From Software, con l’aiuto del “papà” della saga dei Souls Hidetaka Miyazaki, si prepara a far sognare (e ovviamente imprecare) nuovamente i gamers di tutto il globo terracqueo. Per la terza volta, infatti, impersoneremo il Chosen Undead, il “prescelto” tra i non morti, gli esseri senza anima che popolano le oscure e mefitiche lande dell’ultima fatica dello studio nipponico. Anche se i tempi sono ancora un po’ acerbi per parlare a ragion veduta del comparto tecnico, sul quale contiamo di pronunciarci meglio poi, eccovi le nostre impressioni generali sull’attesissimo Dark Souls III.
Il gameplay di Dark Souls III non si discosta molto da quanto abbiamo visto nei precedenti titoli della saga, seppur il gioco presenti alcune sostanziali differenze che, di fatto, riescono a rendere il gioco più accessibile senza dover peraltro rinunciare all’elevata difficoltà che contraddistingue la serie sin dagli esordi. Prima fra le novità di rilevanza è l’aggiunta di una ulteriore fiaschetta, simile alla celeberrima Fiasca Estus, di colore azzurro e che consente di ricaricare gli utilizzi dei nostri attacchi magici, miracoli, piromanzie e tutto quello che il vostro cuore di caster sogna di lanciare dietro a nemici ed invasori. Pare quindi che From Software abbia abbandonato alcune delle meccaniche introdotte nel secondo capitolo della saga Souls, come la possibilità di utilizzare differenti tipi di erbe o gemme sia per ripristinare gli utilizzi degli incantesimi sia per recuperare hit points. Sempre a proposito di incantesimi e compagnia bella, appare per la prima volta una terza barra nel nostro hud. Anche questa di colore azzurro, così come la fiaschetta deputata a ripristinarla, indica la nostra riserva di mana, a differenza del passato ove il numero dei cast a nostra disposizione era limitato a un numero ristretto di utilizzi; questa novità riesce a non snaturare il concetto stile “usalo con saggezza” proprio della saga, ma aggiunge nuove possibilità al gameplay, consentendoci di usare con più libertà il nostro arsenale magico. Un gameplay abbastanza fluido, che strizza l’occhio non solo al passato dunque, ma che per certi versi sembra un po’ una sorta di “ibridazione” tra i Souls e Bloodborne, l’acclamata esclusiva per PlayStation 4. I movimenti del nostro personaggio, nonostante un framerate non proprio stabilissimo, risultavano infatti più fluidi e veloci rispetto a quanto visto finora nei vari Dark Souls ma senza essere repentini come quelli del Cacciatore di Bloodborne. Insomma, una giusta via di mezzo che si traduce in una curva d’apprendimento del combat system non troppo ripida ma più accessibile, sia per i neofiti che si avvicinano ora alla serie di From sia per i veterani come noi. Anche se la dichiarazione di From secondo la quale le armi a nostra disposizione non saranno numerose come nel secondo (ma soprattutto nel primo) capitolo della saga ci ha lasciati un po’ interdetti, siamo speranzosi che l’introduzione di una nuova meccanica che approfondiremo a breve riesca a colmare questo gap.
[quotedx] Le ambientazioni risultano più vaste e dettagliate rispetto a quelle di Dark Souls e Dark Souls II e la loro stessa architettura appare molto più realistica. [/quotedx]
Come dicevamo, il combat system non solo è stato, per certi versi, semplificato ma anche ampliato, pur mantenendo la propria ragion d’essere saldamente ancorata all’abilità del giocatore ed alla sua conoscenza dei vari moveset disponibili per ogni arma. Infatti, similmente a quanto sperimentato da chi ha giocato Bloodborne, le armi ora presentano più di uno stile di combattimento portando quindi il giocatore a dover cercare un feeling perfetto con il proprio strumento di distruzione per avere la meglio sui famelici ed incattivitissimi avversari. Questa modifica, per ora nota come “Battle Arts”, (Arti di Combattimento), porta una nuova profondità al rodato combat system della serie, aggiungendo nuove combo e potenzialità alle armi che i fan della saga conoscono, consentendo di fatto di cambiare stile di combattimento in funzione del nemico che stiamo affrontando. Tornano anche gli scudi, la cui meccanica pare quasi invariata rispetto a quanto conoscevamo dei Soul’s e che continuano ad offrire le stesse possibilità al giocatore. Potrete quindi usare il vostro scudo… beh, come uno scudo, una muraglia inamovibile (finché la vostra stamina non sarà esaurita, allora saranno dolori) o come uno strumento per sbilanciare e quindi trafiggere i vostri avversari! Anche i mob presenti del titolo sembrano aver subito un po’ l’influenza di Bloodborne, sia a livello estetico che in pura ottica tecnica. L’aggro dei nemici pare sensibilmente aumentato, così come il loro numero, spesso soverchiante. Esteticamente non ci sono grandissime similitudini tra i due titoli, anche se risulta abbastanza ovvio l’ascendente che l’esclusiva PlayStation 4 ha avuto nei confronti di questo nuovo Dark Souls III. Ad esempio le ambientazioni risultano più vaste e dettagliate rispetto a quelle di Dark Souls e Dark Souls II e la loro stessa architettura appare molto più realistica seppur pervasa da quel senso di “grandeur” che ha accompagnato Bloodborne; chiostri enormi, torri che svettano fino quasi alle nuvole e fortezze mastodontiche la fanno da padrone, facendo apparire quasi minuscolo il nostro personaggio e conferendo, a volte, un senso quasi di soggezione di fronte a strutture tanto mastodontiche.
Nel nostro peregrinare, durato purtroppo dannatamente poco (non avremmo mai voluto abbandonare quel pad. Mai!), ci siamo trovati a fronteggiare diversi tipi di nemici: da canidi molto simili a lupi bianchi oversize a soldati non morti, passando per un enorme drago appollaiato di guardia sopra una torre, Miyazaki ed il suo team hanno mantenuto inalterata la capacità di far perdere qualche battito al nostro cuore, rendendo l’esplorazione delle location disponibili un vero e proprio esercizio di nervi. Tra imboscate, getti di fuoco tanto incandescenti da fondere persino l’adamantio e nemici spesso imprevedibili e sempre infami, il senso di oppressione proprio della saga non si perde assolutamente ma anzi, assurge a nuove vette grazie ad una I.A. Nemica che sembra più reattiva e “intelligente” rispetto al passato; ci è capitato più volte di aver quasi ucciso uno dei nostri opponenti per vederlo arretrare verso i suoi alleati che, nel contempo, accorrevano a coprire le spalle al loro amico. Purtroppo il tempo a nostra disposizione non ci ha consentito, complice la nostra totale ignoranza sui percorsi disponibili che ci ha portato a girare a vuoto per qualche minuto, di arrivare a sfidare un boss; fortunatamente abbiamo comunque avuto modo di vedere uno di questi formidabili avversari in azione e, fidatevi, non avrete vita facile nello sfidarli. Attacchi a distanza, melee, come da tradizione Souls non mancano. Ma, come abbiamo già visto nel precedente capitolo, Dark Souls II, ora i boss cambieranno il loro stile di combattimento durante la battaglia, adattandosi di fatto al vostro e agendo quindi di conseguenza. Se, ad esempio, il vostro stile di combattimento sarà incentrato sul lancio di incantesimi dalla distanza, il boss reagirà cercando di costringervi ad uno scontro corpo a corpo, vanificando di fatto la vostra strategia. Graficamente, nonostante un framerate non proprio ottimale che spesso ha dei cali, il titolo si presenta abbastanza bene: texture ben definite, aliasing quasi inesistente, effetti particellari molto, ma molto buoni. L’illuminazione dinamica, poi, riesce laddove Dark Souls II aveva fallito: le ambientazioni non sono particolarmente cupe, o almeno non tutte, ma ovunque c’è oscurità sarà bene che portiate con voi una torcia o vi ritroverete a combattere nel buio più assoluto.
Purtroppo abbiamo potuto constatare come il motore grafico ormai datato, nonostante gli aggiornamenti, patisca ancora dei difetti già noti della saga: le animazioni, seppur molto più fluide rispetto ai predecessori, sono ancora un po’ legnose e capita abbastanza spesso di vedere uno sgradevole effetto di compenetrazione poligonale. Tutto sommato, comunque, per essere una versione pre-release del titolo il comparto grafico, al pari di quello audio, sono di ottima qualità e siamo sicuri che queste piccole magagne verranno limate al momento della release ufficiale. Tirando le somme, quindi, questo Dark Souls III sembra promettere bene. Il ritorno di “papà” Miyazaki pare abbia fatto molto bene alla sua creatura, riuscendo a restituire quel quid che si era un po’ perso tra Dark Souls e Dark Souls II. Anche le influenze da Bloodborne, seppur palesi, non eclissano assolutamente lo spirito oscuro e pregno di angoscia che da sempre caratterizza la saga ma riescono, a modo loro, ad approfondire ulteriormente il gameplay donando di fatto al gamer nuove possibilità che ben si sposano con il rodato gameplay, ora svecchiato e più accessibile. Il comparto tecnico patisce ancora di qualche difetto, ma nulla che non possa essere corretto in corsa, rendendo di fatto questo Dark Souls III un titolo che gli appassionati di RPG in genere (ma secondo noi, anche tutti i gamers) dovrebbero tenere d’occhio molto da vicino.