libri di mitologia nordica, di armature e costumi medievali cui gli sviluppatori attingono avidamente, trasformando gli schizzi dei disegnatori in dettagliate texture che i grafici dovranno “incollare” ai modelli poligonali di creature e personaggi. C’è persino un ufficio specificamente designato (lo “story department”) a redigere la trama principale, quella delle quest secondarie e tutti dialoghi del gioco. Anche in questo caso, ad ispirare il lavoro dei cinque scrittori impegnati a tempo pieno nella sceneggiatura di The Witcher 3: Wild Hunt sono le saghe della mitologia scandinava, oltre che i numerosi testi storici su vichinghi e normanni.
“Nella sua versione finale, The Witcher 3 proporrà una trama principale di circa 50 ore, cui se ne aggiungeranno altrettante di side quest”, ha precisato Michal Stec. 100 ore, perciò, sarà il tempo complessivo di gioco, per realizzare il quale è stato necessario uno sforzo di circa tre anni.
LA PROVA – IL PROLOGO
Circa tre ore e mezza… tanto è durata la prova della “beta” di The Witcher 3: Wild Hunt. Noi lo abbiamo testato su Xbox One, anche se, lo ricordiamo, il gioco sarà disponibile anche per PS4 e per PC. Due i segmenti che siamo riusciti a testare: il prologo iniziale, quasi tutto all’aperto, e una quest ambientata su una delle isole Skellige, quasi tutta indoor.
[quotedx]azione e combattimento sono importanti, ma non sono predominanti[/quotedx]Nella fase iniziale – di fatto un vero e proprio tutorial, in cui i giocatori imparano a familiarizzare con i comandi, tra cui il nuovo sistema di cavalcature molto simile, per modalità di controllo, a quello già visto in Red Dead Redemption – Geralt e il suo vecchio amico Vesemir (per chi non ha giocato i capitoli precedenti, ricordiamo che Vesemir è uno dei witcher più anziani, una sorta di figura paterna per Geralt che lo venera come un maestro) attraversano a cavallo il regno di Temeria alla ricerca del perduto amore del nostro Strigo, la bella maga Yennefer di Vengerberg. In apprensione per la sorte della donna (il nostro eroe ha frequenti incubi notturni in cui la vede in compagnia della loro figlia adottiva Ciri) Geralt arriva finalmente a White Orchard, un villaggio sotto il continuo assedio di un grifone inferocito. Il signore locale dichiara di aver recentemente incontrato la maga e di essere disposto a fornire informazioni utili alla sua ricerca, purché Geralt lo aiuti ad abbattere un grosso grifone e a liberare così il villaggio da questa terribile minaccia. Geralt accetta la missione e scopre che l’ira del grifone, un giovane maschio, è stata provocata dall’insensata ed inutile uccisione della femmina (i grifoni sono una specie rigorosamente monogama e si legano ad un’unica femmina per tutta la vita). Dopo aver teso una trappola usando una finta pecora come esca, Geralt e Vesemir hanno infine la meglio sul mostro e, dopo aver reclamato la loro ricompensa, si rimettono in viaggio sulle tracce di Yennefer.
Due le principali novità che balzano subito agli occhi. La prima è il nuovo, stupendo e dettagliatissimo open world che costituisce l’ambientazione del gioco e che ha davvero ben poco da invidiare a quello di Skyrim, con cui il titolo viene spesso paragonato. Oltre a esso, va citato l’esordio dei cavalli nel mondo di The Witcher. Come già ricordato in precedenza, il sistema di controllo ricorda straordinariamente quello già visto in Red Dead Redemption di Rockstar. Analogamente ad esso, il giocatore potrà lanciare il destriero al galoppo premendo due volte il tasto dedicato, oppure chiamarlo semplicemente con un fischio quando ci si muove a piedi.
LA PROVA – BANCHETTO DI MORTE A KAER TROLDE
È Kaer Trolde, la fortezza fondata da Crach an Craite su Ard Skellig, la maggiore delle isole Skellige (uno sperduto e ventoso arcipelago al largo dei Regni Settentrionali), a fare da teatro delle tragiche vicende narrate in questo segmento. Geralt ritorna a Kaer Trolde da Crach, signore della fortezza, per ottenere la ricompensa promessa a seguito di un favore chiesto dal principe in precedenza. Al suo arrivo, Geralt assiste a un banchetto, organizzato da Crach stesso per celebrare le vittorie militari del figlio Hjalmar e indurre i nobili presenti a sceglierlo quale proprio sovrano nell’elezione del re, ormai imminente.
Qualcosa va storto e, nel bel mezzo della festa, tre enormi grizzly irrompono nella sala e fanno strage degli invitati. Geralt interviene e riesce ad abbattere gli orsi, senza però riuscire ad impedire la morte di molti nobili influenti. Temendo che l’episodio possa dare inizio a una sanguinosa guerra civile, gettando discredito sull’intera famiglia, Crach implora Geralt di trovare nel più breve tempo possibile i responsabili della strage. Grazie ai suoi poteri e alle sue conoscenze, scopre che i tre orsi erano in realtà altrettanti berserker, ossia “orsi mannari” presenti tra gli invitati ma trasformati, grazie all’utilizzo di una speciale erba magica, aggiunta di nascosto nel vino servito a tavola. Una breve ricerca nelle cantine della fortezza consente a Geralt di scoprire la verità e di smascherare così un diabolico complotto.
[quotesx]Wild Hunt respinge qualunque sudditanza nei confronti delle serie più blasonate[/quotesx]Naturalmente non vi diciamo di più per non rovinarvi la sorpresa, ma questo secondo segmento, in cui il combattimento ha un ruolo del tutto marginale e si riduce allo scontro iniziale con i tre orsi (per la verità assai poco impegnativo) rivela un’altra “anima” di The Witcher 3: quella narrativa, cui Michal Stec accennava nel corso dell’intervista. La quest, in effetti, si presente più come un episodio da film poliziesco (seppur in un’ambientazione fantasy-medievale) in cui le uniche abilità richieste ai giocatori sono di tipo investigativo o la capacità di notare e raccogliere indizi rilevanti alla soluzione del caso. Si tratta, in effetti, di una piacevole novità del tutto inedita rispetto ai GdR fantasy visti sinora.
MA, ALLA FINE, ‘STO GIOCO COM’È?
È difficile e, formalmente, poco corretto dare delle valutazioni quando un titolo è ancora in fase di sviluppo: il gioco uscirà infatti il prossimo 19 maggio e, nel corso del test, qualche piccola magagna tecnica si è vista. Al di là di questo, tuttavia, se il buongiorno si vede dal mattino The Witcher 3: Wild Hunt potrebbe davvero essere una delle sorprese più apprezzate dai fan del genere: il gioco respinge con decisione qualunque sudditanza nei confronti delle serie più blasonate oggi in commercio, e anzi sembra avere degli apprezzabili punti di forza rispetto a esse. L’eccellente motore grafico, l’intuitivo ed efficace sistema di controllo, la vastità dell’ambientazione e la grande profondità dei suoi intrecci narrativi rappresentano da un lato un ottimo gioco di ruolo fantasy per gli appassionati del genere, e dall’altro un potenziale benchmark cui BioWare e Bethesda dovranno cominciare a fare seriamente i conti.