Star Wars: Gli Ultimi Jedi – Recensione (No Spoiler)

Ci sono generazioni, ci sono sogni e ci sono galassie. Quelle “lontane, lontane” di George Lucas sono oggi come alcune stelle: continuano a brillare mentre la storia degli uomini sulla terra va avanti, da padre a figlio. Senza però svelare mai se sono soltanto il bagliore di una luce che fu, o qualcosa di più grande. Dal Natale del 2015 anche io, come mio padre prima di me, ho potuto assistere alla marcia degli Jedi, dei Sith, degli imperiali e dei ribelli nei cinema di tutto il mondo. La Forza ha guidato quella imponente macchina marketing chiamata Disney piegando pensieri, dibattiti, pareri contrastanti ma anche tanta, infinita, esaltazione. E il compito di Star Wars: Gli Ultimi Jedi, terzo film stellato targato Topolino, è il più arduo di tutti: quello che va a segnare una linea di confine tra i vecchi e i nuovi fan, porgendo allo stesso tempo la mano verso tutti quelli a cui batteva il cuore davanti agli occhi da cerbiatto della principessa Leia. Quelli che battevano i piedi a terra in segno di stizza, davanti alla potenza incontrastabile di Palpatine. Quelli che esultavano davanti a ogni esplosione di un Tie Fighter e ammiravano un Luke testardo e ribelle, che diventava poi saggio e oltremodo potente, grazie agli insegnamenti del buffo ma sempre affascinante e verdissimo Yoda. La poltrona del cinema è diventata un trono oggi, in cui sprofondare. Le sensazioni sono tante e ti avvolgono, da tre anni oramai, ogni Natale. E fa davvero strano vivere un’altra generazione riletta da altri autori, in questi giorni.

Da una generazione all’altra.

Quello che penso nelle prime, potenti sequenze di battaglie stellari, è che il divario tra le maratone su Italia 1 e queste inedite ma non proprio originali esperienze natalizie, ha il sapore di un deja-vù che non è un vero deja-vù. Gli Ultimi Jedi ci catapulta dalla poltrona nel mezzo dell’azione, fin dai primissimi minuti. Giustamente, però: come avevamo già intuito dal finale del Risveglio della Forza, i ribelli si trovano messi a dir poco alle strette dal Primo Ordine, con un Kylo Ren ferito nell’orgoglio e nei sentimenti, l’imperatore Snoke determinato a spazzare la Forza dall’Universo e una principessa che ha perso il compagno della sua intera vita, mentre osserva inerme suo figlio avvolto dal Lato Oscuro. In tutto questo, Gli Ultimi Jedi riprende lo spirito oscuro e disperato de L’Impero Colpisce Ancora. E per il sottoscritto questo non può rappresentare assolutamente un male, dato che rimane tutt’oggi lo Star Wars del mio cuore. Quello a cui leghi i ricordi di un’intera infanzia. Ma se la situazione è avversa come al principio degli anni Ottanta, i toni di questo secondo capitolo della terza trilogia prendono largamente le distanze da quelli della pellicola che ci fece stringere i pugni tra una battaglia di Hoth… e la rivelazione più sconvolgente dell’Universo di Lucas (“Io sono tuo padre!”). Perché tra battute che non sfigurerebbero nella bocca dei cattivi di Yattaman, animali pelosi e irrequieti e sequenze di potenza sovrumana che strizzano l’occhiolino a Dragon Ball e Naruto, la direzione intrapresa dalla saga da questo 2017 in avanti diventa chiara e cristallina: il pubblico che Disney vuole portare sulle stelle da quest’anno in avanti ha tanti, tanti anni di meno di chi vi sta scrivendo.

Ma tanti.

[quotedx] Non è un remake de L’Impero Colpisce Ancora.[/quotedx]Sono i “teen” che combatteranno con le spade di plastica vestiti da Jedi, che esclameranno stupore a ogni scena dove tutto sembra perduto, ma poi la Forza e la ribellione avranno la meglio. E quello che viene da pensare, dopo qualche lamentela da “vecchio e sommo fan”, è che sia stata l’unica decisione giusta da intraprendere. Ricordate? Da padre a figlio. E sono convinto che Gli Ultimi Jedi rapirà il cuore dei vostri bambini ben più di quanto sia riuscito a fare Il Risveglio della Forza. Un’altra nota importante e di sicuro non a margine, di questa recensione, è che non parliamo soltanto di un cambio di toni: se Episodio VII poteva essere accusato di risultare alla fine un remake in borghese di Episodio IV, minuto dopo minuto ci rendiamo conto di ritrovarci davanti non a una rilettura, ma una vera e propria nuova visione dell’Universo di Guerre Stellari, con nuovi canoni, nuovi protagonisti che prenderanno piano piano le veci del cast originale, nuovi linguaggi e tratti somatici. Questa… questa è la più grande sfida per il pubblico seduto in sala, quello che vorrebbe soltanto altro “more of the same” e rivivere ancora una volta le fantasie spaziali degli anni che furono; accettare che piano piano saranno rimpiazzati da altro. Con un vestito simile, ma decisamente diversi nell’anima. E scegliere poi se allungare il braccio verso quella mano tesa o meno.