Alien: Covenant – Recensione

La fantascienza sta attraversando un bel periodo. Abbiamo già visto al cinema gli ottimi Life – Non Oltrepassare il Limite, Arrival e Guardiani della Gallassia Vol. 2. Quest’ultimo – a parere di chi scrive – è stato largamente sopravvalutato, ma il suo successo evidenzia l’interesse del pubblico per il genere. E poi, certo, c’è anche Star Wars. Ma ci sono due film – entrambi legati indissolubilmente al regista Ridley Scott, che potrebbero segnare l’inizio di una nuova epoca d’oro della fantascienza. Uno è Blade Runner 2049, sequel del cult del 1982, stavolta firmato dal canadese Denis Villeneuve (che ha già dimostrato di saperci fare). Passata la prova del trailer, il film è atteso per il prossimo Ottobre. Esce invece oggi in Italia un nuovo capitolo di Alien, e Scott ha ripreso direttamente in mano la franchise. Covenant si assume l’arduo compito di collegare la storia di Ripley alla confusa trama di Prometheus.

Nel 2012 il regista stordì milioni di appassionati con un prequel che trasformava una saga fanta-horror in un’epica storia sulla genesi dell’umanità, nel quale era coinvolta una razza aliena superiore (un’altra). Le questioni irrisolte si rivelarono molte: sono stati davvero gli Ingegneri a creare la specie umana? E se sì, perché ora volevano distruggerla? Ma soprattutto perché uno scienziato vorrebbe accarezzare un brutto essere a forma di serpente? E ancora, come fa una donna che ha appena subito un parto cesareo d’emergenza a correre e combattere come nulla fosse? E via dicendo. Molte delle speranze dei fan di lungo corso, e probabilmente anche dei nuovi, sono quindi riposte nel fatto che Scott abbia finalmente abbandonato le lungaggini archeo-mitologiche, che generano solo altrettanti buchi di trama e infinite discussioni su Reddit. Saranno soddisfatti? Non c’è un modo facile per dirlo, perciò sarò brutale: no!

https://i0.wp.com/media2.slashfilm.com/slashfilm/wp/wp-content/images/alien-covenant-trailer-breakdown14.jpg
Un po’ brutale quel berretto.

Il nuovo capitolo non merita il suo titolo. Sarebbe stato più consono chiamarlo solo “Covenant”. Perché il nemico non è Alien – la micidiale creatura –  ma il sintetico David (Michael Fassbender). Ma andiamo con ordine. La Covenant è un’astronave da colonia, che trasporta con sé 2000 esseri umani congelati più i membri della ciurma, in cerca di un nuovo mondo in cui vivere. A tenere d’occhio la situazione, mentre tutti dormono, c’è il sintetico Walter (sempre Michael Fassbender). Una tempesta di neutrini costringe la nave a delle riparazioni, durante le quali viene captato un messaggio. L’equipaggio non capisce se si tratta di aiuto o di avvertimento (vi ricorda qualcosa?). Si scopre che il segnale proviene da un pianeta non troppo lontano, dall’atmosfera ideale per ospitare la vita umana. Insomma, bisogna compiere una scelta. Il capitano, Chris (Billy Crudup), in cerca di approvazione, decide per il nuovo pianeta. Il secondo in comando, Daniels (Katherine Waterstone), sente puzza di trappola, ma le viene detto di non fare la guastafeste.

http://www.alien-covenant.com/app/xalien-covenant-fill.jpg.pagespeed.ic.rPyCbS72Kx.jpg
Quello che non vedrete.

Se i primi tre quarti d’ora di pellicola sono molto lenti, non appena la ciurma atterra sul pianeta la situazione precipita a una velocità spaventosa. E lo fa grazie ai livelli d’idiozia inumana raggiunta dai protagonisti, capitano e sintetico Walter compresi. Incontrano David, che manifesta segni di follia sin troppo evidenti, ma non si fanno alcun problema. Quando gli vien detto il numero dei coloni David esclama, deliziato: “Oh, quante anime!”. David li fa accomodare in una specie di tempio, loro gli chiedono se sono al sicuro, e lui risponde: “Assolutamente!”. Si fidano ciecamente, e naturalmente vengono fatti fuori uno dopo l’altro. Intendiamoci, il film è godibile – stiamo pur sempre parlando di Alien e di Ridley Scott. Ma i tanti buchi di trama, la stupidità dei protagonisti che si cacciano in situazioni sempre più pericolose, sono elementi di disturbo alla visione. Come se non bastasse, la presenza degli xenomorfi è ridotta al minimo. Le scene per cui la saga è famosa, quelle in cui si esalta la battaglia tattica per la sopravvivenza fra specie, sono concentrate nel finale, e il tutto appare come minimo frettoloso.

Per il resto, Scott ha posto molta più attenzione sul tema dell’uomo mortale che si eleva a dio, e del male che ne proviene. Ciò sarebbe anche risultato sopportabile, persino piacevole, se il resto del film avesse avuto dei personaggi degni di questo nome, una trama coinvolgente, e un colpo di scena meno telefonato.

Siciliano di nascita e anche di adozione, adesso gravita sul Raccordo. Per qualche ragione a lui ignota continua a studiare, ma dopo la laurea è convinto che avverrà il ricongiungimento all'Essere. Scrive, legge e si guarda in giro.