The Masterplan – Recensione

Una volta nelle torte ci si metteva una lima, per segare le sbarre delle finestre e fuggire di prigione senza attirare l’attenzione. Il nostro fortunato protagonista, invece, si ritroverà a mangiare un delizioso dolcetto con all’interno una pistola di plastica. Chiaramente la guardia addetta alla sorveglianza dell’ala in cui siamo imprigionati non sa che quello che impugniamo è un misero giocattolo: basta puntargli contro l’arma e minacciare di porre fine alla sua vita per fargli aprire la cella e permetterci di porre in essere l’evasione più facile di sempre. Benvenuti in The Masterplan.

RAPINA A MANO ARMATA

Dopo la fuga, un mero pretesto per dare vita al tutorial, è il momento di rimettersi in piedi e fondare una vera e propria organizzazione dedita alla raccolta di fondi da cittadini non molto disposti a separarsi dai loro possedimenti. Si partirà dalla rapina di un negozio di liquori, per poi puntare a obiettivi via via più importanti, come un centro di scommesse sulle corse di cavalli, una gioielleria o il covo di una banda rivale, in un susseguirsi di colpi di difficoltà crescente che culmineranno in un’impresa da storia del crimine, il tutto immerso in un’atmosfera cartoonesca che poggia le radici negli Stati Uniti dei primi anni Settanta, nel periodo della presidenza Nixon.

the masterplan[quotedx]assemblare la squadra migliore per ogni rapina è solo una parte dell’esperienza[/quotedx]Il denaro ottenuto dalle varie operazioni va reinvestito per acquistare armi e arruolare criminali più esperti, ognuno con una propria specializzazione: ci sarà il ladro più bravo a scassinare le casseforti, il killer professionista, o semplicemente lo sgherro picchiatore. Riuscire ad assemblare la squadra migliore per ogni rapina è solo una parte dell’esperienza di gioco, peraltro quella più semplice. Il bello viene una volta arrivati sul luogo da svaligiare: è qui che bisognerà ideare uno schema di attacco efficace, analizzando con attenzione ogni minimo dettaglio del livello per poi sfruttare a nostro vantaggio tutte le falle della sicurezza, valutando ogni variabile e tenendo a mente che la situazione può diventare incandescente da un momento all’altro. Diventa un obbligo pensare a un piano alternativo nel caso le cose non dovessero andare nel modo sperato, e se tutto dovesse andare a ramengo, magari perché un passante ha visto tutto e ha avvisato la polizia, non c’è disonore nel ripiegare verso il furgone per riprovare in un secondo momento, dopo aver potenziato ulteriormente la gang. Un approccio che paga decisamente di più del risolvere tutto ricorrendo alle armi da fuoco: lasciare una scia di cadaveri dietro di sé costa denaro, un pesante scotto da pagare per cancellare le prove ed evitare di avere gli sbirri alle calcagna.

COLPO GOBBO?

L’idea alla base di The Masterplan è senza dubbio interessante e può contare su un’ambientazione che raramente viene approfondita dai videogiochi, fornendo quella freschezza necessaria per spiccare sugli altri tattici presenti sulla piazza. Detto questo, ciò che c’è di buono viene parzialmente vanificato da un’interfaccia macchinosa e da alcuni pesanti problemi dell’intelligenza artificiale. L’inventario di ogni personaggio è accessibile tramite una scomoda ruota che contiene tutti gli oggetti posseduti da un certo sgherro, ma i passaggi per selezionare un dato elemento sono molteplici e anti-intuitivi; è sempre possibile utilizzare i comandi da tastiera ma questi non sono univoci per tutti i criminali, rendendo il tutto molto caotico, tra l’altro non è presente nemmeno una semplice opzione per riassegnare i tasti. Tra l’altro, i personaggi si confondono facilmente tra di loro a causa della visuale dall’alto: si possono distinguere gli uni dagli altri quasi esclusivamente dalla capigliatura, ma se questa è comune a due o più rapinatori capirete che ci vuole un attimo per fare una certa azione selezionando l’omino sbagliato, rischiando di mandare a monte l’intera operazione.

the masterplanChe dire poi dell’intelligenza artificiale? Questa soffre di gravi problemi di pathfinding: se lasciati a loro stessi, i malfattori rischiano di prendere la strada sbagliata, di conseguenza bisogna evitare di utilizzare in maniera intensiva l’azione in tempo reale e dare la precedenza alla pausa dinamica, guidando passo dopo passo ogni personaggio, ma anche così c’è sempre la possibilità che, una volta ripreso il normale scorrere del tempo, questi si vadano a incastrare in un oggetto dello scenario. Come se non bastasse, The Masterplan soffre anche di qualche occasionale crash: fortunatamente è presente una funzione di autosalvataggio che si attiva di frequente, e quindi il rischio di perdere i progressi viene scongiurato. Resta comunque un fastidio in più che si va ad aggiungere a tutti gli altri problemi.