Prima o poi raggiungiamo tutti il punto di rottura, e questo film può dare una spinta notevole: Point Break è l’ennesimo remake non richiesto sfornato da un’industria cinematografica che continua ad annaspare in un mare povero di idee, paradossalmente però non ha neanche molto senso paragonarlo all’originale, visto che non hanno praticamente nulla in comune, se non un paio di nomi. Ma andiamo con ordine: per prima cosa ci viene introdotto il protagonista, Johnny Utah (Luke Bracy) un “esperto” di sport estremi, a cui si dedica con passione finché non vede il suo migliore amico morire in seguito ad una stunt non riuscita. Flashforward di sette anni: ora Johnny si è laureato in legge e sta cercando di entrare nell’FBI, e per dimostrare le sue capacità gli viene affidato un caso alquanto bizzarro: indagare su un gruppo di criminali che si è lanciato da un grattacielo dopo aver rapinato un centro di smistamento di diamanti grezzi, e che successivamente ha sabotato ad alta quota il trasporto di una ingente somma di denaro, per poi distribuire la refurtiva alle fasce più povere della popolazione locale. Johnny manda in sovraccarico i sui due neuroni deducendo che i criminali debbano essere pratici di sport estremi, e riesce anche a tirarci in mezzo una dottrina filosofica a metà tra il buddismo e l’ecoterrorismo secondo cui i rapinatori starebbero cercando di eseguire otto prove folli, concepite da un famoso “ecoguerriero” nel tentativo di recuperare il legame con la Madre Terra. Il film sarebbe durato un’ora e mezzo di meno se a questo punto il suo superiore gli avesse riso sonoramente in faccia, come ci si sarebbe aspettato da qualsiasi normodotato.
Purtroppo per noi nonostante vada contro ogni logica la fantasiosa teoria di Johnny è tutto quello di cui dispone l’FBI, che pertanto decide di inviarlo a largo della Francia, dove secondo le sue previsioni dovrebbe avere luogo la quarta prova: cavalcare un’onda gigante. Da qui inizia la breve operazione sottocopertura che porterà il nostro eroe a legare (senza alcuna ragione apparente) con una banda di hippie psicopatici. La trama insensata è palesemente un pretesto per mostrare diverse stunt, tutte ben riuscite, ma gradevoli forse per i primi dieci minuti, mentre il resto di questo film sbaglia tutto. L’omonima pellicola del ’91 era un action divertente e ben girato, con una storia decisamente meno imbarazzante e ottime sequenze d’azione, per quanto la sceneggiatura non fosse comunque uno dei sui punti forti; in questo remake non c’è niente che abbia senso: dal comportamento dei criminali a ogni singola azione del protagonista, dai dialoghi al montaggio, ma più di tutti sgomenta la stupidità delle otto fatiche dell’ecoguerriero, che ne fanno un Ercole dei poveri, oltre che un Robin Hood mancato. Lo stesso Pappas, che aveva un ruolo centrale nel film originale, è ridotto a una macchietta: di otto parole dette, due sono “culo”. Il film è stato completamente spogliato da qualsiasi elemento investigativo, action, sentimentale, o semplicemente cinematografico, per sostituire il tutto con dialoghi raccapriccianti, personaggi che sembrano commessi di Hollister, scene di festini giusto per far vedere qualche curva, e tanti, tanti, tanti, tanti sport estremi. Se a metà film avessero iniziato a proiettare una replica delle olimpiadi invernali non penso che avrei notato lo stacco.
[quotedx]Point Break è l’ennesimo remake non richiesto[/quotedx]
Sorprendentemente regia e fotografia sono più che accettabili per un film del genere, mentre è tutt’altra storia il montaggio, fin troppo frenetico, che riflette perfettamente la confusione della sceneggiatura, con tagli degni degli spazi pubblicitari su Mediaset e scene che sembrano messe in fila a caso. Gli attori principali hanno tutti fisici scolpiti: sono proprio di marmo, anche come espressività, e nonostante la bidimensionalità con cui sono stati scritti riescono a rendersi davvero odiosi. Se ci aggiungiamo uno sfacciatissimo PEGI 13, e una velata (manco tanto) apologia del terrorismo ambientalista, oltre ai soliti luoghi comuni sul capitalismo brutto e cattivo (elargiti da banditi che fanno una vita da nababbi in crociera in giro per il mondo), diciamo che cercare un granello di consistenza in Point Break diventa piuttosto arduo, e non ne vale decisamente la pena.