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Non sono uno di quelli che contava i giorni prima dell’uscita nei cinema di Star Wars: Il Risveglio della Forza. Non ne ho condiviso l’hype, non ho comprato decine di gadget e non ho portato una spada laser giocattolo all’anteprima stampa. Questo perché quando si avvia lo scrolling iniziale, quello con le scritte gialle che George Lucas ha reso celebre nei secoli dei secoli, non mi si drizzano i peli delle braccia. Cinematograficamente parlando la questione è però diversa, visto e considerato che l’uscita di un nuovo capitolo di Guerre Stellari è sempre e comunque un evento epocale, ma a scanso di equivoci chi parla di “fede” con me deve necessariamente ricredersi. E quello che Il Risveglio mi ha lasciato è un’esperienza sicuramente appagante, perché scevro da qualsiasi pregiudizio, da qualsiasi aspettativa, è riuscita a donarmi un ottimo film con degli elementi più che validi per meritare di essere apprezzato anche senza dover essere fan della saga intera.
Star Wars: Il Risveglio della Forza è un insieme di elementi riusciti, inficiati soltanto da alcune costrizioni che appartengono alla tradizione del franchise, molti dei quali ridondanti, inopportuni, autocitazionisti. D’altronde sempre di una saga si tratta, ma in questo caso sembra più un volersi parare le spalle, un voler dire «quello che avete apprezzato non l’abbiamo dimenticato, anzi eccolo ancora qui». Al punto che tutto il film può essere tranquillamente inquadrato come un piccolo grande remake di Una Nuova Speranza, tanti e tali sono i riferimenti e le analogie (anche registiche) tra questo settimo episodio e il quarto. J.J. Abrams pare abbia voluto letteralmente omaggiare le origini, con una nuova Morte Nera (più grande e più potente), una nuova ribellione e un nuovo Impero Galattico, che prende qui il nome di “Primo Ordine”, a cui fa seguito il Millennium Falcon, un pianeta desertico (non più Tatooine, ma Jakku) e persino una locazione che ricorda la celebre cantina di Mos Eisley, con tanto di banda musicale al seguito.
Lascia tuttavia un po’ di amaro in bocca Star Wars, anche per chi è arrivato mentalmente intonso a questa nuova, grande esperienza cinematografica: perché dinanzi a molti degli storici personaggi, quelli che hai snobbato fino all’inizio del film, ti dispiace non poterne sapere di più, con quella sensazione di vacuo che si riempie troppo tardi, specie su quel finale aperto: la maggior parte del cast, d’altronde, a partire da quello storico capitanato da Harrison Ford (uno Han Solo che esce di scena nel modo più teatrale possibile, in attesa dello spin-off a lui dedicato) e Carrie Fisher (Mark Hamill ha solo un breve cammeo), è assolutamente attento nella recitazione, nel rendere ancora più grande la pellicola, salvo qualche sbavatura, offerta per di più dalle nuove leve. Tra questi sicuramente non è John Boyega a emergere, con un personaggio (Finn) che è stato vittima delle maggiori teorie e speculazioni da parte dei fan (c’è chi lo voleva nientemeno che come figlio di Lando Calrissian), ma che in realtà è solo un reietto Stormtrooper del Primo Ordine con una crisi di coscienza particolarmente marcata. Così come non ce la fa nemmeno Adam Driver, il “cattivo” Kylo Ren, il figlio oscuro di Han Solo che si sobbarca l’onere di seguire l’eredità lasciata da Darth Vader, risultando volutamente goffo ed impacciato (soprattutto quando non indossa la maschera). Ma il suo personaggio avrà ancora molto da dire nei prossimi capitoli, potete starne certi. Perfetta, invece, Daisy Riley, genuina e mai fuori posto. Star Wars: Il Risveglio della Forza riesce anche a lasciare un’informazione ben precisa in testa: è un prodotto Walt Disney Pictures fino al midollo. Lo si nota spesso e si tende a sottolinearlo tantissime volte, a partire dalle battute del pilota della resistenza Poe Dameron, fino al rapporto scostante tra Boyega e la Ridley. Sembra di ritrovarsi spesso in un classico Disney degli anni ’90 e si ha la sensazione che persino BB 8, il droide a forma di palla divenuto ormai un’icona, sia appena uscito da Big Hero 6 o da un qualsiasi film della Pixar. Resta da domandarsi se questo aspetto abbia danneggiato la narrazione Lucasiana classica. Ma forse la gente ha solamente dimenticato Jar Jar Binks.
Ciononostante, gli appassionati non-fondamentalisti troveranno in Star Wars: Il Risveglio della Forza tutto quello che di buono ha fatto la saga di Star Wars nel corso degli anni. Osare poco per ottenere tantissimo è il motto della filosofia abbracciata da J.J. Abrams ed il suo team per la realizzazione di questo progetto, ed il risultato è lo Star Wars perfetto, infiocchettato, imballato e venduto alla massa nella sua forma più sgargiante possibile, assieme alle migliaia di oggetti di merchandising che invaderanno gli scaffali dei negozi durante questo natale (e probabilmente quelli a venire). La Forza si è risvegliata, quindi? Assolutamente si. Che voi siate Jedi, Sith o Wookie, fatevene una ragione.