The Most Beautiful Day – il giorno più bello – Recensione

The Most Beautiful Day – il giorno più bello è una commedia che vive di contrasti, spezzando qualsivoglia opinione in due poli opposti: da una parte c’è chi apprezzerà sicuramente la direzione di Florian David Fitz, la fenomenale fotografia di Bernhard Jasper e le musiche di Egon Riedel e Siggi Mueller, ridacchiando sommessamente alle battute dei due protagonisti, mentre dall’altra ci sarà chi, invece, vorrà semplicemente ignorare ogni punto di svolta della trama per la semplice paura di trovarsi ad affrontare altre scene à la cinepanettone. La parte iniziale della pellicola presenterà fin da subito questa tragica dicotomia, portando con sé un senso di confusione che non si farà inizialmente notare, ma che progredirà a infiltrarsi nel nostro subconscio e a farci presto capire che Florian David Fitz, in questo caso, non è riuscito a dosare in maniera equa la tragedia della narrazione con quelli che dovrebbero essere gli spezzoni più spiritosi del film.

Alla ricerca del riscatto

The Most Beautiful Day – il giorno più bello parte con un intreccio narrativo piuttosto interessante. Benno, interpretato dallo stesso Florian David Fitz, vive di furti continui e furbi espedienti per sopravvivere nelle strade berlinesi. La sua, insomma, è la classica vita da ladruncolo, e la scena iniziale riesce a farci ben comprendere quali sono le sue maggiori problematiche. Il punto di svolta, però, avverrà quando il personaggio si troverà davanti a due figure e, colto da un malanno, sverrà sul duro cemento di una metropolitana. Sarà il suo risveglio all’interno di un ospedale a stravolgergli la vita. Benno, infatti, scoprirà di avere un tumore incurabile. Parallelamente, subentrerà Andi, interpretato da Matthias Schweighofer. Il ragazzo, rispetto alla personalità egocentrica ed estroversa di Benno, rimane chiuso in sé stesso, con la sola speranza di poter essere ricordato da qualcuno prima della sua inevitabile morte, anch’essa causata da un tumore. I due personaggi, in fondo, formeranno un legame e decideranno, una volta compresa la tragica situazione, di cercare il giorno più bello; un’esperienza volta a lasciarsi la vita alle spalle, cercando un senso a tutto quello che hanno fatto nel corso degli anni. L’incipit risulta piuttosto interessante e riesce, nonostante l’abusato tema del cancro, a presentare una trama originale e coinvolgente.

Un fenomenale lato tecnico

Fortunatamente, in questo miasma di confusione, si possono trovare delle luci che, nonostante i svariati difetti della produzione, riescono a donare una nuova brillantezza all’intera pellicola. Parliamo, per esempio, della formidabile fotografia di Bernhard Jasper, che è riuscito, grazie anche alla regia di Florian David Fitz, a catturare quelli che sono stati degli scorci mozzafiato, e che ci hanno coinvolti ancor di più nella narrazione. Allo stesso modo, la colonna sonora ha aiutato ad enfatizzare le situazioni più tragiche e simpatiche della pellicola, grazie alla scelta accurata delle canzoni da parte di Egon Riedel e Siggi Mueller. Perfino la sceneggiatura, scritta da Florian David Fitz, risulta interessante, e ci terrà incollati fino alla fine della visione per capire quale sarà il fato di Benno e Andi. Il problema principale, purtroppo, risiede proprio nel lato comico della pellicola, quello che dovrebbe essere il suo lato forte e che, purtroppo, lo rende ben più trascurabile del previsto. Per riuscire a far ridere il suo pubblico, infatti, Florian David Fitz arriva a forzare in maniera innaturale alcune scene, rendendole spesso insipide nella narrazione degli eventi.

Cosa rimane?

Alla fine dei conti, però, la storia scritta da Florian David Fitz funziona, e riesce a regalare perfino dei momenti emozionanti; senza eccellere, ma intrattenendo comunque lo spettatore. Elementi come la fotografia e la colonna sonora, inoltre, migliorano ulteriormente la qualità generale del film. L’unico reale difetto che si può riscontrare nel corso dell’intera pellicola è legata, come già ribadito, al lato comico della produzione, e a quello che dovrebbe essere il punto di forza del film. Parliamo di una pellicola che, se solo avesse voluto, avrebbe potuto offrire ben di più allo spettatore, e gli elementi che screditano la qualità della sceneggiatura non fanno che accentuare questa sensazione. Con la speranza che Florian David Fitz possa maturare dagli sparuti errori della pellicola, non possiamo che consigliare The Most Beautiful Day – il giorno più bello a chi vorrebbe vivere un’avventura senza fronzoli e che riesce, nonostante tutto, a regalare qualche spunto di riflessione stimolante.