Se siete dei genitori, conoscete perfettamente l’orrenda paura che vi soffoca quando uno dei vostri figli sparisce e non riuscite a trovarlo. Magari è solo per qualche secondo, il tempo di girare in una corsia del supermercato e ritrovarlo che fissa le colonne di caramelle, o di alzare lo sguardo e scoprire che ha abbandonato l’altalena e si è arrampicato su un albero. Ma il terrore, in quei pochi secondi, è autentico.
Da questa idea, del tentativo di catturare questa paura ancestrale, muove i suoi passi The Park, il nuovo horror di Funcom, la software house norvegese di The Longest Journey e il MMO The Secret World. Un titolo che gli sviluppatori definiscono “narrative game”, dove tutto si basa sulla trama e sul coinvolgimento del giocatore, in un’esperienza estremamente concentrata, della durata di un paio d’ore: molto al di sotto degli standard videoludici moderni, ma che proprio per questo può permettersi di focalizzarsi completamente sul racconto e sulle emozioni, senza perdersi in passaggi ripetitivi o allungati tanto per aumentare il counter delle ore. Nei giorni scorsi abbiamo incontrato su Twitch, in una sessione di gameplay privata, Joel Bylos, direttore creativo del progetto, con il quale abbiamo anche scambiato quattro chiacchiere al termine della sua dimostrazione.
Un breve, ma intenso giro di giostra
The Park ci mette nei panni di Lorraine, giovane mamma il cui figlio sparisce all’interno dell’Atlantic Island Park, un parco di divertimenti chiuso negli anni Ottanta (periodo in cui si svolge il gioco) per cause che verranno spiegate nel corso dell’avventura; il luna park è una delle ambientazioni del già citato The Secret World, costruito dal misterioso Nathaniel Winter, uno dei suoi personaggi secondari. The Park si svolge in prima persona, con interfaccia e interazione ridotti al minimo, proprio per lasciare più spazio possibile agli avvenimenti e alle emozioni: con il tasto sinistro del mouse è possibile esaminare gli oggetti, ruotarli e cercare indizi, mentre con quello destro Lorraine urla e chiama suo figlio, nella speranza che gli risponda (cosa che, almeno all’inizio, fa). Le grida della madre riflettono il suo stato mentale, la sua paura, che monta lentamente nel corso del gioco: all’inizio, quando i due arrivano al luna park e il bambino si allontana la prima volta, Lorraine richiama il figlio con relativa tranquillità, senza troppa agitazione, ma andando avanti la voce si fa rotta, si alza, diventa quasi stridula… Un piccolo dettaglio, di cui consciamente quasi non ci si rende conto, ma che contribuisce alla costruzione di una tensione che via via si fa più forte. L’impatto sul giocatore quando si verificano eventi particolari, o succede qualcosa di spaventoso, non è da meno: l’immagine sullo schermo pulsa al ritmo del cuore della protagonista, e la musica si alza di volume.
Paura, misurata paura
The Park è un titolo horror, ma la paura che racconta non è quella che nasce dallo spavento puro e semplice, dal cosiddetto “jump scare”, il salto sulla sedia. Ci sono momenti in cui si sussulta, e ci saremmo stupiti del contrario, ma non rappresentano il cardine dell’esperienza, che si gioca invece tutta sul filo dell’ansia, dello smarrimento, del terrore che pian piano cresce, mentre la verità comincia lentamente a farsi strada nella nostra mente. E l’ambientazione di un parco di divertimenti abbandonati è perfetta, per questo genere di storie. Partendo da romanzi come Joyland di King, passando per tutta la cinematografia horror degli anni Ottanta, gli sviluppatori di Funcom hanno messo in piedi un baraccone (nel vero senso del termine) decadente, in rovina, con giostre e pupazzi pieni di lampadine colorate, ma che di notte, al buio, fanno tutto un altro effetto. La statua di Chad The Chipmunk, che incontreremo spesso nel gioco, ne è l’esempio forse più lampante: una mascotte innocua, sorridente, ma che tra gli alberi illuminati dalla luna, circondata da rottami arruginiti, trasforma il suo sorriso congelato nel tempo in un ghigno angosciante. Non mancheranno comunque sobbalzi e spaventi più o meno regalati, su questo possiamo rassicurare (si fa per dire) i deboli di cuore: la parte conclusiva di The Park si svolge nella Casa degli Orrori, e quale posto migliore per essere terrorizzati da un mostro (di cartone) che appare all’improvviso?
Venghino, siore e siori, venghino!
Ogni giostra è interattiva, nel senso che ci si può salire sopra e farci un giro, cogliere i frammenti di storia che racconta guardandosi attorno, accorgendosi magari per un solo istante di una misteriosa figura che dalla cabina di controllo ne aziona i comandi… Il parco è liberamente esplorabile da cima a fondo, con tanto di mappa per orientarsi al suo interno, e quindi in teoria si può andare dove si vuole; di fatto, però, come ci ha raccontato lo stesso Joel di Funcom, il racconto assolutamente lineare “impone” di seguire una strada ben precisa, che è quella percorsa prima di noi dal figlio di Lorraine; niente ci impedisce di ignorare i suoi richiami e andare altrove, ma perché dovremmo volerlo fare? Il mondo di The Park è ricco di dettagli sparsi qua e là, che messi insieme costruiscono un livello di narrazione secondario, sovrapposto alla storia principale, in cui si mettono insieme i pezzi degli avvenimenti dell’Atlantic Island Park. Al tempo stesso, non mancano riferimenti e piccoli richiami allo stesso The Secret World, come inevitabile che sia.
Un gioco nato per gioco
La storia dello sviluppo di The Park è interessante quanto quella che racconta: tutto ha avuto inizio sei mesi fa, con un ristretto gruppo di dev che ha cominciato a trastullarsi con l’Unreal Engine 4, realizzando le prime location del gioco e mettendo in piedi una prima versione di quello che sarebbe diventato l’Atlantic Island Park. Da lì in poi il progetto ha preso lentamente vita, i contorni della storia hanno cominciato a delinearsi con maggior chiarezza, il numero di persone coinvolte nel progetto è aumentato, fino ad arrivare a oggi. The Park debutterà sugli scaffali digitali di Steam il prossimo 26 ottobre a 9,99 €, un prezzo non altissimo ma neanche stracciato, considerato che l’avventura dura un paio d’ore al massimo, e non offre grandi spunti di rigiocabilità salvo qualche elemento o oggetto da trovare in una seconda run. Al momento il gioco è solo in lingua inglese (con i sottotitoli): Funcom non esclude la possibilità di tradurre almeno quelli, ma se mai dovesse accadere, sarà solo in un secondo momento, in base a come andranno le vendite del gioco. E il suo successo (o meno) potrebbe anche spianare la strada ad altri esperimenti del genere. Un titolo così fortemente centrato sulla componente narrativa rappresenta un azzardo, anche se forse meno rispetto a qualche anno fa: se dovesse andar bene come sperano da quelle parti, ci suggerisce Joel al termine della nostra chiacchierata, il mondo di The Secret World possiede centinaia di location e possibilità da esplorare.