È un’impresa impossibile rendere giustizia al personaggio di Supergirl, la cugina dell’Uomo d’Acciaio apparsa nei fumetti DC nel lontano 1954. Sia il cinema che la tv più volte hanno cercato di omaggiare appeal, forza e determinatezza di Kara Zor-El, ultima figlia di Krypton scampata anche lei alla distruzione del suo pianeta d’origine. È vago il ricordo del film datato 1984 con Helen Slater (trash come non mai), ed ancora più offuscato quello dell’inespressiva Supergirl di Laura Vandervoot, apparsa nella settima stagione di Smallville (la serie dedicata alla gioventù dell’immortale Clark Kent). Poi nel 2015 si concretizza un progetto fortemente voluto da Greg Berlanti e, con una nuova identità e grazie a un forte spirito creativo, l’eroina rinasce in tv. Sul network della CBS viene trasmesso il primo episodio della serie dedicata a Kara Zor-El, una serie dalle grandi aspettative e dai nomi altisonanti la quale, nonostante le buone premesse iniziali, non riesce comunque a convincere né il pubblico né tanto meno i fan dei fumetti. La quarta produzione televisiva collegata all’Arrow-verse, non solo è un tripudio di luoghi comuni, ma è tediosa, inconcludente e fin troppo fanciullesca se messa a paragone con le altre serie del franchise. Tanto è vero che la seconda stagione non è stata trasmessa sul network della CBS, ma acquistata dalla CW ed avvicinata così ad Arrow e company. Una mossa che ha permesso la sopravvivenza di Supergirl nel panorama televisivo di oggi, ma sicuramente rappresenta una sconfitta per chi ha creduto nel progetto.
Ambienta in epoca moderna nell’immaginaria National City, Kara (Melissa Benoist) è una ragazza come tante, goffa ed insicura, che lavora come assistente personale di Cat Grant (Calista Flockhart), fondatrice di un impero editoriale. Dopo 12 anni trascorsi incognito, la ragazza decide di usare i suoi poteri per proteggere gli abitanti di National City. Suo malgrado Kara scopre che da tempo era sotto sorveglianza da parte di sua sorella e della D.E.O., un’organizzazione para-governativa. L’agenzia, che mira a proteggere la Terra dai nemici di Krypton arrivati sul nostro pianeta insieme a Kara, alla fine crede che l’aiuto di Supergirl è indispensabile. Da qui in poi inizieranno una serie di avventure al limite dell’assurdo che metteranno Kara di fronte a scelte di coraggio, mentre lei stessa cercherà di acquistare coscienza dei suoi poteri e, finalmente, vivere fuori dall’ombra del cugino Kal-El. [quotedx]La serie è una sconfitta per chi ha creduto nel progetto.[/quotedx]
Il pilot di Supergirl a suo tempo ha funzionato in ogni minima parte, 50 minuti di puro e semplice entertainment televisivo. L’episodio zero faceva presagire una grande serie tv a tema super-eroistico, che finalmente avrebbe reso giustizia al personaggio dei fumetti. Purtroppo tutti i dubbi e le incertezze si sono palesati violentemente già alla seconda settimana di programmazione, facendo capire che la serie di Berlanti non ha la stoffa giusta per emergere nel panorama televisivo di oggi. La seconda stagione – tutt’ora in onda sulla CW – benché è nettamente superiore alla prima (si sta giocando molto sull’attrazione fra Kara e Mon-El, la storia queer affidata ad Alex ed il misterioso progetto Cadmus), non arriva comunque agli standard a cui siamo abituati.
Una sceneggiatura sciatta e discontinua è la causa principale, ma sicuramente il motivo più preponderante è l’aver realizzato uno show televisivo fuori tempo massimo. Supergirl è una serie old fashion, che non ricalca né il gusto né lo stile delle moderne serie tv a tema trasmesse in questi ultimi anni. E’ una comic-series che celebra il girl power, è vero, ma lo fa piangendosi addosso, caratterizzando nella maniera più sbagliata possibile il suo personaggio di punta. Kara, interpretata da Melissa Benoist – ex star di Glee -, ha un character development molto strano, è un personaggio in continua contraddizione, insicuro, a tratti morboso nei riguardi del sesso maschile e con un forzato senso di giustizia e libertà. Non sono da meno i restanti protagonisti, caricature di loro stessi, e forse solo l’ultimo arrivato, Mon-El appunto, risulta essere una spanna sopra gli altri (ma sicuramente la bellezza di Chris Wood influisce nella scelta). Non c’è oltretutto un vero villain, manca una trama coesa, divertente e coinvolgente, il tutto sembra essere sviluppato senza una reale cognizione. Neanche l’arrivo di Superman nei primi due episodi della seconda stagione, ha dato il giusto slancio alla serie.
Sarà pur vero che essere una super-eroina in un mondo di soli uomini non è facile, però da Greg Berlanti, che è stato capace di portare in tv il mito di Arrow e The Flash ed a riunire la squadra dei Legends of Tomorrow, ci si aspettava sicuramente un qualcosa di più. Intanto la serie è stata confermata anche per una terza stagione alla luce di un buon riscontro da parte del pubblico. Si dirà che i veri misteri della vita sono ben altri, ma lo si deve ammettere: il ‘successo’ di Supergirl rientra fra questi.