Tutti ne parlano, tanti lo amano, qualcuno non lo sopporta. Di chi stiamo parlando? Ma naturalmente di Checco Zalone, che in questi giorni con il suo Quo vado? imperversa al box office italiano, rivaleggiando persino con produzioni internazionali ben più imponenti, quali Star Wars: Il risveglio della Forza. Ma qual è il segreto dietro la Checcomania, che sembra aver travolto ormai gli italiani e superato altri fenomeni decisamente meno rispettabili, come il cinepanettone firmato Neri Parenti? Sicuramente, uno degli ingredienti più importanti è che l’Italia si rispecchia nei film di Checco Zalone, con i suoi difetti e, perché no, anche con le sue virtù. Zalone gioca con il mito del posto fisso, ma la sua satira funziona perché non è assolutamente compiaciuta né tanto meno complice. Nella storia del cinema italiano nazional-popolare abbiamo molti esempi illustri di personaggi che hanno saputo prendere in giro le idiosincrasie dell’italiano medio, muovendosi agilmente tra sornione autocompiacimento e critica feroce. E, perdonatemi se sembrerò peccare un po’ di tracotanza, ma personalmente vedo un fil rouge che collega Zalone al grandissimo Alberto Sordi. Follia? Sacrilegio? Sarà, ma i numeri parlano chiaro. E se il successo del primo film, Cado dalle Nubi, poteva essere considerato il classico colpo di fortuna del principiante, i reiterati record del sodalizio con il regista Gennaro Nunziante parlano chiaro. E dimostrano che, se I soliti Idioti e Maccio Capatonda erano dei fuochi di paglia supportati solo dall’insopportabile chiacchiericcio dei social network, Checco Zalone è qui per restare. E, vogliamo dirlo? Con ben più meriti e talento.
Ma ripercorriamo insieme la storia di questa incredibile case history, consci del fatto che un fenomeno, quando genera tali numeri, non può essere in alcun modo ignorato, ma al contrario bisogna prima capirne le ragioni (e solo allora, eventualmente, criticare). Le iniziali avvisaglie del grande successo le abbiamo avute fin dal primo giorno in cui il film è arrivato nelle sale, in cui è riuscito a raccogliere 6.852.291 euro, totalizzando il milione di biglietti staccati e conquistando il trono per l’apertura più remunerativa di sempre nei cinema italiani. Il risultato è ancor più impressionante se consideriamo che è stato stracciato il precedente record, detenuto sempre da un film di Zalone, ossia Sole a Catinelle. Quo Vado? non ha tardato a stupire nuovamente, con un bis al box office dello scorso sabato, dove il film ha nuovamente raggiunto i 6.8 milioni di euro. Infine, la bomba è arrivata con le cifre del weekend, durante il quale il film è riuscito ad aggiudicarsi € 22.248.121 e oltre 3 milioni di presenze. Per mettere in prospettiva i numeri, basti dire che Star Wars: Il risveglio della Forza ha ottenuto sì oltre 22 milioni di Euro, ma in diciotto giorni di programmazione, contro i 3 di Quo Vado?. MovieVillage ha accolto con entusiasmo l’ultima pellicola di Zalone, come potete leggere nella review dell’Editor-in-Chief, Marco Accordi Rickards.
“Ora dobbiamo tutti ripartire da questo successo, noi compresi, per trovare nuove idee, nuovi talenti e un modo diverso di raccontare l’Italia“, ha dichiarato il produttore Pietro Valsecchi. “Il risultato di Quo Vado? ci dice che possiamo superare il cinema hollywoodiano e che, come succede da anni in Francia, possiamo trovare una strada originale e di successo per il nostro cinema, senza complessi di inferiorità“. La formula Zalone quindi vince, perché è realizzata con intelligenza, autocoscienza e un pizzico di furbizia; rivolta la mediocrità a proprio piacimento, sfottendola ma riuscendo abilmente a galleggiare sopra la melma. Tuttavia, Zalone non fa l’errore di puntare tutto sulla satira sociale, non dimenticandosi qual è il primo comandamento di questo genere di film: far ridere. Già, perché Quo Vado? non punta né sul pecoreccio alla Vanzina né tanto meno sul dolceamaro alla Verdone: al contrario, abbiamo una commedia tagliente e salace, ma di buoni sentimenti, sullo stampo del modello americano. E di questi tempi, sicuramente difficili, fa piacere vedere un lieto fino almeno al cinema.
Quo Vado? è un successo in larga parte perché parla a ogni tipo di spettatore, ignorando bellamente il politically correct e scommettendo, senza alcun compromesso, sulla maschera comica di Checco Zalone. Che ha il suo stile, i suoi tempi e i suoi ritmi, che in maniera molto lungimirante non sono stati snaturati nel passaggio sul grande schermo, con una libertà autoriale dalla quale deriva gran parte della fortuna di queste pellicole. Zalone indigna e mette in crisi lo snobismo intellettuale, irridendo anche i suoi detrattori e l’intellighenzia tutta. E non è un caso quindi che Checco abbia ricevuto persino la benedizione di un grandissimo come Adriano Celentano, che dalle colonne del Corriere della Sera definisce il suo film un “toccasana”, che ci libera dalle “clamorose cazzate di un certo tipo di cinema internazionale”. Una provocazione volutamente forte, che ci spinge a chiederci se in questi ultimi anni non abbiamo osannato troppo il cinema pieno di draghi e supereroi, ma vuoto di contenuti. Non possiamo che accodarci alle azzeccatissime parole del cantautore, consapevoli e contenti che, almeno per una volta, la sagacia e l’ironia abbiano trionfato sul qualunquismo.