Tales from the Borderlands: Catch a Ride – Recensione

Tales from the Borderlands, la serie di TellTale nata dal sodalizio con Gearbox, era iniziata davvero col botto, grazie a un primo episodio che lasciava presagire davvero grandi cose. Il secondo capitolo, Atlas Mugged, era parso più interlocutorio che altro, ed ĆØ quindi con gran curiositĆ  che mi sono avvicinato a questo terzo, intitolato profeticamente Catch a Ride. Ebbene, le cose non ĆØ che siano andate proprio come da aspettative, anche se sarebbe sbagliato bocciare in toto gli sforzi creativi degli sviluppatori di TellTale. Prima di proseguire oltre, vi invito a considerare il forte rischio spoiler, se per caso siete tra coloro che non hanno ancora affrontato l’intera stagione, ma sono un minimo curiosi a riguardo. Per ovvie esigenze di stesura di questo pezzo, difatti, ĆØ necessario che io faccia riferimento ad alcune vicissitudini narrate nei primi due episodi, e quindi proseguite a vostro rischio e pericolo.

QUALCHE SBADIGLIO DI TROPPO

Fatta la doverosa premessa, cominciamo col dire che la prima metĆ  di Catch a Ride ĆØ di una noia mortale. Davvero… succede poco o niente, e dopo la fuga dall’incresciosa situazione in cui si sono infilati i nostri eroi alla fine di Atlas Mugged (fuga che dura una decina di minuti scarsi, prima che a schermo appaiano i titoli di testa) si assiste a una sequela di dialoghi e situazioni non proprio da premio Oscar. Fortunatamente, da metĆ  episodio in poi le cose cominciano a decollare, grazie a una sceneggiatura che punta tutto sul tipico ā€œgioco delle coppieā€. Nello specifico, le coppie sono da un lato Athena e Fiona, mentre dall’altro troviamo Rhys e la sagace Sasha. Sono questi due personaggi, in particolare, a rendere appetitosa la componente narrativa di Catch a Ride, visto che il rapporto di conoscenza forzata che li lega può trasformarsi in un abbozzo di relazione sentimentale, il cui sviluppo può ampliarsi o rimanere un’ipotesi secondo le scelte del giocatore durante i dialoghi a scelta multipla che li coinvolgono.

catch a ride[quotedx]Siamo di fronte a un episodio interlocutorio[/quotedx]Sullo sfondo si muovono comunque anche gli altri protagonisti che abbiamo imparato ad apprezzare nei precedenti episodi di Tales from the Borderlands, cui si aggiungono alcune new entry sia dalla parte dei buoni, sia da quella dei cattivi. Tra tutti, la menzione particolare va a un piccolo robottino che ĆØ a tutti gli effetti il cuginetto adotivo di Claptrap, da cui eredita la voglia matta di parlare e di mettere becco in ogni situazione. Nel giro di un amen si capisce che ĆØ lui la chiave per raggiungere l’agognato Vault, il che lo catapulta di fatto in cima alla lista dei personaggi più importanti di Catch a Ride. La nuova nemesi si chiama invece Vallory, una vecchia babbiona con la passione per le armi e per il trucco pesante, che sul finale farĆ  vedere più di un sorcio verde alla nostra truppa di scalmanati. Al di lĆ  del rapporto amoroso tra Rhys e Sasha, ĆØ proprio l’ultima mezz’ora di gioco a rappresentare il punto più alto dell’intero episodio, laddove si concentrano tutti gli avvenimenti più importanti. Catch a Ride, manco a dirlo, si conclude con un cliffhanger di quelli pesanti, il cui ovvio scopo ĆØ quello di tenerci sulle spine e di invogliarci a scaricare il prossimo capitolo non appena verrĆ  reso disponibile da TellTale.

LAVORI IN CORSO

Come detto a inizio recensione, Catch a Ride soffre di alti e bassi. Proprio come Atlas Mugged – e se escludiamo gli ultimi fuochi di artificio – sembra quasi un episodio interlocutorio, anzichĆ© la fionda che spara la stagione verso nuove vette. Un certo contributo all’ambiguitĆ  ĆØ dato dalle abilitĆ  peculiari di Rhys e Fiona, che a oggi (siamo a tre capitoli su cinque) intervengono solo sporadicamente e quasi mai in modo determinante nei bivi narrativi. Se l’occhio cybernetico di Rhys ogni tanto viene chiamato in causa, il portafogli e l’inventario di Fiona a poco servono, se non per fare qualche acquisto estetico e del tutto secondario ai fini narrativi. Non resta altro da fare che sperare nel quarto episodio per veder decollare definitivamente una stagione partita alla grande ma successivamente sviluppata con qualche buco nero di troppo.