True Detective è una serie che, grazie al colossale impatto mediatico, è riuscita a catalizzare l’attenzione di tutti, addetti ai lavori e non. La prima stagione, creata ed interamente scritta da Nic Pizzolatto e con protagonisti la coppia interpretata da Matthew McConaughey e Woody Harrelson, si è infatti imposta grazie al suo perfetto equilibrio tra le parti, ad un’atmosfera claustrofobica e putrescente, simile a quella delle paludi della Lousiana in cui prende luogo la vicenda. Ma se le vite dei detective Rust Cohle e Marty Hart nella loro lunga e sofferta caccia al serial killer noto come “Il Re Giallo” hanno appassionato una legione di spettatori, la seconda stagione di True Detective, trasmessa solo un anno dopo sempre dall’emittente televisiva HBO (e ora disponibile in Blu-ray e DVD, distribuita da Warner Bros. Italia), ha invece fatto pendere l’ago della bilancia dalla parte chi proprio non ha trovato una motivazione valida per farsela piacere.
Innanzitutto, a farsi sentire è il cambio totale di personaggi e locazioni: l’intera vicenda della seconda stagione di True Detective prende luogo nell’immaginaria città della contea di Los Angeles chiamata Vinci, in cui i detective Raymond “Ray” Velcoro, Antigone “Ani” Bezzerides e l’agente di polizia della California Highway Patrol Paul Woodrugh, indagano sull’omicidio di un importante, quanto losco, politico locale, tale Ben Caspere. Ad orbitare attorno ai tre piedipiatti, Francis “Frank” Semyon, un imprenditore non propriamente dalla parte della legge. L’incipit non ha nulla da togliere a quello della stagione principale: com’è possibile dunque che questa seconda iterazione abbia raccolto recensioni e critiche negative dalla stampa di tutto il mondo e dal pubblico? Sicuramente non per il fatto di avere tematiche e ambientazioni diverse rispetto alla prima, bensì per il problema che mancano gli straordinari monologhi, i crimini e il mistero della stagione madre. Pizzolatto ha incentrato tutto sui personaggi interpretati da Colin Farrell, Vince Vaughn, Rachel McAdams e Taylor Kitsch, non approfondendo però nessuno di loro. Anche la dipartita di Cary Fukunaga, che aveva diretto tutti gli episodi precedenti, si fa sentire. Il risultato sono otto episodi che spesso e volentieri conciliano il sonno, con alti e bassi miscelati alla bene e meglio, ed una sceneggiatura meno intensa ed interessante rispetto alla season one.
Mancano gli straordinari monologhi, i crimini e il mistero della stagione madre
Davvero quindi è tutto da buttare? Nonostante tutto, no: la seconda stagione di True Detective resta comunque perfetta nella sua scrittura e nella qualità della maggior parte dei dialoghi, trattandosi di una produzione visibilmente di fascia alta e con un budget dietro realmente cospicuo, complice anche la colonna sonora di T. Bone Burnett e le canzoni della bravissima Lera Lynn, dalla prima all’ultima puntata. Ed in questa edizione Home Video edita da Warner Bros. Italia. non manca neppure una consistente quantità di contenuti speciali, elencati poco sotto:
– La realizzazione del Massacro di Vinci: un approfondimento esclusivo di 20 minuti di una delle scene chiave del quarto episodio.
– Per saperne di più su True Detective: le interviste a Colin Farrell, Vince Vaughn, Rachel McAdams, Taylor Kitsch ed al produttore esecutivo Scott Stephens, che parlano della realizzazione di questa nuova stagione di True Detective.
– La California di True Detective: suggestive riprese aeree degli incredibili paesaggi della California, con la colonna sonora di T Bone Burnett.
– Commenti audio: due commenti audio con Colin Farrell, Vince Vaughn, Rachel McAdams, Taylor Kitsch, il creatore della serie/produttore esecutivo/sceneggiatore Nic Pizzolatto ed il produttore esecutivo Scott Stephens.
Considerando che per adesso non è in programma alcuna terza stagione (Pizzolatto si è sempre espresso negativamente a riguardo), il consiglio è di recuperare questa season two di True Detective solo ed esclusivamente se si intende dare una seconda chance alle vicende di Ray Velcoro e soci. Sia mai che riusciate a trovarci qualcosa di buono, nonostante tutto.