Harvest Moon: The Lost Valley 3D – Recensione

Era il 1998 quando mi apprestavo a giocare il primo capitolo della serie Harvest Moon sul mio fido Super Nintendo. Quello a cui mi trovavo di fronte era un titolo per console che si allontanava dai classici stilemi dell’intrattenimento anni 90: niente improbabili sparatorie o epiche avventure sullo sfondo di una lunga distesa d’erba dal sapore fantasy, ma “solamente” un placido simulatore di vita bucolica, da passare in compagnia di animali e paesani ritratti in un simpatico stile super deformed. Da allora ne è passato di tempo e, benché la serie curata da Marvelous e Natsume abbia visto la nascita di molteplici episodi sulla falsariga del capostipite (nonché innumerevoli spin-off più o meno riusciti), devo ammettere di non essere mai riuscito a riprovare la sensazione di rinfrescante divertimento che solo il joypad del mio SNES era in grado di restituirmi.

Fatto sta che, dopo tanti anni di riproposizioni, la saga ha finito inevitabilmente per perdere smalto di capitolo in capitolo: l’impressione crescente era che solo uno scossone alle fondamenta potesse effettivamente aiutare il brand a riacquisire il suo antico splendore. La software house giapponese Natsume, in un momento di lucidità e conscia di tutte le motivazioni che stanno dietro al lento tramonto di Harvest Moon, ha provato a dire la propria sviluppando internamente questo episodio sottotitolato The Lost Valley 3D.

L’INVERNO STA ARRIVANDO

È giusto spendere qualche parola per fare chiarezza: Marvelous è lo sviluppatore che da anni porta avanti la serie che in quel del Sol Levante è conosciuta con il nome di Bokujo Monogatari. Proprio quest’ultima espressione, traducibile come “Le storie della fattoria” non è altro che la versione giapponese di quell’Harvest Moon descritto qualche riga più sopra. Recentemente, a causa di alcuni cambiamenti legati alla distribuzione occidentale della serie, Bokujo Monogatari è stato rinominato in Story of Seasons e la sua distribuzione americana, fino a qualche tempo fa affidata a Natsume, è ora gestita da XSEED. I diritti del marchio “Harvest Moon” sono tuttavia rimasti alla vedova Natsume, che forte di un nome già ben conosciuto da milioni di giocatori, ha deciso di portare avanti una sorta di clone del simulatore di mungitura con il nome storico che da sempre la contraddistingue. Così nasce questo The Lost Valley, una sorta di reboot in chiave portatile che vorrebbe effettivamente scuotere dalle fondamenta la concezione di “Harvest Moon” e al tempo stesso riavvicinarsi alle atmosfere del tanto amato capostipite per home console Nintendo. Per concludere il doveroso spiegone dietro alla genesi di questo titolo, una precisazione: pur chiamandosi The Lost Valley 3D, di 3D, inteso come effetto stereoscopico, c’è davvero poco. Vedere per credere.

the lost valleySubito dopo aver scelto sesso e nome del proprio eroe è possibile lanciarsi in un’avventura che ha l’obiettivo di placare il rigido inverno che da parecchio tempo ha proiettato il mondo di gioco in un’eterna distesa di neve invernale. A differenza dei capitoli precedenti, maggiormente legati ad un’evoluzione di stampo marcatamente “slice of life”, in questo nuovo episodio si è chiamati a seguire i binari di una narrativa – invero appena abbozzata – in cui la simulazione di vita agricola è messa in ombra da esigente di plot. Pur non imitando la straripante sceneggiatura degli episodi della serie Rune Factory (altro spin-off della serie) il dipanarsi della storia è posto come elemento centrale: almeno inizialmente, buona parte del tempo si deve impegnare per fare i conti con una distesa di neve che non se ne vuole proprio andare. A causa di indicazioni piuttosto vacue, non è sempre chiaro quali obiettivi sia necessario raggiungere per riuscire a proseguire e sbloccare tutte le sfaccettature di The Lost Valley 3D. Riportare le stagioni non è compito adatto a chiunque, specie se chi si prodiga nell’ardita missione non è pronto a fare i conti con il rinnovato sistema di gioco.

IL PICCOLO DIO

L’accento di questo episodio è stato posto sulla possibilità di modificare completamente la conformazione del terreno, seguendo l’esempio di titoli sandbox come Minecraft. L’ampia distesa di terra, fiumi e alberi che fa da sfondo alla storia è suddivisa in caselle, in una sorta di scacchiera tridimensionale dove l’avatar del giocatore si muove potendo modificare anche l’altezza del terreno. Ovviamente, Harvest Moon: The Lost Valley 3D non vuole rivaleggiare con il colosso di Mojang, ma l’ispirazione – almeno cosmetica – è evidente fin da subito. La possibilità di sfruttare terreni di altezze differenti è usata per offrire diverse tipologie di piantagioni, variegabili per colore e valore a seconda dell’altitudine a cui riescono a maturare. Fare proprie tutte le varianti di raccolto – se ne contano più di un centinaio! – è una sfida aperta ai soli irriducibili dell’agricoltura digitale, specie considerando la mole di tempo richiesta per sbloccare tutte le caratteristiche del gioco accessibili solo seguendo la storia.

the lost valleyAd aggravare un ritmo già di per sé piuttosto blando ci si mette anche il sistema di controllo: seppur funzionale sulla carta, questi diventa una sorta di prova di pazienza per chiunque volesse cimentarsi seriamente nella bonifica dell’iniziale zona innevata. Un menù contestuale permette di selezionare come intervenire su una casella evidenziata, snellendo tutto quel meccanismo di cambio strumenti che rendeva alcune sessioni di gioco nei precedenti episodi un vero calvario. Peccato che la precisione richiesta durante il movimento sia fin troppo alta e che spesso ci si ritrovi a intervenire su zone del terreno sbagliate. Le lungaggini sintomatiche dell’agricoltura, invece, vengono a loro volta appesantite da animazioni di raccolto fuori luogo e dalla mancanza di shortcut che permettano di agire su un’ampia parte del terreno in modo veloce e indolore. Insomma, ogni pianta maturata risulta effettivamente un traguardo non indifferente, più che altro per la lentezza generale a cui il giocatore è sottoposto senza alcuna possibilità di divagazione. In Havest Moon: The Lost Valley 3D non esiste nulla al di fuori del lavoro e della propria casa, e si è obbligati a vestire i panni di stacanovisti del raccolto.

I tradizionali villaggi da esplorare in un tripudio di vendor ed eventi unici legati al calendario sono del tutto scomparsi e ora sono gli stessi abitanti della zona a farsi vivi in determinati orari di fronte alla baita del protagonista o nell’area circostante. Il grado di affinità con gli autoctoni gioca un compito fondamentale, ma a differenza di quanto si è visto sino ad ora, si entra nelle grazie di pulzelle e virgulti giovani solamente completando dei compiti secondari da loro proposti. Ciò comporta che per interagire con determinati personaggi è necessario organizzare il proprio tempo in funzione di tutto ciò che è necessario compiere entro il tramonto, fra campi da irrigare, raccolti da mietere e ragazze da corteggiare.

Graficamente The Lost Valley 3D sembra un titolo a cavallo fra la generazione PS2 e quella Nintendo Wii, seppur compresso nella cartuccia di un 3DS, con tutte le limitazioni tecniche che ciò comporta, specie sul fronte della qualità delle texture. Lo stile super deformed con cui sono caratterizzati i personaggi strizza l’occhio alle radici della serie, ma la mancanza di una buona varietà di animazioni, così come l’aspetto tecnico generale, conferisce al tutto un look piuttosto anonimo. Non bastano dei personaggi caricaturati per ingannare gli occhi dei fan della serie!